Il 27 ottobre 2019 si terranno le elezioni regionali in Umbria, in via anticipata rispetto al mandato iniziato nel 2015 a causa del recente scandalo sulla sanità che ha portato all’arresto di diversi esponenti del PD con cariche all’interno delle istituzioni umbre e alle dimissioni travagliate dell’allora governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini.
Alle porte delle nuove elezioni emerge un ulteriore scandalo, che investe Bianconi, il nuovo candidato Pd e Movimento 5 stelle alla presidenza della Regione Umbria. Sembra infatti, dall’inchiesta del corriere dell’Umbria, che Bianconi sia stato, da imprenditore proprietario di diversi hotel, destinatario di sei milioni di contributi per la strage del terremoto che ha distrutto Norcia nell’agosto 2016.
Le prove sono state fornite dallo stesso sindaco di Norcia, Nicola Alemanno di Forza Italia, ed evidenziano come l’80% del totale dei contributi per la ricostruzione sia andato a beneficio delle strutture del candidato Pd-M5S.
Fin qui potremmo obiettare che la percentuale dei contributi sia sì alta e stranamente concentrata nelle mani di un unico imprenditore invischiato in politica, ma questo di per sé non dimostra che il beneficiario sia automaticamente illegittimo.
Ciò che, invece, fa oggettivamente e innegabilmente pensare a una malafede di fondo è il conflitto di interessi di Bianconi: i finanziamenti elargiti alle strutture del candidato PD-M5S sono stati erogati dalla Regione, ente per il quale, guarda un po’ che coincidenza, Bianconi si sta candidando alla presidenza.
Repubblica, che a sua volta riporta i dati del Corriere dell’Umbria, scrive che: “Su 27 attività ricettive rimaste in piedi a Norcia dopo il sisma del 2016 solo tre hotel hanno chiesto e ottenuto i permessi. Di questi gli unici due che al 30 settembre hanno in tasca pure i decreti dell’ufficio speciale, con i fondi in denaro definiti, sono dei Bianconi: il Grotta Azzurra, per 5,5 milioni, e Les Dependances, per 340 mila euro e rotti. Il terzo albergo richiedente, della famiglia Filippi, non ha ancora “il pezzo di carta che assegna i soldi”. Ma guarda un po’, quante casualità che si accumulano.
Bianconi, tutto sdegnato, nel commentare la vicenda con i giornalisti parla di “fango” verso la sua corsa, che fa “paura”, senza fornire alcuna spiegazione.
Attualmente la magistratura non ha aperto alcuna inchiesta, quindi ci limitiamo a riportare i fatti senza giungere a conclusioni affrettate.
La Regione Umbria, da quando ha visto la luce nel 1970, ha vissuto unicamente sotto l’egida della sinistra, prima del Partito Comunista Italiano e dopo il PD. In altre parole, sono quasi 50 anni che la sinistra domina incontrastata, in modo egemonico, esercitando dinamiche di potere delle quali l’ultimo scandalo nella Sanità è solo la punta dell’iceberg rosso.
La Regione Umbria si trascina negli anni senza una rotazione di idee, di metodi e delle inevitabili “conoscenze” e amicizie che si vengono a creare quando non c’è nessuno che controlla i controllori. L’unica cosa che è cambiata in 50 anni sono i nomi dei partiti, che hanno rimescolato le stesse persone riposizionandole nei diversi punti strategici.
Senza una fisiologica alternanza politica è venuta meno la sentinella a garanzia della democrazia, che vede nell’avvicendamento di partiti diversi l’essenza stessa del suo funzionamento.
Guardando infatti ai dati delle elezioni regionali umbre questi sono i risultati:
- Dal 1970 al 1976 (causa dimissioni) il Presidente della giunta regionale è Pietro Conti, del PCI, il primo partito in Umbria con il 41,82% dei voti nel 1970 e il 46,13% nel 1975.
- Dal 1976 al 1987 (sempre causa dimissioni) il Presidente della giunta regionale è Germano Marri, del PCI, che sempre primo partito nella regione ottiene nel 1980 il 45,17% dei voti e nel 1985 il 44,35%.
- Dal 1987 al 1992 (causa dimissioni) il Presidente della giunta regionale è Francesco Mandarini, indovinate di che partito? Ovvio, del PCI che conquista nel 1980 il 45,17% dei voti e nel 1985 il 44,35%.
- Dal 1992 al 1993 (anche qui dimissioni) ha breve vita il candidato Francesco Ghirelli, del Partito Democratico della Sinistra, succeduto dal compagno di partito Claudio Carnieri che porta la regione fino alle elezioni del 1995.
- Dal 1995 al 2000, primo a portare a termine il mandato, arriva il presidente Bruno Bracalente, appartenente al Partito Democratico della Sinistra Democratici di Sinistra. Sotto Bracalente, sempre nel 1995, diventa Presidente del consiglio Regionale Gianpiero Bocci, che forse ricorderete perchè tra le persone sottoposte agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla Sanità della procura di Perugia.
- Dal 2000 al 2010 è il periodo di Maria Rita Lorenzetti, del partito Democratici di Sinistra, a capo di una coalizione di sinistra che stravince con il 56,41% nel 2000 e con il 63% nel 2005.
- Dal 2010 fino al 28 maggio 2019 si instaura l’era di Catiuscia Marini, PD, anche lei a capo di una coalizione di centro sinistra che ottiene nel 2010 il 57,24% dei voti e nel 2015 “scricchiola” con il 42,78%.
L’unica novità nei corsi e ricorsi di un’Umbria che non si può che definire rossa, è il Movimento 5 Stelle che nel 2015 fa capolino con il 14, 30%.
Ma, forse, i grillini umbri non si sono sentiti abbastanza gialli da evitare di correre a queste elezioni regionali con il Partito Democratico, croce e delizia di un’identità che con la destra non ha nulla a che spartire. Almeno in Regione.
E ora? A fine ottobre, la sfida sarà tra il candidato leghista e il candidato Pd-M5S, che condurranno la battaglia per l’Umbria circondati da altri loschi figuri.
Uno tra tutti Antonio Pappalardo, del movimento dei Gilet Arancioni, ex deputato nelle liste del Partito socialista democratico italiano, esponente del Movimento dei Forconi; il quale, non soddisfatto dalle recenti prese di posizione di alcuni noti (pseudo)economisti in favore di un’uscita dall’Euro, superando ogni più fervida immaginazione, promette nella sua campagna elettorale ben 1.000 lire umbre al mese per famiglia.
“E’ mio dovere”, scrive Pappalardo nel suo volantino di propaganda, “farvi uscire dalla palude dell’ignoranza”. E allega all’opuscolo un fac-simile di lire umbre che abbiamo fotografato per dovere di cronaca.
Insomma, il voto del popolo è insindacabile.Tuttavia, cari umbri e care umbre, il 27 ottobre cercate di non farvi cogliere da amnesie fulminanti. Tenete bene a mente le dinamiche che hanno portato ad allontanare le aziende, a far scappare i giovani, a non valorizzare una terra magnifica, nel cuore d’Italia. Buon voto, Umbria.
1 comment
[…] più alte, uscita dall’UE, istituzione della lira italica (e perfino lira umbra) e della Banca Libera Italica. Acqua pubblica, abolizione della burocrazia, taglio delle tasse a […]