Quest’anno Mario Draghi ha partecipato al Meeting per l’amicizia fra i popoli organizzato dal movimento cristiano Comunione e Liberazione all’interno della Fiera di Rimini.
Online è possibile trovare il testo integrale dell’intervento, che vi invitiamo leggere per coglierne autonomamente sfumature e riferimenti. Di seguito riassumiamo i punti salienti.
Europa
La cosa che più mi colpisce ascoltando le parole di Draghi è come l’ex presidente della BCE parli di Europa, a più riprese, ergendola a strumento focale per la gestione presente della crisi, e come stella polare per la ricostruzione futura economica, ma anche etica, delle nazioni.
“Dopo decenni che hanno visto nelle decisioni europee il prevalere della volontà dei governi, il cosiddetto metodo intergovernativo, la Commissione è ritornata al centro dell’azione. In futuro speriamo che il processo decisionale torni così a essere meno difficile, che rifletta la convinzione, sentita dai più, della necessità di un’Europa forte e stabile, in un mondo che sembra dubitare del sistema di relazioni internazionali che ci ha dato il più lungo periodo di pace della nostra storia.”
Un inno all’Europa, baluardo di salvezza per l’Italia, che speriamo sappia ripagare la solidarietà e l’assistenza emarginando dal confronto ideologico dei partiti temi vetusti e logorati come “l’Italexit”, spostando piuttosto il dialogo verso tematiche non focalizzate a fare passi indietro, ma a migliorare il sistema economico, politico e valoriale europeo.
Governi Nazionali
Draghi non si dimentica di richiamare all’ordine e alla responsabilità i governi nazionali, i quali ricevono il passaggio di testimone dall’Unione con il compito di rendere operative le azioni di salvataggio e ricostruzione permesse dalla stessa Europa.
“Da questa crisi l’Europa può uscire rafforzata. L’azione dei governi poggia su un terreno reso solido dalla politica monetaria. Nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale”.
Debito pubblico, buono o cattivo?
Bene quindi i provvedimenti per assistere nel breve periodo il mondo delle aziende e le necessità delle fasce di popolazione più esposte alla povertà, ma Draghi fa anche una importante distinzione fra la qualità del debito che, piaccia o meno, stiamo già accumulando sulle spalle delle nuove generazioni, e che solo alla luce di come verrà impiegato dai governi nazionali potrà essere giudicato “debito buono” o “debito cattivo”:
“Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi – ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. -, se è cioè “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo””.
I giovani
“Ma c’è anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.”
Sono numerosi i riferimenti ai giovani, i comportamenti per i quali si trovano nell’occhio del ciclone mediatico dopo le dichiarazioni dell’OMS sulla pandemia che sta cambiando, spinta dai contagi degli under-40.
Andiamo oltre le riflessioni che si potrebbero fare sul limite dei 40 anni che l’OMS utilizza per delineare il perimetro dei giovani, per focalizzarci sul messaggio. Draghi da una lettura della crisi economica mettendosi nei panni delle nuove generazioni, già provate da recessioni economiche e prospettive di carriera e futuro incerte, e ora chiamate ad affrontare proattivamente l’ennesimo allarme.
“Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri.”
La sostenibilità
Alla “questione giovani” Draghi affianca anche la “questione ambientale”, tracciando quindi quella che potrebbe essere interpretata come una strada della sostenibilità che trova un equilibrio nel binomio giovani-ambiente.
“La protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita, è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto nella risposta dei governi a quello che è il più grande disastro sanitario dei nostri tempi. La digitalizzazione, imposta dal cambiamento delle nostre abitudini di lavoro, accelerata dalla pandemia, è destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società. È divenuta necessità: si pensi che negli Stati Uniti la stima di uno spostamento permanente del lavoro dagli uffici alle abitazioni è oggi del 20% del totale dei giorni lavorati. Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani.
Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio.”
Trasparenza, caro Conte
Draghi inoltre fa un appello alla trasparenza dei Governi. Nella situazione di crisi si è reso necessario un ricorso alla discrezionalità dei governi nazionali, ma questa autonomia straordinaria deve essere compensata da una maggiore trasparenza in merito alle azioni poste in essere, in modo da permettere alla società civile di verificarne la coerenza con il mandato affidato alla classe politica.
Le parole di Draghi si fanno interessanti se lette alla luce delle recenti vicende, ad esempio il segreto di Stato posto da Conte sugli atti del Comitato tecnico scientifico aventi ad oggetto il Coronavirus, conclusosi con la consegna degli stessi atti, richiesti dal Copasir, alla Fondazione Einaudi.
Il diritto all’informazione dei cittadini rappresenta quindi un nodo cruciale per la gestione della pandemia e delle conseguenze sociali che ne derivano.
Il Futuro
L’ex presidente della BCE è tra le personalità politiche più apprezzate dagli italiani (il 59,3% stando ai risultati emersi dal sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per Sky Tg24) dedica ai giovani anche la chiusura del suo discorso.
Draghi infatti non termina in modo pessimistico il suo intervento, anzi. Lo fa in modo da far trasparire fiducia nel domani, e in particolare nel domani delle nuove generazioni. Ad una sola condizione: la loro preparazione.
“La strada si ritrova certamente e non siamo soli nella sua ricerca. Dobbiamo, lo dico ancora un’ultima volta, essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro.”
Mi auguro che il Governo italiano, e in particolare la ministra Azzolina, si soffermino a lungo su queste parole.
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