Dopo la fine della seconda guerra mondiale l’Europa è stata attraversata da moltissimi cambiamenti sia dal punto di vista puramente geografico sia dal punto di vista politico: il Giappone imperiale, la Germania nazista e l’Italia fascista erano state sconfitte e dovevano fare i conti con dei paesi che nel mentre erano diventati un cumulo di macerie.
Il 2 giugno 1946 i cittadini italiani votarono con un referendum per la fine della monarchia sabauda e l’inizio della Repubblica. Questo referendum ha un altro importante valore storico: infatti per la prima volta furono ammesse al voto anche le donne.
Il 25 giugno 1946 iniziarono i lavori per l’inizio dell’assemblea costituente con presidente Giuseppe Saragat: parteciparono all’assemblea anche 21 donne che per la prima volta presero parte alla vita politica attiva del paese: 14 di loro erano laureate e avevano partecipato attivamente alla Resistenza. Dopo aver nominato Giuseppe Saragat come presidente, il 28 giugno viene nominato Capo provvisorio dello Stato il liberale Enrico De Nicola, che firmerà il 22 dicembre 1947 il testo definitivo della Costituzione.
Tra i compiti dell’assemblea ci fu quello di inizare i lavori per la creazione della carta Costituente, così il 15 luglio 1946 viene creata la “Commisione dei 75” con a capo Meuccio Ruini. I 75 vennero a loro volta divisi in tre commissioni che avevano il compito di occuparsi di temi specifici: la prima con presidente Umberto Tupini era dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini, la seconda presieduta da Umberto Terracini era dedicata all’organizzazione Costituzionale dello Stato mentre la terza presieduta da Gustavo Ghidini verteva sui rapporti economici e sociali. Per agevolare il lavoro delle commissioni viene istituito un comitato di redazione che aveva il non facile compito di collegare e approvare il lavoro delle tre sottocommissioni. Il testo fu presentato all’assemblea nel gennaio del 1947. Il 22 dicembre dello stesso anno con 453 voti a favore e 62 contrari viene approvato il testo della Costituzione Italiana, mentre il 27 dicembre fu il capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola ad approvarlo definitivamente: la Costituzione Italiana entra ufficialmente in vigore il 1°gennaio 1948 andando a sostituire lo Statuto Albertino.
Composta da 139 articoli e da 18 disposizioni transitorie e finali la Carta è così suddivisa: una parte prima comprendente gli articoli dall’1 al 12 che corrispondono ai principi fondamentali e dagli articoli dal 13 al 54 dedicati ai diritti e ai doveri dei cittadini. Gli articoli che vanno dal 55 al 139 invece rientrano nella parte seconda, in essa sono descritti il funzionamento delle camere (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) e dei vari organi dello Stato (Governo, Parlamento, Presidente della Repubblica, Magistratura). Le 18 disposizioni transitorie e finali servono per agevolare il passaggio dal vecchio sistema monarchico a quello repubblicano.
La Costituzione italiana è una costituzione scritta, votata, rigida e lunga.
È scritta dal momento che è contenuta in un documento scritto, a differenza di quella del Regno Unito che pur essendosi concretizzata in diversi documenti nel corso degli anni rimane ufficialmente non scritta. È votata perché è stata redatta da un’assemblea costituente eletta dal popolo. È rigida perché non può essere modificata da leggi ordinarie ed è lunga perché articolata in una serie abbastanza nutrita di articoli.
A differenza del vecchio statuto Albertino non è una costituzione ottriata vale a dire “concessa” dal sovrano ai sudditi. Proprio per questa sua caratteristica, ossia quella di non essere una costituzione flessibile si è manifestata l’esigenza di introdurre la Corte Costituzionale che rappresentava un unicum nella storia d’Italia. Composta da 15 giudici ha il compito di controllare la costituzionalità delle leggi proposte.
Esistono alcune parti che non possono essere oggetto di revisione costituzionale come l’articolo 139 dove si parla della forma dello stato: nella pratica non potrà mai più essere ripristinata la monarchia tramite modifica costituzionale.
È opportuno ricordare alcune recenti riforme che hanno riguardato la Costituzione: la riforma del titolo V e il referendum poi approvato sul taglio dei parlamentari sono 2 tra le 16 riforme che hanno caraterrizato la nostra Costituzione.
La riforma del titolo V va inserita nel quadro che porta nel nostro paese il modello del regionalismo differenziato lasciando più autonomia alle regioni su alcune tematiche come ad esempio in materia sanitaria o fiscale. Questo ha portato a un accentuamento delle differenze, soprattutto tra le regioni più ricche e quelle più povere. Gli articoli modificati sono stati quelli dal 114 al 127.
L’ultima grande riforma costituzionale risale al settembre 2020 quando i cittadini, sono stati chiamati a votare per la riduzione del numero dei parlamentari modificando gli articoli 56 e 57 della Costituzione. L’esito del referendum ha consegnato la vittoria a chi era favorevole al taglio, decretando il passaggio da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Questa nuova composizione parlamentare è stata per la prima volta applicata a seguito delle recenti elezioni politiche.
Difesa ma anche criticata, la Costituzione italiana rappresenta comunque un punto di riferimento importante per tutti i cittadini italiani.