Uno degli obiettivi dell’intera umanità è attualmente trovare le soluzioni adeguate per combattere il riscaldamento globale, soluzioni che non possono che passare per lo sfruttamento di energie rinnovabili e pulite. Una di queste, conosciuta e sfruttata da decenni, è l’energia geotermica. Purtroppo attualmente è possibile accedervi solo in quelle zone in cui la geografia lo permette: in Italia per esempio siti geotermici si trovano solo nei campi di Lardarello in Toscana, Campi Flegrei in Campania, nell’area del vulcano sommerso Empedocle e nella zona di Lampedusa. In Europa una zona molto favorevole si trova nelle isole Azzorre (Portogallo), dove quasi il 35% del fabbisogno energetico è soddisfatto proprio dall’energia geotermica. Quaise, azienda statunitense, promette di estendere l’accesso all’energia geotermica al 90% della superficie terrestre.
La compagnia
Quaise, fondata nel 2018 da Carlos Araque (allora direttore tecnico del fondo di investimento del MIT The Engine) e Matt Houde, promette di riuscire a perforare la crosta terrestre fino ad una profondità di 20km, in modo da raggiungere temperature superiori a 500º. Tali temperature garantiscono una produzione costante e pressoché infinita di energia elettrica pulita, cosa che energia eolica e solare non possono garantire.
L’innovazione di Paul Woskov
Ma non sarebbe possibile già oggi raggiungere tali profondità? La risposta è no, principalmente per le alte temperature alle quali gli strumenti di perforazione verrebbero sottoposti. È qui che entra in gioco il lavoro di Paul Woskov, ingegnere e ricercatore presso il Plasma Science and Fusion Center del MIT, a cui si sono ispirati i fondatori di Quaise. Il lavoro del professor Woskov, attualmente consulente della compagnia, consiste nello studio dell’utilizzo dei girotroni per vaporizzare la roccia e così scavare fino alla profondità necessaria. I girotroni, già usati in ambito nucleare, sono macchinari che generano onde elettromagnetiche millimetriche. “Non sono stati ben pubblicizzati nella comunità scientifica generale, ma alcuni di noi che hanno fatto ricerca sulla fusione hanno capito che erano sorgenti di fasci molto potenti, come i laser, ma in una gamma di frequenze diversa”, dice Woskov. “Ho pensato, perché non dirigere questi fasci ad alta potenza, invece che nel plasma di fusione, nella roccia e vaporizzare il buco?”.
Le sfide ingegneristiche da affrontare
Woskov fa esperimenti di vaporizzazione di rocce dal 2014: all’aumentare della potenzia del girotrone è aumentata la grandezza del buco generato. Entro la fine di quest’anno la capacità di vaporizzazione dovrebbe aumentare di 10 volte, e per l’anno successivo il team del professore prevede di incrementarla ancora di 10 volte, arrivando a quella che Houde chama “un buco 100 a 1”. Esistono problemi da risolvere, in particolare vanno prodotti e sperimentati girotroni più potenti e capaci di funzionare continuativamente per settimane. Altro problema da risolvere è la rimozione del materiale man mano che questo viene vaporizzato. Nonostante ciò Woskov si dice molto ottimista su questo fronte, ed Houde aggiunge: “Sono davvero le sfide ingegneristiche a cui dobbiamo rispondere, il che non significa che siano facili da risolvere, ma non stiamo lavorando contro le leggi della fisica a cui non c’è risposta. Si tratta più di superare alcune delle considerazioni più tecniche e di costo per rendere questo lavoro fattibile su larga scala.”
Infine c’è il problema della determinazione dell’involucro migliore per mantenere il foro stabile e aperto. Per quest’ultimo problema di stabilità del pozzo, Houde ritiene che sia necessaria un’ulteriore modellazione al computer e prevede di completare tale modellazione entro la fine del 2024.
Utilizzare i siti di estrazione di Carbone e Gas già esistenti
Esistono anche già luoghi ideali dove poter scavare, e su quasi il 90% della superficie terrestre: gli impianti di estrazione di carbone e gas naturale. Perforando i fori nelle centrali elettriche esistenti, Quaise sarà in grado di muoversi velocemente. E rendendo le loro attrezzature di perforazione a onde millimetriche compatibili con la flotta globale esistente di piattaforme di perforazione, consentirà anche all’azienda di attingere alla forza lavoro globale dell’industria petrolifera e del gas. La società prevede di iniziare a raccogliere energia da pozzi geotermici pilota che raggiungono temperature rocciose fino a 500º C entro il 2026.
Inutile dire che una produzione di energia elettrica in modo pulito e costante implicherebbe anche una produzione di idrogeno a basso costo, costo che oggi rappresenta il vero tallone d’Achille della tecnologia.
Sicuramente Quaise ha obiettivi molto ottimistici, non ci resta che augurarci che possa raggiungerli in fretta.
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1 comment
nb: hai scritto “potenzia ”
Grazie per le informazioni: colgo l’occasione per un dubbio che sto avendo in questi mesi, ossia se anche troviamo il modo di avere energia pulita e “gratis”, questo nostro “scaldarci” non provocherebbe comunque mutamenti su larga scala del clima del pianeta?