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Mauro Ferrari molla l’ERC: le dimissioni ai tempi del Coronavirus

Mauro Ferrari
  • Il direttore del Consiglio Europeo della Ricerca, Mauro Ferrari, annuncia le sue dimissioni accusando l’Unione di avere una pessima gestione dell’emergenza Covid.
  • Ma Ferrari era noto alle cronache per altre vicende controverse e anche questa sembra nascondere una storia ben diversa.

Le dimissioni

Il sette aprile è giunta in Italia la notizia che il presidente dell’European Research Council (ERC, o CER nell’acronimo italiano), il Professor Mauro Ferrari, noto per i suoi contributi alle Nanotecnologie in ambito medico si dimetteva dalla sua carica, che aveva assunta dal primo gennaio.

In una dura dichiarazione rilanciata al Financial Times (e apparsa poi tradotta nel Corriere della Sera), il Professore sostiene di aver cercato di impegnarsi per combattere la pandemia, ma di essere stato ostacolato dai meccanismi burocratici e di essere, perciò, molto deluso dalle istituzioni europee.

«Già dall’inizio della pandemia si era reso evidente che questa sarebbe stata probabilmente una tragedia senza precedenti, per il suo carico di morte, sofferenza, trasformazione della società e devastazione economica, e che a soffrirne di più sarebbero stati i più deboli e meno fortunati della società. Su queste basi ho subito presentato una mozione per il lancio di un programma scientifico speciale, direttamente focalizzato su Covid-19.

[…]

L’ente di governo del Cer ha però votato contro la mia proposta, in maniera unanime e inappellabile, senza neppure accettare di discutere o sviluppare insieme un programma anti-Covid. Lo ha fatto con tale veemenza da opporsi alla mia presidenza in toto da quel momento in poi. Il voto contrario alla mia mozione è stato basato sul fatto che il Cer finanzia progetti basati sul principio di spontaneità scientifica (il cosiddetto “bottom-up”) ovvero senza privilegiare aree di priorità di ricerca.»

A questo punto, lo scienziato avrebbe cercato di operare assieme alla Commissione stessa:

«Un sollievo parziale a questa delusione è stato portato dalla presidente Von Der Leyen, che personalmente mi ha chiesto di proporre considerazioni su come l’ Europa dovrebbe ora affrontare la pandemia. Il solo fatto che io abbia lavorato direttamente con lei ha scatenato ulteriori terremoti interni al sistema Europa. Lei ha comunque trasferito la mia proposta a diversi livelli amministrativi, dove credo si sia disintegrata senza indugio.» 

Ma al naufragare anche di questo tentativo, deluso, ha deciso di ritirarsi:

«Devo però dire che finora sono rimasto estremamente deluso dall’ approccio anti-pandemia del sistema Europa. Lo sono dal punto di vista dell’assenza di coordinamento sanitario tra gli Stati membri, da quello dell’opposizione reiterata a programmi di solidarietà nei riguardi dei Paesi più colpiti, delle politiche unilaterali riguardo alle frontiere e per la mancanza di programmi scientifici sinergici e a largo raggio. A questo punto credo di aver visto abbastanza sia del governo scientifico, che delle operazioni politiche dell’Unione europea. La divergenza tra la mie priorità e la visione della struttura di governo scientifico del Cer è molto chiara. In questi tre lunghi mesi a Bruxelles, ho certamente incontrato non poche persone di notevole talento e dedizione. Ma purtroppo dovuto constatare le paralizzanti inefficienze dell’ Unione europea, esse stesse in contraddizione con gli alti ideali sui quali l’organizzazione era stata fondata.» 

Mauro Ferrari ha annunciato la decisione di continuare la sua battaglia oltreoceano: 

«Ma ora per me è arrivato il momento di tornare al fronte, alla frontiera della lotta contro la pandemia Covid-19, con risorse e responsabilità reali, lontano dagli uffici di Bruxelles, e al servizio di chi ha bisogno di nuove medicine e vaccini. Finora il mio ruolo europeo, nonostante il titolo altisonante, è stato di consigliere. E in futuro sarò sinceramente lieto ed onorato di continuare a fornire consigli, secondo coscienza, in maniera pubblica, trasparente, gratuita, e senza bisogno di fuorvianti titoli di alta fanfara, se l’Europa o chiunque altro me ne volesse chiedere.»

La notizia ( rilanciata rapidamente in Italia da diverse testate) viene subito presa come l’ennesimo esempio dell’inefficienza dei meccanismi iperburocraticizzati di Bruxelles, che si oppongono a chi tenta di fare davvero qualcosa per combattere questa emergenza. Citando Ferrari stesso:

«Ho creduto ingenuamente che questi non fossero momenti per la governance scientifica di disquisire sulle sottigliezze metodologiche di “bottom-up” piuttosto che “top-down”.»

L’European Research Council

A cosa si riferisce di preciso? Nel definire la propria mission l’ERC specifica chiaramente che il suo approccio non voglia essere quello di definire le linee di ricerca in base a progetti o obiettivi definiti dall’alto (un approccio che sarebbe top-down), ma di decidere quali ricerche provenienti dagli scienziati siano meritevoli. 

«Being ‘investigator-driven’, or ‘bottom-up’, in nature, the ERC approach allows researchers to identify new opportunities and directions in any field of research, rather than being led by priorities set by politicians. This ensures that funds are channelled into new and promising areas of research with a greater degree of flexibility.» 

