Intervista fatta da Gianmarco Cimorelli e Leonardo Accardi a Daniele Priori segretario nazionale di GayLib.
1) Daniele, se dovessi descrivere gay lib in tre righe cose scriveresti?
D- “Una associazione libera, liberale, libertaria. Un gruppo futurista in un Paese di passatisti. Una associazione che fonda il proprio avvenire sulla forza necessaria della memoria, anche in ambito lgbt, in un Paese di smemorati cronici. Talora semplicemente insipienti, più spesso figuri autenticamente disonesti dal punto di vista intellettuale e morale. In 23 anni ne abbiamo incontrati molti. ”
2) Bene, dicci di più, come è nata?
D.- “Io non c’ero perché nel 1997 avevo 15 anni. È nata tra il Pride di Venezia di cui Enrico Oliari, il fondatore e ancora presidente di GayLib, fu tra gli organizzatori e il carrarmato dei Serenissimi che proprio Enrico si trovò di fronte in piazza San Marco. Enrico era tesserato di Alleanza Nazionale con una storia che nasceva nel MSI dal quale fu cacciato perché gay e poi riammesso, dallo stesso Gianfranco Fini, sebbene fosse gay. 23 anni non era facile – per non dire che era quasi impossibile – essere gay dichiarati in un partito di destra.
Franco Grillini, allora presidente di Arcigay, colse la potenza, o meglio il potenziale di questo cortocircuito ideologico e suggerì a Enrico di dare vita a GayLib. Siamo stati i primi nel mondo a utilizzare questo nome poi ripreso da associazioni gemelle in Francia, in Canada e mi pare persino in Australia”.
3) Molti vi conoscono per la polemica sul pride di Roma, secondo te il mondo LGBT, diciamocelo, molto ideologizzato, si sta aprendo verso persone con idee differenti?
D.- “Quella fu poco più che una bagattella con le ‘favolose trans antifasciste’ che alla fine rimasero a litigare più con i miei due amici del Pd che mi accompagnavano che con me. Era il giugno del 2018. Rimasi molto deluso invece dagli strascichi di polemiche velenose che seguirono sul web, sui social. Fui linciato senza nessun riguardo da persone che conoscevo da una vita e che – comunque lo rifarei – appena un mese prima, proprio in occasione della Giornata contro l’omotransfobia del 2018, noi di GayLib coinvolgemmo in maniera assolutamente trasversale nell’incontro che avemmo l’onore di organizzare con la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna che ci ricevette con tutti gli onori nei saloni della presidenza di Montecitorio. Diciamo che in un solo mese passai dalla più luminosa speranza sulle sorti del movimento lgbt al più cupo pessimismo e malumore. Tanto che mi tornò alla mente la battuta celebre quanto triste del film ‘Mine vaganti’ di Ozpetek: siamo nel 2010 (ora 2020) mica più nel 2000, squarcio nella tela storico-sociale, utile a testimoniare il paradossale arretramento, anziché l’avanzamento in materia, nel nostro caso, di pluralismo, dialogo, incontro. Quell’essere comunità cosi necessario alla minoranza lgbt per trovare una legittimità concreta ai tavoli che contano”.
4) Gay lib possiamo dire che si fregia di molte medaglie, la più importante è sicuramente la vittoria ottenuta dal vostro fondatore Enrico Oliari alla Corte Edu nella sentenza Oliari vs Italia, decisione che ha portato alla tanto attesa legge “Cirinnà” sulle unioni civili. Ci sono altre vittorie?
D.- “Intanto ti ringrazio per l’assunto sulla sentenza Oliari, per niente banale visto che, a proposito di non-comunità e fortissimi paradossi, quella sentenza è stata tanto tenuta in considerazione, ad esempio, dal mondo accademico, quanto snobbata, sminuita, non considerata né volutamente non storicizzata proprio dal movimento lgbt. Pare assurdo ma è così. Testimoni sono i ritagli di giornale, le agenzie i link di cinque anni fa. Quella vittoria ce la siamo presa, ottenuta e celebrata in beata solitudine. Altre certamente ce ne sono state. Penso al risultato storico nel centrodestra, ottenuto nella bellissima estate del 2014, grazie all’impegno al nostro fianco di due donne fantastiche come Francesca Pascale e Mara Carfagna, assieme alle quali insieme al presidente Berlusconi inaugurammo il Dipartimento Libertà Civili e Diritti Umani di Forza Italia o ancora, anniversario che celebriamo proprio quest’anno, la nascita di Oscad (Osservatorio contro gli atti discriminatori) di Polizia e Carabinieri istituito nell’estate del 2010 dall’allora Capo della Polizia, il compianto perfetto Manganelli nato dopo un incontro lungo e speciale tra una delegazione di GayLib e il dottor Manganelli al Viminale. Ricordo che ci disse: menomale che mi avete scritto, altrimenti vi avrei cercato io. Era da tanto che pensavo a questa necessità… Così le forze dell’ordine italiane, grazie a questo memorabile incontro, sono diventate all’avanguardia in Europa nella prevenzione e nel contrasto delle fattispecie di reato a sfondo discriminatorio tra cui le violenze fisiche e psicologiche ai danni delle persone lgbt”.
5) Questa è una fase in cui GayLib si sta rinnovando e riorganizzando, ci sono eventi all’orizzonte?
