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Attualità

L’interrogazione parlamentare sul conflitto d’interessi di Di Maio

É del 24 aprile l’interrogazione parlamentare a firma dei senatori Bonino – Richetti sul presunto conflitto d’interessi del ministro Di Maio. Nel testo si può leggere: «Il dottor Carmine America – attualmente collaboratore del ministro Di Maio alla Farnesina e già suo compagno al liceo – risulta essere genero (affine di secondo grado) del proprietario e amministratore unico della Ar.Ter, società basata in provincia di Napoli, attiva nel settore della meccanica di precisione e fornitrice (come riportato peraltro dal sito della stessa Ar.Ter.) di società partecipate del gruppo Leonardo come Agusta Westland, Alenia Aermacchi, Avio Group».

Si evince quindi non solo che Di Maio abbia assunto un ex compagno del Liceo come collaboratore alla Farnesina, ma che possa aver favorito addirittura il suocero di tale collaboratore attraverso la collaborazione dell’azienda di quest’ultimo con il gruppo Leonardo.

Il Movimento 5 Stelle nacque denunciando conflitto di interessi, parentopoli ed amicopoli varie. Eppure questa non è la prima dimostrazione che il detto “predicare bene e razzolare male” si sposa perfettamente con il partito stellato. Ricordiamo infatti i casi della capo-segreteria al Ministero del Lavoro Montanino, e gli innumerevoli casi di parentopoli grillina già riassunti in passato da diversi quotidiani (qui un articolo di Giornalettismo).

E come dimenticare, sempre per quanto riguarda Di Maio, lo scandalo che colpì il padre del ministro l’anno scorso, reo di possedere diverse strutture abusive. Poi abbattute, certo, ma solo una volta beccato.

La doppia morale dell’attuale Ministro degli Esteri, e più in generale del partito di cui fa parte, è ormai un fatto conclamato.

Quello che non si capisce è dove si sia rintanato quell’esercito di scandalizzati, in primis Travaglio, Scanzi e lecchè vari, che per anni ci hanno martellato le parti intime con accuse di parentopoli di questo e di quell’altro politico. Devono aver cambiato priorità. Almeno fino a quanto il prossimo caso non sarà di un partito diverso.

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