Nell’istante in cui, accedendo al varco che collega il corridoio centrale all’uscita del lato di via San Barnaba, mi sono imbattutto in una piccola comitiva – cinque o sei persone – che correva verso di me, ho pensato che si trattasse di un gruppo di avvocati in ritardo per un’udienza, ai quali doveva essere stata cambiata all’ultimo minuto l’aula assegnata per la discussione.
Non urlavano. La loro espressione allarmata, invero, non era affatto diversa da quella che si può riscontrare ogni giorno, passeggiando per gli androni del Tribunale, scrutando i volti di taluni avvocati e praticanti in coda davanti alle Cancellerie, alcuni preoccupati per l’imminente scadenza, altri amareggiati perché privi del dono dell’ubiquità – di cui talvolta necessiterebbero – altri ancora con le dita delle mani tremolanti o nervosamente aggrovigliate le une alle altre, assorbiti dall’ansia.
Un istante dopo, tuttavia, osservando un altro manipolo di persone che, dal fondo della medesima corsia, mi venivano incontro a gran velocità, evidentemente fuggendo da qualcosa, ho chiesto: “Che succede?”
“Scappa!”
Non c’era tempo, evidentemente, per dilungarsi in spiegazioni, così mi sono unito ai fuggiaschi, un po’ confuso, ma solo per un paio di secondi. Immediatamente, infatti, ho sentito chiaro e nitido il rumore di un colpo di arma da fuoco. Il Tribunale di Milano è imponente, un vero e proprio labirinto distribuito su sette piani (otto considerando i sotterranei). In quel momento, non avevo idea del luogo esatto di provenienza dello sparo. Senza voltarmi, non ho pensato ad altro che a raggiungere il più in fretta possibile l’uscita di via Freguglia.
Nel breve tragitto, ho sentito altri colpi e visto il terrore crescere negli occhi degli altri fuggiaschi che mi domandavano, mentre correvano al mio fianco, se avessi idea di quel che stava accadendo.
Credo di aver raggiunto l’uscita del Tribunale in meno di un minuto. Percorrendo il corso di Porta Vittoria, mi è parso di essere sul set di una pellicola d’azione. Innumerevoli autovetture e motocicli dei carabinieri e della polizia, con le sirene spiegate, si affrettavano a raggiungere il luogo del misfatto.
Attraversati il largo Augusto ed il corso Europa, conscio di essere ormai abbondantemente al sicuro, mi sono preso una pausa, prima di rientrare in ufficio, per avvisare i familiari e per fumarmi una sigaretta in piazza San Babila. I fumatori mi crederanno se confesso loro che mai sigaretta fu più goduta.
Con il trascorrere dei minuti, grazie ai rumors condivisi sui social network ed alle notizie divulgate dai quotidiani online, prendeva forma la dinamica del delitto: secondo quanto riferito dal procuratore di Milano, Edmondo Bruto Liberati, tale Claudio Giardello, imputato per bancarotta fraudolenta nel processo Magenta Immobiliare, si sarebbe introdotto nel Palazzo di Giustizia dall’ingresso riservato agli avvocati, ai magistrati ed ai cronisti, esibendo un tesserino falso – evitando, quindi, di passare dal metal detector adiacente all’ingresso pubblico. Giunto al terzo piano, dal lato di via Manara, avrebbe ucciso dapprima l’avv. Lorenzo Claris Appianis – il legale che lo aveva difeso in un precedente giudizio – ed il suo ex socio, nonché coimputato, Giorgio Erba, oltre a ferire il dottore commercialista Stefano Verna. Successivamente, sceso al secondo piano, si sarebbe diretto verso la stanza 250, dove era collocato l’ufficio del Giudice Fernando Ciampi e, una volta entrato, lo avrebbe freddato senza esitazione.
Incredibilmente, pare che il killer, dopo aver seminato il panico, sia riuscito a fuggire a bordo di uno scooter ed a giungere fino a Vimercate, dove finalmente è stato arrestato.
In questo momento, il dibattito sull’evidente inadeguatezza dei sistema di sicurezza è più acceso che mai. Effettivamente, è innegabile che il fatto che una persona armata possa fare tranquillamente ingresso in Tribunale, non è rassicurante, ma, soprattutto, non è accettabile.
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Ne dedicò che qualsiasi avvocato possa entrare armato in tribunale, fare una strage ed uscire indisturbato. Se il Giardiello si fosse messo una maschera chi mai lo avrebbe identificato ?