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AttualitàSpeaker's Corner

Cronostoria disordinata di un anno storico, dal lockdown ai Maneskin

un anno di covid

Esattamente un anno fa era il primo giorno di lockdown nazionale. La sera dell’8 marzo, infatti, l’ex Presidente del Consiglio Conte annunciava le misure restrittive in una conferenza stampa, la prima di una lunga serie. In Veneto e in Lombardia l’emergenza era già arrivata, il resto d’Italia seguiva distrattamente quelle vicende e ne venne colpito quasi inconsapevole di ciò che stesse accadendo. Da quel giorno in poi è stato un susseguirsi di fatti tragici, ma anche di fatti politici rilevanti.

Ricordo le telefonate dei miei genitori, residenti in provincia di Bergamo, che mi esortavano a tornare a casa da Roma, ma, sottovalutando la portata di ciò che stava accadendo, mi convinsi che fosse possibile contenere il contagio al nord. Non andò minimamente così. Da un giorno all’altro mi trovai serrato in casa h24 con due coinquilini e iniziò una convivenza anomala, mentre il virus falcidiava le vite di troppe famiglie.

A Bergamo la situazione era a dir poco tragica, le persone vivevano nel terrore di perdere i propri cari. Chi viveva nelle zone limitrofe ad Alzano Lombardo, come la mia famiglia, ancora di più. Ricordo il conteggio dei fatali 14 giorni, entro i quali i sintomi del virus si sarebbero dovuti palesare, rispetto all’ultima uscita dei nonni, che temevo di non vedere mai più. Ricordo che una mattina, appena sveglio, aprii Instagram e comparve come primo post del feed la foto dei mezzi militari che trasportavano centinaia di bare: rimasi scioccato e piansi a lungo. Vedere la mia città, la mia casa, ferita e svuotata è stato un dolore enorme. Ricordo che nel primo mese ho pianto più che in ogni altro periodo della mia vita. Ogni sera chiamavo genitori e nonni, ostentavo una finta sicurezza e serenità per rassicurarli e rendere meno dolorosa la distanza che ci separava: le loro giornate erano scandite dalle sirene delle ambulanze, non avevano bisogno di altri pensieri. Il mese di marzo 2020 rimarrà per sempre impresso nella mia mente.

Nel frattempo il virus si era diffuso un po’ ovunque in tutto il mondo e sorgevano le prime inchieste sull’origine della pandemia. Questioni geopolitiche infiammavano il dibattito pubblico. L’inerzia iniziale dell’UE, gli aiuti pretestuosi di cinesi, cubani e russi (si è scoperto che erano spie) e la confusione di Trump erano il centro di dispute feroci. Si iniziava a parlare di vaccino, ma le speranze erano minime. Arcuri aveva già iniziato a fare danni con il calmiere delle mascherine, creando una mancanza di offerta decisamente problematica. Nacque da una sua sprezzante critica la frase “liberisti sul divano con un cocktail in mano“. Mariana Mazzucato, l’ideologa nel mortifero stato imprenditore, e Gunter Pauli, un santone che coltiva funghi col caffè ed è convinto della connessione tra diffusione del 5G e del Covid, diventano consulenti personali di Conte. Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo del PD, invitava proprio Pauli e Grillo a Bruxelles.

Le persone comuni cantavano dai balconi, io ricominciavo a lavorare e la pesantezza di quelle prime settimane diminuiva. “Grazie” alla frase di Arcuri nacque Milton Spritzman, una pagina di meme di evidente ispirazione liberale, e iniziava un periodo in cui decine di giovani neoliberisti chiacchieravano e dibattevano su Zoom tra un video di Liberi Oltre e l’altro. Qualcosa di buono dalla pandemia in fondo è arrivato.

L’Unione Europea, trainata da Angela Merkel, nel frattempo aveva imbastito una serie di strumenti nuovi: Mes sanitario, Sure e Next Generation Eu. Conte si vantava di successi che non avrebbe mai ottenuto senza la benevolenza degli altri governi europei, i paesi frugali, capitanati da Rutte, cercavano di ridurre al minimo la discrezionalità con cui l’Italia avrebbe potuto disporre dei fondi europei. La task force di Colao, ora ministro del governo Draghi, produsse un discreto documento programmatico, che la maggioranza di allora ignorò senza nemmeno ringraziare.

