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Politica interna

Liste civiche horror show

manifesto_selvaggio_6L’ultima notizia viene dalla commissione antimafia, che ci comunica che tutti gli impresentabili sono candidati in liste civiche. Non ho grande fiducia in questo “indice degli impresentabili”, ma qualcosa vuol dire. Per il resto, credo sia sufficiente farsi un giro nei Comuni dove si vota: liste civiche piene di riciclati e trombati dei partiti, capobastone assortiti, clan e corporazioni di varia natura, ammucchiate di partitini incapaci di presentarsi da soli e pronti a dividersi nuovamente il giorno dopo, oppure vere e proprie liste civetta da infilare nelle coalizioni.

Ci sono delle pregevoli eccezioni, ma la gran parte di queste “liste civiche” scatena un solo sentimento: orrore. Altro che partecipazione diretta dei cittadini, più che altro si vede la solita, tristissima sfilata di candidati mai visti prima che improvvisamente scoprono la passione per la politica sotto elezioni, per poi sparire nuovamente nel nulla subito dopo, ma non senza aver portato amici, parenti, cani e gatti a votare per la lista che li aveva candidati.

Sono i risultati non soltanto di un sistema, ma di una mentalità imperniata sul proporzionale e sulle coalizioni. Se si passasse ad una politica dalla mentalità maggioritaria tutto questo sparirebbe, ci sarebbe un confronto tra pochi grandi partiti e pochi candidati qualificati, senza tutta questa paccottiglia. Ci deve essere un partito della destra, uno del centro ed un altro della sinistra, organizzati in modo da garantire la democrazia interna, così che chiunque voglia cambiarne il corso possa competere per assumerne la leadership, non andarsene con le sue cricche e le sue correntine in liste civiche satellite.

Nell’attesa che questa mentalità maggioritaria si affermi, si può iniziare a immaginare il sistema elettorale che ne conseguirebbe, con una modesta proposta: per le grandi città non c’è alcun problema a dividere il territorio in collegi uninominali, perché la vastità, la popolosità e le diversità fra i vari quartieri garantiscono collegi di dimensioni congrue e in grado di rappresentare tutte le maggiori sensibilità politiche. Per i Comuni più piccoli va bene il sistema attuale, che sostanzialmente è già maggioritario (ma con la modifica di permettere alle sole prime due liste di entrare in consiglio comunale), mentre si hanno dei problemi  per i Comuni di dimensioni intermedie, dove non è consigliabile applicare lo stesso sistema dei piccoli Comuni perché il maggior numero di consiglieri da eleggere porterebbe ad un riemergere delle logiche proporzionali col voto di preferenza, ma dove non si può neppure chiedere agli elettori di votare liste bloccate di 15 o più candidati. Inoltre bisogna sempre cercare il più possibile la divisione del territorio in collegi, perché limita la competizione elettorale (e la ricerca demagogica e clientelare del consenso) ai soli collegi in bilico, lasciando in pace quelli già sicuri per l’una o l’altra fazione. Al tempo stesso non si possono avere collegi troppo piccoli, incapaci di esprimere candidati qualificati e troppo influenzati dal voto di eventuali piccoli gruppi organizzati.

Allora prendiamo l’esempio di un Comune di 30.000 abitanti e ipotizziamo 15 consiglieri da eleggere. Si divida il territorio in 5 collegi (3 consiglieri da eleggere per collegio) da 6.000 abitanti ciascuno, un numero che è già da piccolo Comune, tale da non cadere nei difetti sopra elencati (se si facessero collegi uninominali, la popolazione di ciascun collegio sarebbe di soli 2.000 abitanti) e ogni lista presenti due candidati consiglieri per collegio, la lista più votata li eleggerà entrambi, la seconda lista eleggerà solo il capolista, le altre nessuno. In questo modo si mantiene la logica maggioritaria e si salvaguardano le opposizioni nei tanti Comuni in cui una fazione risulterebbe vincente in quasi tutti i collegi, data la grande omogeneità politica che si riscontra in molti comuni medi e medio-piccoli, garantendo un’adeguata rappresentanza per tutte le principali fazioni.

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