È di questi giorni la notizia riguardante gli uffici giudiziari del Piemonte che pare abbiano deciso, d’accordo con la Regione, di assumere settanta lavoratori socialmente utili. Si tratta di persone attualmente poste in mobilità, che saranno impiegate per 30 ore la settimana e per sei mesi, rinnovabili per altri sei e con un compenso mensile di 300 euro (retribuzione cumulabile con l’indennità di mobilità percepita). La notizia ha sicuramente degli aspetti positivi, ma andando a fondo si scopre che queste persone non saranno impiegate come semplici commessi, ma saranno “pienamente inseriti nella produzione per dare un concreto aiuto nello smaltimento dell’arretrato”. Queste sono state le parole del Procuratore Generale Francesco Saluzzo, che certificano lo stato preoccupante nel quale versano gli uffici giudiziari.
Tale stato di emergenza, dettato dalla cronica e drammatica carenza di personale amministrativo, oltre che di magistrati, accade proprio mentre il bando per l’assunzione di 800 assistenti giudiziari, emanato il 18 novembre scorso, rimane bloccato a causa dei rinvii del diario delle prove selettive, dovuti, si legge sul sito del dicastero di via Arenula, all’«eccezionale numero di domande pervenute, pari a 308.385».
Da qualsiasi punto la si guardi, la situazione è allarmante: 1) gli uffici giudiziari di tutta Italia sono al collasso, con il rischio di paralizzare l’intera attività giurisdizionale; 2) tra l’uscita di un bando e il primo giorno di lavoro effettivo dei vincitori dei posti messi a concorso non dovrebbero passare anni, soprattutto quando vi è una pressante urgenza nell’inserire nuovo personale nell’organigramma degli uffici; 3) il fatto che ci siano 308mila domande per soli 800 posti dovrebbe far riflettere quanti, negli anni, hanno sostenuto che il “posto fisso” sia monotono: a quanto pare, non sono proprio in pochi alla ricerca di questa “monotonia”, sia perché – visto il blocco del turn over – vengono emanati sempre meno concorsi, sia per i dati negativi legati al tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e al sud.
Per ultimo, ma non meno importante, c’è un aspetto che andrebbe tenuto sotto osservazione: visto come sono sempre andate questo genere di cose in Italia, mi sorge il dubbio che, tra qualche tempo, non si trovi l’escamotage per far entrare in servizio permanente effettivo queste settanta persone (che, comunque, meritano di essere riqualificate e ricollocate), andando a contrastare con il sacrosanto principio sancito dall’articolo 97 della Costituzione, che prevede che agli impieghi nella Pubblica Amministrazione si acceda mediante concorso. L’urgenza e la mole di arretrato non possono far ripiegare tale importante principio, che contribuisce anch’esso a rendere l’Italia una democrazia.