Una perla nel Mar Nero, luogo strategico ricco di storia sin dai tempi dell’antica Grecia. Non solo questo è la penisola di Crimea, luogo di continua penetrazione di culture nel corso della storia e ora abitata da moltitudini di popoli.
Breve storia antica
Dal secondo millennio si hanno notizie dei Cimmeri, provenienti dalle steppe caucasiche, venuti poi a contatto con i Dori di Eraclea, che nel VI sec. a.C. fondano Kersonesus (odierna Sebastopoli), mentre gli Ioni, dall’anatolica Mileto, arrivano nella parte est della penisola e fondano 6 città, tra cui la futura capitale del regno del Bosforo: Teodosia. Prima regno cliente dell’Impero Romano dal 15 a.C., poi recuperata dopo numerose battaglie, dai bizantini (400 d.C. e poi da Teofilo nell’840 d.C. vincendo il popolo cazaro) la Crimea diventa zona estremamente florida dal punto di vista commerciale per gli stretti scambi commerciali tra Mar Nero e il “Mare Nostrum” romano, collegando popoli sempre distanti, ma con uguali sogni di potere. Saranno molti i dominatori che si succederanno nei secoli e sarà affiliata a vari denominazioni geo-politiche, dalla Tauride al Meta Kherson bizantino fino al Khanato di Crimea, dal quale discenderà una popolazione di cui parleremo in seguito: i Tatari.
Arriva poi un fatto da non sottovaluatre nella discussione che andremo ad affrontare successivamente: la penetrazione turca. Dal 1475 alla pace di Kucuk Kaynarca del 1774 la regione è sotto l’influenza della Sublime Porta, dove convivono Greci, Armeni, Turchi e gli antichi Tatari, che hanno subito una commistione culturale che va dai bizantini, passa per i Pecenghi e arriva ai Mongoli del’Orda d’Oro. Ma una regione così strategica e collegata al Mediterraneo tramite il vicino stretto del Bosforo, subisce giochi di potere mutevoli. Un nuovo governatore conoscerà la Crimea dopo il periodo di pace: la Russia della nota e celebrata zarina Caterina, che da subito fa penetrare in questo territorio russi di fede ebraica, favorendo al contempo l’amministrazione tatara del territorio, di fede musulmana, anche se a fine secolo emigrarono dalla regione 900 mila musulmani.
Con il trattato di Iassy nel 1792 la Crimea diventa ufficialmente uno dei territori dello sconfinato impero russo, con Sebastopoli città più importante della zona, sede della Flotta del Mar Nero. Mi piace rimarcare questo cambio nel tempo di dominazioni per far vedere poi come questo incida anche oggi nella composizione della sua popolazione e perché no, di decisioni politiche e militari portate avanti nel nome di una maggioranza incredibile di una parte dei cittadini.
A fine Ottocento si assiste alla grande emigrazione tatara dalla penisola, a seguito della presa della città sopramenzionata, per ora delle truppe congiunte di Gran Bretagna, Francia e Regno Di Sardegna nella famosa Guerra d’Oriente. Dalla rivoluzione d’Ottobre alla fine della seconda guerra Mondiale in Crimea si susseguono 10 governi, con interessi e sfere d’influenza diversi, da tatari autoctoni a tedeschi nella prima guerra mondiale, fino ad una repubblica Sovietica che durerà 24 anni (1921-1945). Eroica ma vana fu la resistenza di Sebastopoli durante la penetrazione nazista del 1941, presa poi nel luglio successivo. Va detto che anche noi italiani abbiamo la nostra presenza nella penisola, a Kerc, dove vi sono i discendenti della guerra d’Oriente, sfuggiti a persecuzioni, rastrellamenti e deportazioni sovietiche, con l’accusa di collaborazionismo con i tedeschi. Stessa sorte toccherà più avanti ai Tatari, a cui non verrà permesso il ritorno alla loro terra natia fino alla fine dell’URSS.
