Molti politici, non solo italiani, sono scarsamente lungimiranti: perseguono il crudo obiettivo della rielezione e non l’interesse della collettività. Quindi lisciano il pelo alla maggioranza votante: persone anziane, poco produttive e destinate ad aumentare. Una serie di grafici aiuta ad illustrare il punto.
Il tasso di crescita potenziale a livello mondiale si è più che dimezzato, a causa della consistente discesa della produttività dei fattori e del lavoro. L’Europa è il fanalino di coda, insieme al Giappone, gli Usa rallentano meno.
Raccapriccianti sono le proiezioni della popolazione anziana sul totale della popolazione, soprattutto in Italia dove la forza lavoro “prime –age” (25-54 anni) è tra le più basse al mondo. Come risulta da uno studio della Bce Determinants of the real interest rate: “Allo stesso modo, mentre negli anni ’70 e ’80, il rapporto tra gli anziani (di età pari o superiore a 65 anni) rispetto alla popolazione in età lavorativa (di età compresa tra 15 e 64 anni) era a circa il 20 percento, la Commissione europea prevede che il rapporto di dipendenza degli anziani salirà a oltre il 50 percento entro la metà del questo secolo, mentre il rapporto tra i lavoratori più anziani rispetto ai lavoratori più giovani è cresciuto significativamente negli ultimi decenni. Nello stesso periodo, il tasso di crescita annuale della popolazione lavoratrice è sceso da oltre l’1% a zero e si prevede che diventerà negativo”
La concentrazione della ricchezza in mano all’1% della popolazione più facoltosa è estrema in Usa (dal 11% anni ’70 al 20% attuale) e stabile in Europa, anche se aumentata rispetto agli anni 80 dal 7% al 10% attuale: meno poveri assoluti nel mondo ma con soldi concentrati in poche mani, quindi la classe media si restringe.
Il declino della produttività (fisiologica per globalizzazione e tecnologia), la demografia (invecchiamento popolazione, fuga dei cervelli, ingresso di forza lavoro estera a bassa manovalanza), la bassa qualità del lavoro (poco e meno produttivo, precario con salari decrescenti o stabili da anni), sono le conseguenze di scelte politiche basate su burocrazia, giustizia lenta e incerta, corruzione e mafie che bloccano gli investimenti in infrastrutture, tecnologie e capitale umano. La spina dorsale delle Pmi è priva di ossigeno bancario e non abituata, per ignoranza storica, ad altre forme di finanziamento; la classe media in decadimento, le finanze pubbliche al collasso per i parametri europei…tassare tutto e tutti indistintamente è la soluzione? Non a caso il mercato immobiliare in Italia non si riprende più da anni come succede in Europa. Povera Italia, ci meritiamo quello che siamo, sardine e Mes per distrazione di massa.
Si sta meglio quando va peggio (disuguaglianza e concentrazione ricchezza). L’aumento della disuguaglianza dagli anni ‘90, in Usa, o non ha impedito l’aumento del reddito del “bottom 50%” oppure l’ha favorito (ma rallentando la crescita), comunque sia è un dato positivo.
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godo cmq.