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Politica internaVenti dall'isola

Eravamo il futuro, l’intervento di Pietro Verzelli all’evento bolognese di +Europa

Sabato 18 Gennaio si e’ tenuto a Bologna “Una Generazione avanti – idee per l’Italia che verrà“, evento organizzato da +Europa per discutere e avanzare proposte sul tema dell’equita’ intergenerazionale. Tra gli invitati vi erano nomi di spicco come Elsa Fornero, Carlo Cottarelli, Oscar Giannino, Serena Sileoni, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Marco Cattaneo e molti altri invitati esterni assieme ovviamente ad Emma Bonino, Benedetto Della Vedova, Giuliano Cazzole e svariati ed iscritti a +Europa. L’intero evento e’ stato registrato ed è accessibile sulla pagina facebook di +E.

Ho avuto l’onore di essere invitato, assieme a questi relatori di altissimo livello, per parlare a nome del Comitato Ventotene di come i giovani e le tematiche a loro care siano ignorati dal dibattito politico ed esclusi da ogni discussione.  Ciò che abbiamo voluto rimarcare è’ che non basta asserire di essere dalla parte dei giovani e di voler fare qualcosa per loro: la questione generazionale può essere affrontata in modo corretto solo permettendo anche ai giovani di avere voce in capitolo nelle questioni che li riguardano. Emma Bonino, proprio in tale occasione, ha dichiarato che non vorrebbe lavorare per i giovani, ma lavorare con i giovani ed ha auspicato la venuta di una Greta del debito pubblico, che riesca a coinvolgere i giovani sulle tematiche economiche allo stesso modo in cui la giovane svedese li coinvolge sulle questioni ambientali.

Ma affinché ciò avvenga, devono venirsi a creare le condizioni necessarie: i giovani devono essere considerati una parte attiva della società, non una categoria “protetta” a cui rivolgersi solo alla ricerca del consenso. Ben vengano le iniziative rivolte ai giovani, ben venga il voler pensare ai giovani, ma la tematica centrale è fare in modo che il sistema  paese rimetta il futuro e non il passato al centro del dibattito, il lavoro e non le pensioni, le opportunità e non i privilegi.


Di seguito, il testo completo dell’intervento.

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Buongiorno,

contrariamente a quanto potrebbe sembrare non sono il cosplay di Bonaccini.
Sono Pietro Verzelli e oggi vi parlo a nome del Comitato Ventotene. Il Comitato Ventotene è un’associazione culturale nata qualche anno fa ad opera di un gruppo di ragazzi che aveva un obiettivo in mente: cambiare la narrativa che domina i media e i social. Il nostro motto è Europa, Hashish e Laissez-faire e vuole descrivere i valori per cui ci battiamo: l’integrazione europea, le libertà individuali e i diritti civili, le libertà economiche e il libero mercato.
La nostra missione è riuscire ad attecchire con le nostre idee in quelle fasce della popolazione che subiscono quotidianamente una propaganda satura di approssimazione e falsità.

Oggi però sono qui a parlare a chi, almeno in teoria, dalla nostra parte lo e’ già. Dobbiamo però chiarirci su quale sia la nostra parte. Dovrebbe essere quella del futuro; e il futuro sono i giovani. Però, come ho scritto anche alla professoressa Fornero in una mail, mi sembra che si stia parlando molto DEI giovani e per nulla COI giovani.

Questo finisce per avere due risvolti:

  1. Non si parla ai giovani: Nessuno si preoccupa di portare loro alcun messaggio. Del resto non votano, non partecipano al dibattito non sono utili in termini elettorali. Invece di parlare di istruzione o mercato del lavoro, ci si concentra sull’immigrazione sulla sicurezza e sulle pensioni. Nessuno però dice loro che 816mila italiani si sono trasferiti all’estero negli ultimi 10 anni. Nessuno dice loro che dallo scorso dicembre ci sono più italiani all’estero che stranieri in italia. Che solo lo scorso anno sono emigrati 33mila diplomati e 29 mila laureati. Che un quinto ha meno di 20 anni e due terzi meno di 50. Che la disoccupazione è al 9.8% con picchi del 16% al sud. Che la disoccupazione degli under-24 è 25,7% ma tra gli over 50 è al 5.5%. Che l’occupazione femminile è al 50% e al sud addirittura al 33%. Pero’ ai giovani parliamo dei meme e del Cicciogamer, come se fossero quelle le uniche cose interessino loro.
  2. Non si ascoltano i giovani: Non si vogliono ascoltare le loro istanze e i loro problemi, le loro richieste e  le loro necessità. Ci si limita a dare a loro un posto di rappresentanza (una sorta di “quota giovani”), li si usa per attaccare manifesti e distribuire volantini, a farli parlare dopo pranzo mentre “gli adulti” finiscono la pausa caffè. Si riduce un’intera generazione (che e’ quella che sta pagando e paghera’ le vostre pensioni) ad un ruolo di muta rappresentanza. Il pratica si apprezzano i giovani che sanno stare un passo indietro.