Dopo la conferenza di Yalta del 1945 la Crimea diventa un’oblast sovietico. Nel 1954 però, su ordine di Chruscev, questa terra ricca di storia e tradizione passa sotto l’egida della RSSU, la Repubblica socialista sovietica ucraina, fatto estremamente importante. Il destino della penisola sarà quindi legato a doppio fila all’indipendenza ucraina di fine secolo, quando verrà dissolta l’URSS e si creeranno nuovi stati indipendenti, tra cui la “Repubblica indipendente di Crimea ” nel 1992, che sarà annessa alla nuova Ucraina con statuti sempre favorevoli e concordati. Ma il desiderio di uno sbocco chiave sul mare che facilitasse la comunicazione con il mare da sempre conteso tra Europa e, Maghreb e Oriente, ha fatto si che la Russia rivendicasse a più riprese questa terra così multiculturale dove la pretesa di supremazia etnica mi sembra tuttora fuorviante.
La Crimea al giorno d’oggi
Arriviamo così ai giorni a noi più vicini, con l’occupazione militare russa e il “Referendum” così discusso dalle agenzie esterne internazionali, del 2014, che hanno portato l’annessione alla Federazione Russa. Ucraini e Tatari votarono ovviamente per rimanere sotto l’occhio vigile di Kiev, ma ciò non bastò. Questa zona estremamente significativa per le rotte commerciali passò dunque in mano russa. Russia che ha così sfruttato il richiamo al nazionalismo per camuffare una vera e propria azione militare, volta al ripristino della situazione ante 1954, di cui scrivo sopra.
Ma la Crimea per storia e tradizioni, a differenza di quello che ci viene raccontato da organi estremamente faziosi e di parte, non è solo russa. Una popolazione che viene spesso omessa per convenienza sono i Tatari, veri padroni storici della regione, vittime di continui crimini e soprusi, che sognano l’indipendenza.
Questa popolazione, di cui è originaria la famosa modella Irina Shaik, ora ha solo 260 mila persone presenti in un territorio che fino alla purga staliniana ne contava un numero almeno 2 volte maggiore, su un totale che si è sempre aggirato sul milione di abitanti, nel corso del Novecento. Emblematica è la legge del 1995 che riconosceva come ufficiali in Crimea 3 lingue: ucraino, russo e infine un’idioma che si origina nella steppa, affiliata alla lingua turca, il tataro crimeano. Gli stessi Tatari si definiscono qirimtatarlar, ovvero crimeani. La mutilazione che ha subito questo popolo è passata così inosservata che adesso ci si concentra sulla maggioranza russofona e di orgine russa, che merita una sua menzione ovviamente, ma va contestualizzata alle migrazioni e colonie di riempimento che partono da Caterina la Grande al discioglimento dell’URSS. Il paradosso della geopolitica vuole dunque che i Tatari, da padroni del loro destino, siano dal 2014 entrati a far parte di uno stato che, storicamente parlando, si è sempre comportato da invasore. Non è un caso che alcuni gruppi di Tatari di Crimea stiano combattendo ora la guerra in Ucraina, al fianco del presidente Zelensky, alimentando quel sentimento di libertà, coltivato di generazione in generazione.
La storia dunque, come al solito, ci regala spunti su cui riflettere e aprire diversi collegamenti ad ampio raggio, che racchiudono intorno a se varie discipline, sfociando infine sul tema dell’attualità. Ebbene ancora oggi chi giustifica un’annessione militare in una provincia autonoma di uno stato sovrano (per intenderci come se l’Austria invadesse il Sudtirol) ha una conoscenza storica lacunosa.
La Crimea da sempre è un corpo a se stante e come tale, a mio onesto e modestissimo modo di vedere, dovrebbe essere indipendente sia dall’Ucraina che dalla Russia, in un contesto forse simile alla Macedonia del Nord, dove convivono da molto tempo diverse etnie tra loro molto diverse, rimaste in questo quadrante geografico dopo le grandi migrazioni volute dall’impero ottomano. Così, in questo piccolo stato di 2 milioni di persone convivono nel rispetto reciproco comunità di turchi, di bulgari, di albanesi e di popolazioni autoctone. Credo che questo modello possa essere d’auspicio ad uno stato crimeano fatto di russi, ucraini e tatari, senza in alcun modo imbracciare più le armi, in un contesto già estremamente sanguinario.