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LA GIOSTRA DEI BONUS

Bonus

Molte polemiche e discussioni sui media e social nelle ultime settimane per la proposta governativa della legge di bilancio 2022 che modifica quasi tutti i bonus fiscali per la casa, depotenziandoli; la proposta per il bilancio 2022 in effetti contiene, oltre a modifiche tese ad evitare utilizzi “inopportuni” dei bonus, anche alcune novità discutibili.

Certo nel dibattito parlamentare alcune cose torneranno come prima, ma si tratta comunque di una svolta quasi radicale del Governo, che dopo alcuni giorni ha messo poi ancora una volta la mano sul freno, introducendo nuovi controlli dell’Agenzia delle Entrate sull’esecuzione dei lavori edilizi agevolati dai bonus (DL 11/11/2021 n. 157 subito soprannominato “antifrodi”). 

In merito, l’Agenzia Entrate – come da dichiarazione del suo direttore Ruffini a RAI 3 del 14/11/21-  ha rivelato che sono state riscontrate frodi negli ultimi 2 anni per circa 850 € milioni, dovute all’utilizzo fraudolento del sistema delle ultime agevolazioni fiscali (2020) con i bonus per l’edilizia.

Vi era però già da mesi la preoccupazione che questa “giostra” di bonus non potesse durare a lungo con le regole attuali, per il suo rilevante costo e la sua difficile applicazione (in particolare per i “superbonus” 110%) e per molte incongruenze (ad es. il bonus facciate al 90% senza limite di costo e nessun prezzo di riferimento).

Perché quindi questa manovra “restrittiva” del Governo Draghi che appare a prima vista innanzitutto un inopportuno freno all’industria edilizia che sta ripartendo?  E cosa fare per rigenerare le nostre città utilizzando in modo adeguato lo strumento dei bonus? Per capirlo, di seguito alcune riflessioni e domande.

I bonus per l’edilizia 

I bonus sono crediti fiscali che riguardano:

-Il recupero edilizio di interi fabbricati o di singole unità immobiliari dal 1998 con il BONUS RISTRUTTURAZIONI al 36%, poi portato dal 2007 al 50% attuale. 

-Dal 2007 anche la riqualificazione energetica (ECOBONUS al 65%).

-Dal 2013, con ulteriori agevolazioni nel 2017, si aggiungono gli interventi antisismici (SISMABONUS dal 70 all’85% a seconda della riduzione di una o due classi di rischio sismico).

-Dal 2018 la possibilità di cedere ad alcuni soggetti coinvolti nei lavori il credito fiscale (tranne che a banche, intermediari finanziari ed enti pubblici).

-Dal 2020 BONUS FACCIATE al 90%, SUPER ECO e SISMA BONUS 110% con la grande novità di cedere anche a banche, assicurazioni ed intermediari finanziari il credito fiscale.

Le maggior parte delle misure di cui sopra non sono stabili in quanto prorogate di legge in legge, anche se proseguono da più di 20 anni con alcune variazioni nelle possibilità di usufruirne e nelle percentuali dell’agevolazione. In 20 anni (1998-2019) le agevolazioni fiscali hanno attivato lavori in edilizia e settori affini per 322 miliardi €; (dati rapporto 2019 centro studi Camera Deputati /CRESME; comunicato stampa Camera Deputati 11/12/2019

Superbonus 110% 

E veniamo ai SUPERBONUS 110%, nati soprattutto per far risparmiare energia agli edifici, consolidarne le strutture portanti e rilanciare l’edilizia in crisi da anni e colpita anche dalla pandemia. Le intenzioni sono ottime, ma vanno realmente incontro alle reali necessità del patrimonio edilizio, dei cittadini e degli operatori del settore? 

Non del tutto visto che è servito un anno per “mettere a posto” le norme per ottenere il bonus e far partire in tutt’ Italia la macchina, e che molti già dall’inizio si sono invece orientati verso il “BONUS FACCIATE 90% ed il BONUS 50% di più semplice attuazione, “infischiandosene” della salvezza del pianeta e del pericolo terremoti.

E d’altronde come sarebbe stato possibile spendere in due/tre anni circa 15 € miliardi per i SUPERBONUS con regole poco certe e risanando poi comunque solo “a macchia di leopardo” e senza alcuna priorità gli edifici che ne avevano bisogno? 

E come farlo senza provocare aumenti nei materiali da costruzione che vanno dal 50% ad oltre il 200% a causa della grande richiesta limitata in tempi strettissimi e con un aumento di fatto di almeno il 50% del costo di costruzione in un solo anno! 

Come si può continuare ancora  (dopo 23 anni di attuazione dei bonus fiscali!) con provvedimenti limitati nel tempo e legati ad ogni legge di bilancio, senza una programmazione nazionale e una priorità nella concessione del bonus legata anche a zone territoriali ed alle condizioni di degrado e di rischio sismico degli edifici?

Ed è opportuno concedere a tutti – a prescindere dal reddito – le stesse agevolazioni? Può lo Stato reggere a lungo una tale spesa annua con una accessibilità generalizzata ad un tale grado di agevolazioni?

I bonus ci sono, manca un Piano per spenderli bene

Negli ultimi 50 anni lo Stato italiano ha speso circa 300 miliardi per riparare i danni di terremoti ed altre calamità. 

Inoltre, ad eccezion fatta per i “SISMABONUS” e per il Decreto del Min. Infrastrutture n. 58 del 28/02/2017 e s.m.i..  che definiva la normativa per le linee guida per la  riduzione del rischio sismico degli edifici,  e  per  la costituzione del dipartimento CASA ITALIA presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, non vi sono stati quasi mai reali provvedimenti per la mitigazione del rischio sismico; e che comunque non vi è mai stato un piano nazionale organico dotato, per questo scopo,  di fondi e strumenti finanziari ed organizzativi.  

È oramai più che opportuno varare un Piano nazionale di lungo periodo (almeno 10-15 anni) che, utilizzando i bonus fiscali ed anche la concessione di prestiti con interessi agevolati, abbia un plafond di finanziamenti per ogni anno, con indicazione delle aree geografiche prioritarie e delle aree urbane a maggior degrado edilizio e sociale?

Dopo la guerra si vararono alcuni Piani per ricostruire ed incentivare il lavoro, quali il piano INA CASA (poi GESCAL)  per l’edilizia “popolare”. Ora è tempo non tanto di nuovi quartieri, ma di riqualificare i nostri edifici (e se del caso di sostituirli, a parte quelli “storici”), e con essi l’ambiente urbano in genere, con provvedimenti a lungo termine e norme semplici. Il tutto con una particolare attenzione all’inclusione e all’equità sociale, oltre che alla sicurezza del lavoro nei cantieri. 

Per farlo si può utilizzare anche questo strumento dei bonus a patto che sia finalizzato soprattutto agli scopi suddetti, con la creazione di un corpus normativo stabile che armonizzi le esigenze del patrimonio edilizio privato con le norme sulle agevolazioni fiscali e con quelle edilizie-urbanistiche.    

Troppe volte, negli ulti due decenni, le modalità dei lavori da farsi negli edifici hanno colliso con le previsioni delle norme fiscali e con quelle del Testo Unico per l’Edilizia, creando migliaia di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate ed un corpus normativo “informale” che si affianca alle leggi in materia,  e  che gareggia per complessità solo con l’iperdiscusso Codice degli Appalti. 

In assenza di una simile riforma organica, continueremo a finanziare lodevoli interventi di riqualificazione edilizia, strutturale ed energetica, ma senza priorità di intervento ed equità sociale, ed in numerosi  casi anche senza efficacia e convenienza economica

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