Un curioso gioco della sorte ha fissato per il 5 Maggio 2020, centonovantanovesimo anniversario della morte di Napoleone, nella cittadina renana di Kalrsruhe, il prossimo appuntamento tra l’Europa e la sua convulsa storia di scismi e ricomposizioni. In tale data infatti, la Corte costituzionale tedesca (Bundesverfassungsgericht) – insediata appunto nel capoluogo del Baden, dal nome antonomasticamente imperiale – si pronuncerà sul ricorso presentato dal Professor Markus Kerber contro i programmi di acquisti obbligazionari adottati dalla BCE sotto le presidenze di Mario Draghi e poi di Christine Lagarde.
La missione di Draghi e Lagarde
I giochi di specchi del destino, d’altronde, sono il filo conduttore di tutta questa storia, se le vicende dei “Custodi della Valuta” (Währungshüter, come la stampa tedesca ama definire i banchieri centrali) di Francoforte e delle loro battaglie per l’Euro, si svolgono proprio a ridosso delle ombrose foreste renane, dove la tradizione ambienta le saghe dei Nibelunghi, coi loro eroi uccisori di draghi (Drachentöter) e col loro oro maledetto.
In realtà, i primi programmi di acquisto di titoli di debito governativo e societario (ABSPP e PSPP) furono lanciati dalla BCE nel 2014/2015. Lo scopo era quello di contrastare, mediante un’espansione della massa monetaria, la deflazione esogena trasmessa all’Eurozona dal crollo dei prezzi delle materie prime d’importazione. Tuttavia, allorché la politica comunitaria fu messa a soqquadro dalle intemperanze di Tsipras, fu chiaro che l’Eurotower, varcata la soglia dei mercati obbligazionari, si era di fatto investita – nolente o forse piuttosto volente – del ruolo di garante di ultima istanza dell’integrità dell’Eurozona. Stante la capacità dell’istituto di Francoforte di arrestare o invertire qualunque flusso di capitali che potesse mettere in pericolo la tenuta del blocco.
In quella circostanza, Draghi agì di concerto con Lagarde, allora presidente del FMI, al fine di scongiurare l’espulsione della Grecia dall’Unione Monetaria, resistendo alle pressioni esercitate in senso opposto dall’ala più oltranzista della destra economica tedesca e nord-europea. Analogamente, allo scoppio della Grande Pandemia nel 2020, Draghi, col suo celebre editoriale sul Financial Times, e Lagarde, mediante il lancio del programma PEPP, si sono adoperati, secondo le rispettive possibilità, affinché fossero puntellate le giunture finanziarie che tengono insieme i diciannove Stati dell’Eurozona e segnatamente i più fragili membri del Sud.
Tuttavia, se all’interno della stessa BCE le riserve in merito a tale politica interventista sono state tanto vaste da culminare nell’aperta fronda delle banche centrali tedesca (Bundesbank), olandese, austriaca e persino francese, era scontato che il Blocco del Nord e il partito del rigore avrebbero presto opposto un antagonista alla linea Draghi-Lagarde.
Markus Kerber
È un ulteriore anello della catena di fatalità di questa epopea post-moderna che il lupus in fabula della faglia monetaria romanico-gotica, Markus Kerber, sia nativo di Bielefeld. Tale luogo infatti è associato come nessun altro ad Arminio (Hermann), il primigeneo ed archetipico eroe nazionale germanico che nel 9 DC sbaragliò le legioni dell’Imperatore Augusto a Teutoburgo, stroncando bruscamente il processo di latinizzazione delle tribù proto-tedesche.
Kerber, professore di diritto e già teorico della separazione dell’Eurozona in un’Unione Monetaria Settentrionale ed in una Meridionale, nel proprio ricorso contesta due aspetti. Il primo è che il sistema di voto per testa, vigente al Consiglio Direttivo della BCE, sia compatibile col carattere vincolante delle decisioni di quest’ultimo. L’ovvia implicazione è che alla Bundesbank, andrebbe riconosciuto il diritto di non prendere parte alle operazioni straordinarie, qualora la banca centrale tedesca non fosse allineata alle decisioni della maggioranza numerica; specialmente ove la maggioranza numerica non coincidesse con la maggioranza delle quote. Il secondo è che programmi di acquisti obbligazionari possano essere lanciati senza che ne sia stabilito a priori un limite temporale, essendo tale limite l’unico discrimine tra un puro e semplice intervento di allentamento monetario – destinato presto o tardi ad essere sterilizzato – ed una monetizzazione del debito surrettizia, come verrà spiegato più diffusamente nel seguito dell’articolo.
