Breviario delle risposte di analisi della sconfitta per far ripartire la sinistra da tot anni:
-Dobbiamo tornare a parlare con le persone.
-Dobbiamo recuperare il rapporto con le categorie che abbiamo perso.
-Quelli una volta votavano a sinistra.
-Dobbiamo avanzare proposte forti.
-Dobbiamo recuperare i voti casa per casa.
-Ci siamo dimenticati dei più deboli.
-Dobbiamo tornare nelle periferie.
-Dobbiamo ascoltare di più.
-Dobbiamo ripartire da una mobilitazione generale.
-Bisogna pescare nell’astensionismo.
-Dobbiamo tornare a girare l’Italia.
-Bisogna ripartire dalla scuola.
Ieri in un’intervista Giovanni Floris ha fatto una considerazione interessante, che credo trovi una convincente spiegazione nel saggio “La democrazia del narcisismo” di Orsina: ormai votiamo i politici che si lamentano delle stesse cose di cui ci lamentiamo noi, non tanto per risolvere qualcosa. Io credo che la crisi del PD sia nel breve termine irrisolvibile perché è considerato il partito che ha “meno diritto” di lamentarsi di qualcosa. E che si considera tale: di cosa si lamenta oggi il PD?
Considerata questa situazione mi impegnerei per il bene del Paese ad essere il partito/fronte meglio attrezzato per risolvere qualcosa, prima e dopo che l’onda sfascista sia passata. Perché già c’è. Invece di questa continua autoflagellazione che dura da anni impegnarsi nel proporre idee con un po’ di coerenza e linearità senza giravolte emergenziali porterebbe a una maggiore autoconsapevolezza e offrirebbe un’alternativa sana al Paese. Magari non vincendo subito, ma convincendo più persone. Cosa che per quanto possa sembrare paradossale, in politica conta ancora di più.
1 comment
Ti sei dimenticato, nell’elenco puntato iniziale del classico
“Dobbiamo costruire una sinistra inclusiva”