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Economia & Finanza

Il Trentennio Maledetto del Debito 1965-1995

Sembra difficile trovare le soluzioni per il mostruoso Debito Pubblico italiano, quando basterebbe fare il contrario delle scelte che ne furono causa, come in un sistema di vasi comunicanti dove si fa fuoriuscire il liquido in eccesso (debito) per riequilibrare i conti.

Una seria analisi dei conti è possibile grazie ai dati raccolti dall’OCPI: “I numeri della finanza pubblica dal 1861 a oggi”.

1) Il rapporto debito/Pil ha vissuto le seguenti fasi:

  • a) 1880-1900 il rapporto al 100%, flessione a circa il 75% negli anni precedenti la Guerra Mondiale dopo la quale per lo sforzo bellico toccherà punte del 150% (1920-1924)
  • b) ritorno a 100% fino alla Seconda Guerra Mondiale con minimo assoluto nel 1947 a 25,67%
  • c) stabile fino al 1965
  • d) poi sopra il 30% dal 1966 intraprendendo un trend in salita che lo porterà al top del 1994 a sfiorare il 120%: in 30 anni +90%
  • e) con l’ingresso nell’Euro il rapporto scende, insieme agli interessi, a 104% nel 2007
  • f) dal 2008 riprendere a salire a seguito delle varie crisi (Lehman Brothers, debiti europei, spread2011, Npl banche 2015).

2) Le uniche breve fasi, post belliche, di discesa del rapporto sono state: anni 50/60, sul finire degli ’80, nel periodo 1994-2006.

3) Dal 1975 al 1995 il deficit pubblico era in media attorno al 10% (iniziò a crescere alla fine degli anni’60).

4) La tragedia è riassumibile con una semplificazione: se consideriamo e-g come la differenza tra il tassodi crescita del Pil e quello del debito pubblico totale (non solo degli interessi), vediamo che le fasi positive sono poche e con impatto limitato, mentre quelle negative sono prolungate e profonde,particolarmente nel trentennio maledetto 1965-1995.

I deficit al 10% degli anni ’80 dovevano finanziare anche gli interessi sempre maggiori da pagare per finanziare il nuovo debito pubblico, insieme ad una maggiore spesa in welfare non sostenibile nel lungo periodo. Contestualmente esplodevano le spese relative alle autonomie delle Regioni (che entrano in vigore nei primi anni ’70).

Tali macro fenomeni insieme a mille rivoli di spesa crearono la spirale del debito, mentre la classe politica dell’epoca, pensava di crescere ai ritmi del boom economico degli anni ’60 e finanziare spese folli quali le baby pensioni, le assunzioni negli enti locali o i sussidi a pioggia.

Da allora i governanti non hanno mai cambiato verso: sono rimasti egoisti e fedeli al culto della poltrona. Anche coloro che si spacciano per paradigma di novità contro la “Kasta” non hanno fatto altro che comprare consenso con i fondi pubblici esattamente come nella Prima Repubblica.

La classe dirigente post 1995 senza eccezioni ha cercato di raccogliere le briciole del disastro e puntare sull’ignoranza del popolo cercando “nemici esterni” a cui attribuire le proprie colpe.In un paese ad alto tasso di analfabetismo funzionale questa strategia paga. Alla fine non si sfugge al proprio destino collettivo: ci meritiamo quello che siamo.

2 comments

Dario Greggio 19/02/2020 at 00:38

yep.

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Andrea Alquati 13/08/2020 at 16:37

Il finale è degno di un bambino di quinta elementare, peccato ormai quello sia il livello degli universitari

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