C’è un errore logico ricorrente nella stampa italiana quando si parla di economia.
L’errore è quello della ricerca ossessiva della “mono-causalità”. Da cosa dipende la crescita dell’occupazione? “Dagli investimenti pubblici”. Da cosa dipende la ripresa americana dopo la crisi del 2009? Dall’intervento pubblico nelle banche, e via discorrendo.
Basterebbe quindi azionare quella singola leva e magicamente il motore della crescita e dell’occupazione si metterebbe in moto. Se quella leva non viene azionata, vuol dire una sola cosa: esistono vincoli politici.
L’implicazione cruciale è che la gestione dell’economia sia solo una questione di discrezionalità politica. Il resto è mera trasmissione meccanica. Il famoso “primato della politica”.
Ovviamente non è così. Sostenere ad esempio che l’intervento pubblico in America a sostegno delle banche (Tarp) sia stata LA ragione della ripresa economica Usa porta a una conclusione troppo semplice: che sarebbe bastato fare la stessa cosa nella zona euro ed avremmo avuto la stessa dinamica anche nel Vecchio Continente.
Il Tarp (intervento pubblico) ha probabilmente ottenuto quegli effetti proprio perché effettuato nel contesto di un’economia dinamica, che ha già in sé la capacità spontanea di generare ripresa.
Parimenti, evocare la panacea degli investimenti pubblici in Italia dimenticando in quale contesto di inefficienza e rigidità amministrativa gli investimenti stessi verrebbero attivati vuol dire riproporre la stessa fallacia della mono-causalità.
Altro esempio? Il salario minimo. E’ efficace (vale a dire ha effetti neutrali su occupazione ma spinge in alto i salari) solo in mercato in cui i giovani (per altre ragioni) non sono la componente più fragile della forza lavoro. Altrimenti il salario minimo tende a distruggere l’occupazione giovanile e delle fasce piu’ deboli.