La corruzione in Africa? Il Kenya si adegua dopo la visita in Africa di Papa Francesco. Prima di ricevere una donazione sopra i 50mila scellini, la moneta nazionale, i rappresentanti della Chiesa Cattolica del Kenya dovranno ricevere informazioni precise sui donatori.
Lo ha deciso la Conferenza dei Vescovi Cattolici kenioti annunciando un giro di vite contro la corruzione dopo che domenica scorsa è partita la campagna nazionale “I Stand Against Corruption”.
I vescovi hanno ammesso che la corruzione si è infiltrata nella Chiesa e che bisogna fare chiarezza sulle donazioni dei politici locali. Si è quindi deciso di rendere più trasparenti le iniziative di fund raising.
Le donazioni dovranno avvenire da mobile, PC, con money transfer e assegni, stop all’uso del contante. Il Kenya, più in generale, ha dato il via a una forte campagna contro la corruzione, ritirando e sostituendo montagne di scellini con nuove banconote.
Giornalisti come “Moha”, entrato in parlamento nel 2017 e più volte minacciato di morte, hanno dedicato anni di lavoro a scoperchiare episodi di corruzione. A chi gli domanda come mai sia ancora vivo, Moha risponde: “Dio lo vuole“.
Papa Francesco il mese scorso andando in Africa aveva chiesto un giro di vite sulla lotta alla corruzione. Evangelizzazione uguale guerra alla corruzione. Basterà chiedere “onestà, onestà!” per conquistare i cuori dei fedeli africani?
Secondo l’indice di Transparency International la corruzione resta ancora molto alta in tanti Paesi africani.