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L’importanza della sicurezza alimentare del Mediterraneo

Si è svolta a a Bruxelles il 17 e il 18 ottobre l’importante Conferenza Annuale di EIT FOOD “Let’s get real about food”, che ha visto la partecipazione del professore Angelo Riccaboni, Presidente della Fondazione PRIMA.

L’intervento del professore Riccaboni si è soffermato sul contesto della regione mediterranea, dove alcuni fattori, quali l’esposizione agli effetti del cambiamento climatico, la debolezza dell’ecosistema dell’innovazione e la forte rilevanza delle Piccole e Medie Imprese, spesso timorose verso la sfida della transizione verde, rendono ancora più evidente la vulnerabilità dell’area. È quindi urgente la necessità di una solida cooperazione tra i vari attori, con la creazione di un ecosistema sociale stabile e caratterizzato da forti investimenti pubblico-privati. 

Secondo il professor Riccaboni:

La regione del Mediterraneo, pur a fronte di una evidente fragilità, ha al suo interno caratteristiche che possono permettere di vincere la sfide della transizione ecologica. Dieta mediterranea, cooperazione nell’innovazione e conoscenze per adattarsi a climi sempre più ostili sono di grande utilità anche per promuovere un’Europa più resiliente, unita e prospera. PRIMA, la più ambiziosa iniziativa di diplomazia scientifica nel Mediterraneo, che ho l’onore di presiedere, contribuisce con soluzioni e progetti concreti di ricerca e innovazione alle sfide globali e regionali costruendo ponti nell’area euromediterranea. Identificazione di geni resilienti del grano duro, tecnologie blockchain, etichettatura intelligente, soluzioni IoT e digitali per dare informazioni sulla qualità del cibo e per la gestione sostenibile delle risorse idriche sono solo alcune delle soluzioni innovative sviluppate dai progetti finanziati da PRIMA. La cooperazione fra ricercatori e imprese del Mediterraneo è essenziale per la sicurezza alimentare e per promuovere un’area euromediterranea sostenibile e coesa.

Il professore Riccaboni è intervenuto all’importante panel insieme a Lukas Visek, membro del gabinetto del Vice-Presidente della Commissione Europea Frans Timmerman e ad Hila Cohen, Head of Business Development and Chief of Staff del World Food Programme (WFP) Innovation Accelerator, riflettendo su come la situazione geopolitica abbia provocato criticità legate alla sicurezza alimentare, impensabili fino a poco tempo fa.

La sicurezza alimentare è stata per alcuni decenni considerata un obiettivo raggiungibile dalla comunità internazionale, grazie agli effetti della rivoluzione verde che avevano condotto a un enorme aumento delle rese agricole. Inoltre, le politiche di sussidi all’agricoltura da parte di alcuni grandi produttori come l’Europa e gli Stati Uniti avevano determinato tra il 1976 e il 2001 un crollo di circa il 53 per cento del prezzo dei prodotti agricoli di base, favorendo la loro importazione da parte di quei paesi le cui rese agricole non erano sufficienti a rispondere alla domanda interna.

La sicurezza alimentare è una priorità per il nostro Paese, che ha contribuito a porla in cima all’agenda internazionale. Le istituzioni italiane con la FAO stanno provando a fare il massimo sforzo per scongiurare una catastrofe alimentare globale. Raramente la scarsità di cibo ha avuto un tale impatto mondiale, contribuendo ad accrescere una crisi alimentare che già interessava diverse aree del mondo. Ora, la guerra in Ucraina sta rischiando di causare una crisi alimentare globale e totale. Si tratta di una crisi che potrebbe avere conseguenze ancor più devastanti, perché può destabilizzare Stati già fragili e istituzionalmente deboli, innescare nuove guerre e generare flussi migratori sempre più massicci e difficili da governare nel Mediterraneo.

L’emergenza sanitaria e quella energetica stanno riscrivendo le logiche geopolitiche del Mediterraneo. Ritorna essenziale tornare a puntare sulla cooperazione internazionale e sulla ricerca scientifica comune per affrontare con risolutezza le problematiche regionali legate alla sicurezza alimentare.

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