Con le dimissioni di Draghi imposte da Conte (per ragioni esclusivamente elettorali), l’Italia torna ad essere il paese che, senza toccare la piramide di privilegi e di rendite (soprattutto elettorali) con delle riforme incisive, pretende di salvarsi con i soldi degli altri paesi Ue. In un articolo, Nicola Rigo racconta per Immoderati la storia di Conte, lo statista venuto dal nulla. Occorre ricordare sempre che Merkel ha smentito la storia dei meriti di Conte nell’ottenimento del PNRR.
Tra qualche giorno dovremmo chiedere agli europei lo scudo anti-spread (21 luglio) e ambiremmo addirittura alla riforma del Patto di stabilità, oltre ad essere anche determinati a chiedere nuovo debito comune. Non basta evidentemente quello già accordato, che vale, come è stato detto, varie volte il Piano Marshall. La domanda è: dove vogliamo andare? Pensiamo forse di sopravvivere alla giornata a forza di debiti? Per dieci anni, a partire dalla crisi greca, un coro unanime ha chiesto la riforma del patto di stabilità. Con gli europei dubbiosi, abbiamo fatto gli offesi. Primi tra tutti a sentirsi offesi i sovranisti pompati dal Fatto Quotidiano, un giornale tanto occupato dal tema della corruzione italiana quanto determinato a oliare con i soldi europei, presi a debito, il paese che descrive come marcio. Il problema che si pone è, a questo punto, dove cercare il marcio. Troppo facile dire che non è in Danimarca.
Per questa ricerca è utile osservare che nello Sri Lanka senza dubbio del marcio c’è. E nasce proprio da quel tipo di fringe theory a cui ci hanno abituato tanti pensatori ansiosi di essere alternativi al mainstream e al cosiddetto “pensiero unico”.
Per chi volesse prendere nota degli effetti disastrosi delle teorie monetarie strampalate e delle posizioni antiscientifiche, in questo caso in agricoltura, c’è un articolo del Washington Post che racconta come la dinastia dei Gotabaya abbia portato lo Sri Lanka alla fame. Il ministro dell’irrigazione, Chamal Rajapaksa (il cognome è lo stesso del presidente perché è proprio il fratello del presidente) ha insistito perché il paese non seguisse la “mafia dei fertilizzanti chimici”. La conseguenza è che adesso lo Sri Lanka non produce abbastanza cibo, ma non può neanche comprarlo perché, dopo aver stampato moneta a valanga (tanto non si crea inflazione) e contratto un debito enorme, non ha soldi per importarlo. Sugli effetti dell’inflazione, da vedere quello che scrive Filippo Massari su Immoderati.
Tutto questo fa tornare in mente Vandana Shiva (e l’ex ministro Lorenzo Fioramonti di cui è stata consulente) perché la politica agricola dello Sri Lanka si è basata sulle sue teorie. ElioTruzzolillo ha raccontato il personaggio in un esilarante articolo. Indimenticabile la tesi che in passato, quando si amavano le piante e la tecnica cattiva non esisteva, non c’erano carestie. Da qui venne l’idea, ma tu chiamale se vuoi fringe theory, che la Xylella si sarebbe sconfitta con l’amore, e che è stata sostenuta a spada tratta da gran parte degli intellettuali di sinistra italiani e che ha prodotto una polemica con il New Yorker.
Per le buone notizie, su Repubblica (17 luglio) Marta Dassù e Pierangelo Isernia presentano il sondaggio dell’Aspen Institute Italia e dell’Università di Siena: emerge, tra le altre cose, che il 63% degli italiani è favore dell’entrata in Europa dell’Ucraina, e che il 65% attribuisce la responsabilità della guerra a Putin. Da vedere anche il rapporto annuale dell’istituto.
Tra le varie teorie strampalate che prendono piede c’è quella che spiega la guerra come una difesa degli investimenti americani per il grano ucraino. Una fringe theory che lascia intravedere la logica di propaganda: non potendo parlare di risorse naturali o di oleodotti, perché altrimenti i liberi pensatori dovrebbero incolpare i russi, si sono inventati che gli americani possiedono il 51% della terra in Ucraina. Capita così di sentir dire che la Monsanto ecc. ecc.. Tuttavia, la Monsanto non esiste come marchio da 4 anni, essendo ora una divisione della Bayer sementi. Lascio immaginare il resto.
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Giovanni Perazzoli
Giovanni Perazzoli, Ph.D in filosofia a Pisa, borsista dell’Istituto per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce e presso l’Albert-Ludwigs-Universität di Freiburg im Breisgau. Autore per la Rai, poi redattore per “MicroMega”, collaboro adesso con il Think Tank Stroncature e scrivo per “Critica liberale”, “Immoderati”, "Strade", “Filosofia.it”… Sono autore di Il Nulla e la Chimera. Il Sofista di Platone e la distinzione tra essere della copula e essere dell’esistenza (Novecento, 1999); Laicità e filosofia (Mimesis, 2010); Benedetto Croce e il diritto positivo. Sulla "realtà" del diritto (Il Mulino, 2011); Contro il nichilismo giuridico. Ricerca (e fallimento) della fondazione della "filosofia del diritto" del neokantismo giuridico italiano, (“Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici”, 2013); Contro la miseria. Viaggio nell’Europa del nuovo welfare (Laterza, 2014); Complottismo e cultura (NfA 2016). Vivo in Olanda, ma sto per trasferirmi in Francia.