Ferrari stesso ammette che in effetti è così: «È pur vero che il Cer giustamente si vanta di essere l’ente che finanzia l’élite delle eccellenze scientifiche europee —scrive Mauro Ferrari—, basate sulle scelte programmatiche presentate dai ricercatori stessi con le loro richieste di finanziamento, e senza che considerazioni di beneficio sociale (“impact”) siano considerate un criterio per la selezione dei progetti». Inoltre ci sono altri strumenti in mano alla Commissione per coordinare una risposta all’epidemia —«È vero, dice lui stesso, che la Commissione europea possiede anche altri programmi che sono invece “top-down”, e che diversi di questi sono stati in parte diretti su iniziative collegate alla pandemia.»— ma non ritenendoli sufficienti avrebbe voluto utilizzare l’ERC per guidare la ricerca contro il coronavirus

Questa  scelta di voler utilizzare un ente che è stato creato con un fine ben delineato per perseguirne uno diverso (espressamente contrario a ciò che l’ente si propone) lascia in effetti abbastanza perplessi, ma la situazione emergenziale avrebbe, secondo Ferrari, giustificato (se non richiesto) un tale impiego.

Il caso Stamina

Ma Mauro Ferrari era, in realtà, già noto alle cronache per vicende controverse. Nel 2014 infatti era stato preso in considerazione per dirigere il comitato per indagare sul metodo Stamina (che metodo non era). Aveva infatti dichiarato alle Iene che il metodo stamina è “il primo caso importante di medicina rigenerativa in Italia”  e poteva essere “l’opportunità di diventare leader nel portare queste terapie dai laboratori alle cliniche”. Tali dichiarazioni, portarono ad una lettera congiunta, diffusa da Nature, di diverse personalità della ricerca italiana, che esprimevano preoccupazione per le dichiarazioni.

In un’intervista su Repubblica il Professore si difese dalle accuse sostenendo di essere neutrale e alla richiesta di spiegazioni sulle sue dichiarazioni risponde che dato il successo mediatico della questione, era giusto indagare più a fondo:

«Credo però che dal punto di vista del volume di attenzione ricevuta, non c’è dubbio che Stamina abbia avuto una diffusione enormemente maggiore dei lavori degli altri ricercatori. Certi studi non hanno più di un trafiletto sul giornale, qui parliamo di un caso che ha cambiato la coscienza nazionale su questi temi. È giusto approfondire.»

Insomma, qualcuno più malizioso potrebbe sostenere che qua si stava chiedendo di valutare le terapie per acclamazione popolare, ma non lo sapremo mai dato che poi la sua nomina non andò in porto. Proprio in occasione della sua nomina a presidente dell’ERC, il professore Mauro Ferrari avrebbe poi ritrattato (parzialmente) la sua opinione sul caso Stamina. Ma a quanto pare, lo scienziato è particolarmente avvezzo a questi scivoloni:  in occasione delle dimissioni del presidente dell’Agenzia Spaziale Battiston, era infatti membro del comitato che avrebbe dovuto sceglierne il successore. In seguito a pressioni politiche ritenuti intollerabili, tutti i membri decisero di dimettersi. Tranne Ferrari.

Alcuni poi sollevarono, sia ai tempi di Stamina sia ai tempi della sua nomina, la possibilità che vi fosse un conflitto di interessi  tra i ruoli ricoperti e la posizione di imprenditore nel campo biotech di Ferrari, ma egli si è sempre dichiarato estraneo sostenendo che questa possibilità era stata esclusa dal processo di valutazione svolto dalla Search Committee (tra i cui membri figuravano nomi di prestigio assoluto come Fabiola Giannotti, direttrice del CERN, o Mario Monti).

La risposta

Tuttavia questo pomeriggio, il resto del consiglio direttivo rilascia una dichiarazione nella quale la versione rilasciata da Mauro Ferrari viene smontata. Ci dicono infatti che le dimissioni del presidente erano state chieste all’unanimità dal resto del consiglio, in data 27 Marzo. Si accusava infatti il presidente di (1) non aver compreso il ruolo dell’ERC, (2) non dedicare il dovuto tempo al suo incarico, (3) spendere troppo energie nei rapporti con la Commissione e (4) di dedicarsi troppo ai suoi affari (accademici e imprenditoria) a discapito della sua posizione nell’ERC. Quindi, specificano, la sua descrizione dei fatti non corrisponde a verità:

«Professor Ferrari subsequently resigned on 7 April 2020. Therefore, his resignation in fact followed a written unanimous vote of no confidence. In contrast, Professor Ferrari has stated that the reason for his resignation is that the Scientific Council did not support his call for the ERC to fund a special initiative focused on the COVID-19 virus.»

Nella dichiarazione si precisa anche che le accuse di mancato impegno dell’Unione nella ricerca per il coronavirus sono sostanzialmente mendaci:

«To address this point specifically, we did not support a special initiative because that is not our remit and the Commission’s Research and Innovation Directorate General, with which we are connected, was already very active in developing new programmes to support this research through the appropriate channels.»

Proseguendo poi con un elenco abbastanza dettagliato di quali siano queste iniziative.

Questa frase, che introduce la conclusione della dichiarazione, potrebbe essere presa come un telegrafico, se non aforistico, riassunto della vicenda.

«Therefore, we regret Professor Mauro Ferrari’s statement, which at best is economical with the truth.»

 

L’autore vorrebbe ringraziare Marianna, Stefano, Michele e Lorenzo dai cui post e commenti ha recuperato le fonti necessarie alla stesura dell’articolo.

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