Si fa un gran parlare di revisione dei trattati europei e del patto di stabilità dell’Unione Europea evocando una nuova stagione (un new-new deal) di spesa pubblica a manetta.
In realtà per avere l’agognata flessibilità non serve cambiare alcun trattato, non serve alcun nuovo paradigma né una Commissione di bocca buona: basta applicare le clausole che già esistono.
Basta, e qui casca l’asino, spendere bene. Pratica nella quale i nostri governanti si sono dimostrati negli anni del tutto incapaci.
La Commissione ha più volte richiamato la disponibilità a sforamenti del Patto di stabilità se giustificati da credibili previsioni di impatto sulla crescita; sul sito del Consiglio, addirittura, la flessibilità è incoraggiata con queste parole “(if) Making the best use of the flexibility within the existing rules of the SGP”.
D’altra parte di questa maggior flessibilità l’Italia ha usufruito abbondantemente negli ultimi anni per poi gettare allegramente nel water soldi che dovevano essere usati per investimenti e infrastrutture.
Prendendo le previsioni della Nota di Aggiornamento del Def per ogni anno successivo e aggiustando il dato per il disavanzo effettivo a fine esercizio: dal 2012 al 2018 abbiamo fatto 69 miliardi di extradeficit. Verificare per credere: