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Esteri

In Spagna l’alternativa c’è, e non si chiama Podemos

Come spesso accade dopo qualche elezione straniera, a giornali e politici italiani piace trovare un vincitore da incensare o del quale sparlare a seconda della convenienza: tre settimane fa è toccato a Cameron, oggi tocca a Podemos. Ora, se la vittoria dei conservatori inglesi è stata netta ed indiscutibile, su quella dei comunisti spagnoli ci sarebbero da dire un paio di cose.

Podemos si presentava a sostegno di diverse liste locali insieme ad altri movimenti ed organizzazioni. È difficile quindi quantificare il loro risultato e oltretutto, seppur queste liste abbiano ottenuto ottimi risultati, hanno sbancato in una sola città, Barcellona.

C’è invece un partito che si è presentato con il suo simbolo ed il suo nome, un partito che un anno fa si presentava per la prima volta al di fuori della Catalogna, la comunità autonoma nel quale fu fondato, ormai 7 anni fa. Si tratta di Ciudadanos (o Partido de la Ciudadania, Partito della Cittadinanza).

Mai sentito, vero? Eppure è il 3° partito in Spagna per numero di rappresentanti eletti nelle elezioni di domenica scorsa. Come detto è uscito appena 1 anno fa dalla Catalogna, ottenendo un onesto 3% alle europee; a febbraio non era presente in nessun sondaggio riguardante le amministrative, eppure ha racimolato poco meno del 7% in totale.

Cosa propone? Nel programma economico, il cui referente è Luis Garicano, professore di Economia presso la London School of Economics e firma del Wall Street Journal, Financial Times, ecc., si propone di fermare gli investimenti pubblici in grandi opere (del resto basta essere stati in una grande città spagnola per accorgersi della modernità del paese), abbattere la pressione fiscale, tassare negativamente chi guadagna cifre inferiori allo stipendio minimo (no, non è un reddito di cittadinanza simil-grillino, è piuttosto una proposta simile all’imposta negativa teorizzata da Milton Friedman), sburocratizzare.

Lotta serrata alla corruzione, autonomia regionale ma al contempo un no secco ai discorsi riguardanti l’indipendentismo (ricordate, sono catalani!), indipendenza della magistratura rispetto alla politica, sono altri cavalli di battaglia che, poco a poco, li stanno portando a essere sempre più popolari.

Qualche tempo fa si definivano di centro sinistra, probabilmente più per la paura di venire accostati al Partido Popular, molto corrotto, che per convinzione; oggi non si definiscono né di destra né di sinistra, ma visto il programma economico è naturale collocarli nel centro destra, a maggior ragione se la sinistra è rappresentata da Podemos (a proposito, in Italia quanti avete sentito dire che sono stati finanziati dal Venezuela di Chavez, vero e proprio esempio per il leader Iglesias, e dall’Iran?).

La prossima sfida per Ciudadanos saranno le elezioni catalane e nazionali che si svolgeranno a ottobre. A tal proposito c’è attesa per la decisione del leader, Albert Rivera, se presentarsi come candidato presidente nella sua Catalogna, o come candidato premier per la nazione intera. Il partito non è ancora ben radicato nel paese, per presentarsi in più municipi e comunità autonome possibili alle ultime amministrative ha imbarcato candidati non del tutto trasparenti. Può capitare, ma chi scrive si augura che siano stati errori dovuti alla fretta ed alla pressione degli aderenti.

Ci auguriamo di parlare di loro presto, magari con un’intervista ad un dirigente.

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