Da poco concluse le Départementales francesi, i numeri sembrano parlare chiaro e sancire una storica vittoria per la destra del riemergente Sarkozy. Infatti 1956 eletti nelle fila della coalizione di centro-destra contro i 1248 della sinistra che tradotti vogliono dire 67 départements su 101 per la destra di cui 28 ripresi appunto alla sinistra. Siamo di fronte ad uno scarto davvero notevole soprattutto rispetto alle ultime elezioni nei dipartimenti all’epoca chiamate les cantonales.
Ma prima di analizzare questa vittoria della coalizione formata dall‘UMP e dall‘UDI facciamo chiarezza su cosa sono in realtà queste elezioni. Principio costituzionale francese è l’organizzazione amministrativa decentralizzata sancito nell’articolo 1 della Costituzione del ’58. Su questa decentralizzazione è fondata appunto la famosa millefeuille francese che rende l’idea di uno stato unico ma a strati e dove ogni strato rappresenta un livello territoriale: Comuni, Dipartimenti, Regioni (escludendo i DOM dipartimenti di altri mari) come sancito dall’articolo 72 della Costituzione.
Ora, appunto nei giorni 22 e 29 marzo, si sono tenute le elezioni départementales per votare il binomio di consiglieri, un uomo e una donna per rispettare le quotas roses, che andranno poi a formare i consigli di dipartimento. Il sistema elettorale usato è il classico doppio turno francese dove passa al secondo turno chi riesce a totalizzare almeno il 12,5% dei voti. Ma qual’è l’utilità di queste elezioni? Quali i compiti dei consiglieri di dipartimento? Ebbene possiamo affermare che i suddetti consigli sono il luogo di applicazione di quella politica sociale tanto cara, forse troppo, ai francesi. Infatti il ruolo essenziale dei consiglieri, in carica sei anni, è quello di creare e gestire i servizi pubblici locali sotto il segno della solidarieté sociale prevedendo anche tutta una serie di aiuti e sussidi che vanno ad incidere notevolmente sulla spesa pubblica, nel 2014 58% del PIL.
Un’istituzione da abolire, il dipartimento, aveva annunciato il Primo ministro Valls lo scorso anno. Ma come al solito quando si tratta di tagliare la spesa, la Francia ci assomiglia molto: tanti proclami ma poche azioni concrete. Il tweet riportato da Le Figaro di Aurelien Veron presidente del PLD– Parti Libéral Démocrate è abbastanza emblematico “spero che la destra vincente sia meno dispendiosa della sinistra uscente. Restiamo con l’obiettivo di abolire i dipartimenti!”.
Ma veniamo ora agli attori principali di queste elezioni ovvero UMP (in coalizione con l’UDI, Unione dei Democratici e indipendenti che ha molto aiutato in termini di score ) PS e FN. Partendo dalla coalizione di centrodestra e analizzando i risultati di cui sopra verrebbe da dire siamo di fronte a una grande vittoria bleue. Tuttavia questo voto non è tanto considerato come un voto per la coalizione capitanata da Sarkozy ma piuttosto come un voto di dissenso nei confronti della politica di Hollande e Valls e le parole dello chef carismatico dell’ UMP in occasione di un’intervista a L’Opinion dimostrano bene la strategia usata al fine di rendere queste elezioni un mero riflesso del dissenso nei confronti della politica nazionale: “Chi crede ancora oggi a quello che dice Mr Hollande!? Chi può dubitare del fatto che se Mr Hollande ha una specificità, questa è mentire e Mr Valls è il portavoce delle menzogne di Hollande!”. Aggiungiamoci inoltre che queste elezioni sono state caratterizzate da un elevatissimo tasso di astensionismo e di schede nulle. Infatti la metà degli iscritti non ha votato e il 5% dei votanti ha annullato le schede. Quindi, se facessimo subentrare l’astensionismo come un ipotetico candidato, questi avrebbe vinto già al primo turno lasciando sia UMP che FN sotto quota 12,5 come riportato da Contrepoint. Quindi la destra è solo quella che meglio è riuscita a sfruttare un evidente malcontento. Chiamiamola allora “vittoria mutilata” della coalizione di centrodestra. 6,5 Una destra rapace e opportunista
Capitolo FN; che succede? Dal 25,4% del primo turno ai soli 62 eletti al secondo turno. Come mai questa traduzione poco democratica? Ebbene da sempre il sistema francese a doppio turno è stato un argine naturale all’instaurarsi dei partiti di estrema destra. Al secondo turno le forze politiche si raggruppano contro la minaccia estremista ed è quello che è successo al Front National in queste elezioni, piuttosto di far vincere consiglieri alla truppa Le Pen i socialisti votano destra e viceversa. Anche se il FN ha avuto un ampliamento del consenso rispetto alle europee il doppio turno non gli permette di concretizzare questo consenso in termini di eletti. 5,5 Candidati presentati in ogni cantone ma tutto fumo e pochissimo arrosto (per fortuna). Quindi l’insegnamento che ne possiamo trarre non è tanto nell’imitare la destra francese, soprattutto con le difficoltà della nostra destra, ma dovremmo imparare a limitare il Front di casa nostra con l’ausilio di un sistema elettorale argine, è lì la soluzione anti-Lega.
PS, Parti Socialiste, che figuraccia storica! Una mancanza di idee senza precedenti per Hollande e Valls che hanno limitato la campagna alla minaccia costituita dal FN mentre l’astensionismo e i voti riportati dal centrodestra valgano come ammonizione alla politica a livello nazionale. Insomma 4 completamente da reinventare.
Tanto rumore per nulla in queste départementales; un’elezione per nulla?, un allenamento per Sarko? La morte delle sinistre francesi? L’incompletezza del FN? Vedremo, ma intanto vince il sistema elettorale, poco rappresentativo ma a tutela delle libertà: 9, annienta il FN. Vive la République, Vive la France!!!