D.- “GayLib sta rinascendo alla vigilia del suo primo quarto di secolo di Storia. Una sorta di rifondazione necessaria alla luce dei fortissimi mutamenti storico-politici in corso. Una rifondazione che non tradisca in alcun modo, anzi rafforzi, la sua radice liberale ma prenda atto con dannato realismo della fine, in realtà iniziata già nel 2011, del centrodestra come l’abbiamo conosciuto dal 1994. Le istanze sovraniste, antieuropeiste, retrograde e verbalmente violente talora al limite della volgarità di influencer da social network divenuti leader seguiti e votati da troppe persone spesso confuse da propaganda e fake news, ci impongono un cambio di registro. A noi come a tanto altro microcosmo della troppo frastagliata galassia liberale. C’è un intero mondo da recuperare. Ora o mai più. E siamo già drammaticamente in ritardo.
In questo senso, pandemia permettendo, dopo l’estate contiamo di andare a congresso per rinnovare i quadri dell’associazione ma prima ancora, precisamente questa domenica 17 Maggio 2020, Giornata Internazionale contro l’omotransfobia, terremo un webinar dal titolo ‘Politica, Cultura, Diritto: uniti contro l’omotransfobia’ al quale parteciperanno alte cariche istituzionali: penso alla presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, ai relatori delle proposte di legge in materia di tutela delle persone lgbt dalla discriminazione: le senatrici Maiorino e Cirinnà con l’onorevole Alessandro Zan, assieme a tanti altri ospiti importanti. Sarà un bell’evento che tutti domenica mattina potranno seguire e condividere sulla pagina Fb di GayLib. Speriamo di essere in tanti. Con l’obiettivo, più che mai ora, di ritrovarlo davvero il senso e il sentimento di comunità”.
6) Puoi spiegarci perché GayLib parla molto di libertà civili, cavallo di battaglia storico dell’associazione, e meno di diritti civili?
D.- “Comunemente ‘libertà e diritti civili’ è una formula che si usa in maniera quasi sinonimica. E nessuno ci aveva mai posto questa domanda così specifica in tanti anni. Tuttavia credo che nel tempo, nel prosieguo del cammino che ci attende, dovremo riflettere sempre di più su piccole cose specifiche che spesso sono state date per scontate. Pensiamo alle ‘libertà individuali’. Ecco, in questo senso il concetto di ‘libertà civile’ si salda con l’esistenza stessa dell’individuo e con quella di diritti che vanno ben oltre i confini di un singolo stato: i diritti umani. In questo senso penso che se la comunità di individui, cittadini di uno specifico Stato abbia il diritto/dovere di auto-tutelarsi, richiedere, difendere i propri diritti civili, è prerogativa di ogni singolo essere umano difendere le proprie libertà fondamentali che in un certo qual modo diventano quindi esse stesse diritti umani. Qualcosa di più ampio, sia come concetto sia come prassi, rispetto ai pur importantissimi diritti civili di uno Stato. Qualcosa che ha a che fare davvero con tutta l’umanità e quindi in ogni dove si ha il dovere di difendere le libertà civili e i diritti umani di ogni individuo in quanto ognuno di noi è appartenente all’unica razza che contraddistingue le donne e gli uomini: quella umana. Il concetto, direi, più transnazionale che si possa sviluppare”.
7) In Sud Corea un focolaio in dei locali LGBT ha fatto ripartire il contagio, l’omofobia diffusa ha dissuaso i ragazzi contagiati dal dichiararsi infetti. Cosa serve fare nel lungo termine per evitare situazioni come queste? In Italia si corre un rischio simile?
D.- “Splendida domanda. Ho letto l’articolo sul giornale e mi sono raggelato. Il rischio della discriminazione è sempre dietro l’angolo. Diciamo che per il Covid, non trattandosi di una malattia sessualmente trasmissibile, l’assimilazione alla discriminazione per orientamento sessuale non è così diretta. Al momento però purtroppo la verità è che siamo tutti sospetti, sospettati e sospettabili a prescindere. La grave colpa potrà diventare anche, da domenica prossima, l’essere andato a messa! Il segretario del Pd, se ci pensate, è finito tra gli accusati di “aperitivo colposo”. Parliamo di un virus che mina alla radice ogni forma di socialità. Battute a parte, credo che sul lungo termine il rischio di una discriminazione più specifica per i già discriminati (lgbt, immigrati ecc) ci sia eccome, anzi c’è già. Anche in Italia. Figuriamoci quanto potrà o diciamo potrebbe incidere su quelle forme di socialità che si legano ad aspetti più intimi della persona. Non sarà un bel vivere. Per questo sarà fondamentale il ruolo di chi da sempre lotta per difendere le libertà di tutti. Una democrazia e una società matura non dovrebbero aver paura dei fantasmi ma affrontare la realtà e i rischi connessi con cognizione e le giuste convinzioni che non possono cadere in preda a paura e panico. Il fatto stesso che una quarantena abbia messo in discussione le fondamenta dello stato di diritto in Italia, dovrebbe farci riflettere più che sulla poesia e sulla filosofia, sul quanto sia magnifica l’idea di libertà, sui rischi che essa corre in uno Stato di diritto con i piedi non completamente saldi a terra. Uno Stato di diritto, per dire, che anche senza la pandemia e i famigerati DPCM, quando ci sono di mezzo le persone più fragili (penso ai detenuti) barcolla anziché affermare con più nettezza la propria esistenza.È per questo che serve maggior tutela delle libertà e dei diritti di tutti e di ciascuno nella propria bellissima specificità.Speriamo tuttavia ardentemente che il vaccino cancelli presto quest’incubo per tutti. Persone lgbt e no. In ogni caso le riflessioni (speriamo) compiute, non dovranno andare perse.”
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[…] prima domanda che sorge spontanea nel mondo liberale rispetto ad una legge contro l’omobitransfobia riguarda proprio l’uso della “clava penale” […]