Ed è questo il vero problema: considerare un’intera fascia della popolazione non come una componente attiva e fondamentale per il tessuto produttivo della società ma ridurla a semplice strumento di propaganda. Si dice “alziamo le pensioni perchè con quei soldi i nonni potranno supportare i nipoti” senza dire che quei soldi saranno presi ai giovani stessi, che si stanno affacciando ora al mercato del lavoro.

Proprio ieri su La Repubblica (non esattamente un quotidiano sovranista) è uscito un articolo che descrive il crescente peso delle pensioni sul PIL (17%) e l’aumento del divario tra pensioni e salari: le pensioni sono cresciuta del 70% mentre i salari solo del 35%, praticamente nulla al netto dell’inflazione. Ma il titolo era “pensionati, più di uno su tre vive con meno di mille euro al mese“. Lo capite, è questo il problema. È una questione di narrativa.

E qui, è vero, stiamo indicando la giusta direzione, mentre la classe dirigente ignora totalmente questi segnali, concentrandosi sulla ricerca del consenso. Ma non basta, non è più sufficiente indicarla, bisogna anche percorrerla. E capite che vedere sul manifesto di “una generazione avanti” tre persone che lottano e hanno lottato, è vero, per giovani ma che giovani non sono, forse fa un po’ storcere il naso alle ragazze e ai ragazzi che militano nei partiti e nelle associazioni e che di questi sono la spina dorsale.
Perché, come ho detto, è giusto parlare ai giovani e coi giovani, ma poi bisogna anche far parlare i giovani.

Noi giovani siamo il futuro. Anzi, eravamo il futuro.
Perché questo e’ un paese che ha scelto di voltarsi e concentrarsi sulla strada già percorsa invece che su quella ancora da percorrere. Di bloccare ogni innovazione e ogni rivoluzione per dedicarsi alla sacra preservazione della parola lasciata dai padri.

Ma invece di ascoltare i padri, bisogna ascoltare i figli: perché il mondo va in avanti, non all’indietro.

Grazie

2 comments

Massimo Pianta 30/01/2020 at 11:10

Mi riferisco all’intervento di Pietro Verzelli a Bologna. D’accordo quasi su tutto (parlare con i giovani e non dei giovani, creare lavoro e fermare la fuga all’estero, la rappresentazione volutamente distorta della realtà da parte della politica,…), però con elementi che mi lasciano perplesso:
cosa significa “i giovani non votano” però più avanti “stanno pagando le vostre pensioni ecc. ecc.”? Se non votano perché non possono ancora farlo (=non hanno l’età) allora non stanno ancora pagando la pensione di nessuno; se non votano perché potrebbero, ma non lo fanno, non mi pare che nessuno li costringa a non votare, bisognerebbe che loro stessi si chiedessero come mai non ci vanno. Io a votare ci vado sempre, e come me masse sterminate di persone. Quanto alle pensioni, le paga tutta la forza lavorativa attiva, e non solo i giovani. Se è per quello, noi cinquantenni stiamo pagando i pensionamenti con 15 anni di servizio di parecchi nostri genitori.
Trovo che il disinteresse e la manipolazione che Verzelli giustamente lamenta a proposito dei giovani, in realtà si applichino a tutte le fasce di età (gli adulti? Solo portafogli da spremere di tasse quando hanno lavoro; gli anziani? Solo serbatoio di voti, specialmente reazionari e sovranisti), quindi mi pare che l’intervento soffra un po’ anche lui della stessa retorica giovanilistica (… i “gggiovani” di cui ci si riempie sempre la bocca) di cui si lamenta: l’attenzione manca per i cittadini di tutte le età. Inoltre tutto questo invocare continuamente i giovani contrasta in modo evidente con la circostanza che, in una società così complessa e sempre meno mobile, i giovani siano freneticamente (e spesso in modo frustrante) impegnati a cercare di costruirsi uno straccio di vita accettabile, e non gli resti molto tempo per l’impegno sociale. Naturalmente questo è un discorso generale (c’e’ chi riesce a fare tutte e due le cose e chi nemmeno una), ma non è solo la società a coinvolgere poco i giovani, sono anche loro (almeno per il motivo di cui sopra) a non volere spesso farsi coinvolgere.
Saluti

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Pietro Verzelli 03/02/2020 at 12:00

>cosa significa “i giovani non votano” però più avanti “stanno pagando le vostre pensioni ecc. ecc.”?

Intendevo dire che l’affluenza tra i giovani e’ bassa, non mi riferivo ai giovani non ancora in eta’ da lavoro.

Sul nominare i giovani continuamente: quello era il motivo per cui sono stato chiamato (il Comitato Ventotene si occupa essenzialmente di quello) ed era anche il tema dell’evento (e, da 26 enne, e’ anche la categoria di cui faccio parte), quindi e’ normale che l’intervento vertesse su quelli. Spettava ad altri portare nel dibattito le questioni che Lei menziona, a me interessava semplicemente invitare ad un coinvolgimento autentico (e non solo di facciata) anche della componente giovanile.

Ha senso il discorso che nulla vieta ai giovani di partecipare attivamente alla vita del paese, ma anche la politica subisce i meccanismi di domanda e offerta e non mi pare che nessuno si rivolga mai ai giovani in modo esplicito e con proposte concrete, se non forse le frange piu’ estremiste dello spettro politico.

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