Poi è arrivata l’estate, le misure restrittive sono state allentate, probabilmente troppo, la Serie A è ricominciata nonostante l’avversione di Spadafora e la macchina di propaganda è ripartita a tamburo battente con gli Stati Generali, da cui nulla è scaturito. Nel frattempo, i Gilet arancioni riempivano le piazze di negazionisti e negli USA la campagna elettorale entrava nel vivo. La Juve ha vinto il campionato, mentre il Bayern Monaco vinceva la Champions League.

Le elezioni regionali, in cui il PD ottenne risultati discreti, dovevano segnare la fine dell’egemonia grillina. Invece, dall’approvazione del referendum populista sul taglio dei parlamentari, il Partito Democratico è diventato definitivamente la succursale del Movimento 5 Stelle. Arcuri continuava a fare danni, dai banchi con le rotelle alle terapie intensive e alle siringhe, per questo Conte lo incoronava Re d’Italia, portando avanti la narrazione del “modello italianocontro ogni evidenza e ogni rispetto delle vittime. Meloni e Salvini inveivano contro la Francia per una presunta invasione del Monte Bianco. La seconda ondata ci ha trovati inspiegabilmente impreparati, proprio nei giorni in cui le restrizioni tornavano ad essere dure, il ministro Speranza (LeU) pubblicava e ritirava nello stesso giorno un libro intitolato “Perché guariremo“. Conte e Gualtieri diventano pionieri della “bonus economics”. Negli USA Biden vinceva largamente le elezioni, mentre Trump e i retequattristi davano per scontata una frode elettorale mai avvenuta.

Tra il terrorismo mediatico per gli assembramenti, permessi e fomentati dal governo che li ha usati come scusa per fingere di chiudere a Natale e per chiudere a Gennaio, l’autunno è finito ed è iniziato l’inverno. Sono partite le vaccinazioni grazie all’intervento dell’UE, che però ha stilato in modo discutibile i contratti con le aziende farmaceutiche, e il governo Conte II è caduto per mano di Renzi. Trump ha incitato l’assalto a Capitol Hill prima dell’insediamento di Biden, ha subito la seconda fallimentare procedura di impeachment ed è stato bannato per sempre dai social. Dopo sceneggiate indegne, tra cui la nascita di un gruppo parlamentare contiano grazie al “prestito con diritto di riscatto” della senatrice piddina Rojc e le avventure di Ciampolillo, è arrivato Draghi, con una maggioranza molto larga. Cacciati e sostituiti Arcuri e Borrelli, il piano di vaccinazione è in ricostruzione perché ogni giorno di ritardo significano altri morti. Cestinato il PNRR indegno partorito dai giallorossi con cui non avremmo ottenuto un euro, abbiamo qualche speranza di non collassare dopo la fine della pandemia. Salvini si sta dimostrando più responsabile del PD nei confronti di Draghi contro ogni previsione, forse perché sembra che Alitalia verrà salvata ancora.

L’ultimo momento di normalità del 2020 fu il Festival di Sanremo e il cerchio si è chiuso con l’ultima edizione vinta dai Maneskin. Nell’anno in cui i giovani sono stati additati come untori, assassini, menefreghisti, lazzaroni e ignoranti, il Festival della canzone italiana, tradizionalmente pensato per compiacere vecchi e boomer, è stato vinto, monopolizzato e apprezzato per lo più dai giovani. Se ne faccia una ragione, per fare solo un esempio, il professor Cappellin, ordinario di Economia a Tor Vergata, ma “siamo fuori di testa, ma diversi da loro“, perché le gente come lui “purtroppo parla e non sa di che cazzo parla“. C’è qualcosa di poetico in tutto questo. Cari vecchi comunisti, vi aspettiamo con un cocktail.

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