L’impatto di entrambe le obiezioni è potenzialmente dirompente. Tuttavia riteniamo che la prima, in sé e per sé, a prescindere dalla legittimità giuridica, rappresenti una rivendicazione tanto irrealistica da non avere speranza di affermarsi, se non in subordine alla seconda. La fissazione di un limite temporale alle operazioni straordinarie della BCE è invece un tema attuale sul quale riteniamo possibile un pronunciamento netto della Corte e solo in riferimento a tale limite è verosimile che i giudici di Karlsruhe riconoscano alla Bundesbank un diritto al ritiro unilaterale dall’operatività dell’Eurotower.
La monetizzazione
La monetizzazione, dunque. Vista l’esplosione dei debiti pubblici dei Paesi avanzati causata dalla Grande Pandemia, è stata proposta da più parti di cancellare le passività governative “monetizzandole”, ovvero mediante l’emissione da parte delle banche centrali di valuta fresca con cui stornare le obbligazioni sovrane depositate negli attivi dei loro portafogli.
Poiché tale procedura è vietata degli statuti sia della BCE che della FED, è stato suggerito lo stratagemma di sostituire la monetizzazione con un impegno al rinnovo perpetuo degli acquisti di titoli di stato di volta in volta in scadenza da parte delle banche centrali. I debiti pubblici non sarebbero quindi contabilmente cancellati dai bilanci di queste ultime, ma vi verrebbero congelati per l’eternità e quindi svuotati di significato finanziario. Ebbene, proprio questa prospettiva sarebbe stroncata in culla dalla Corte di Karlsruhe, qualora essa imponesse l’obbligo di fissare un preciso limite temporale ai programmi di acquisiti obbligazionari; o qualora essa sancisse il diritto di ritiro della Bundesbank, ove tale condizione non fosse soddisfatta.
Il dilemma è tra la remissione di fatto di un debito che rischia di schiacciare le potenzialità di crescita dell’economia europea, specialmente del Sud, e la tutela ad oltranza del potere d’acquisto e della credibilità dell’Euro. Senza istituire parallelismi con la sacralità dell’oro nella spiritualità ancestrale germanica, è evidente che per l’ala rigorista nord-europea è qui in gioco la cultura della stabilità monetaria (Stabilitätskultur), ovvero la dottrina del contenimento dell’inflazione e della svalutazione del denaro, quale presupposto del mantenimento di elevati livelli di competitività e produttività. La strenua e talvolta incompresa vocazione della Germania ad essere nazione risparmiatrice ed esportatrice piuttosto che consumatrice è peraltro radicata anche in una gloriosa ed elevata filosofia del lavoro, che ha trovato forse la sua più luminosa espressione nella dialettica hegeliana della servitù e della signoria.
In conclusione, ad oggi non è dato sapere come si risolverà lo scontro istituzionale e di principio sugli acquisti obbligazionari della BCE: se il partito del condono prevarrà e l’Eurotower, come i draghi delle fiabe nordiche, finirà per ingoiare i debiti sovrani europei; o se Markus Kerber ne sorgerà come il Drachentöter che soppresse sul nascere la monetizzazione.
Lo sentenzierà il 5 Maggio 2020 la Corte costituzionale di Karlsruhe.
3 comments
Bell’articolo, Dario, come sempre, d’altra parte.
vado a LINKARLO sul mio profilo FB dove formulerò alcuni commenti.
[…] precedente articolo sulla sentenza della Corte di Karlsruhe, avevamo prefigurato l’aprirsi in Europa di una faglia […]
[…] primo articolo sulla sentenza della Corte di Karlsruhe del 5 Maggio, abbiamo delineato una contrapposizione tra […]