In Italia preferiamo spararci che accettare che un altro corra più forte di noi. Se qualcuno eccelle, proviamo a fermarlo: non vorremo mica avere italiani di Serie A e di Serie B?
L’ultimo profeta di questa follia è stato il ministro Provenzano. Cosa ha detto ormai lo sanno anche i muri: “Milano attrae ma non restituisce al resto del Paese”. Ancor più assurdo è che il sindaco Sala non l’ha preso a pesci in faccia. Gli ha dato quasi ragione, facendo mea culpa perché la sua città drena risorse dagli altri e ribadendo che Milano “non sarà mai città-Stato”. Pensare che c’è chi, come l’omonima testata online, dice che Milano potrà competere con l’Europa solo diventando un Land autonomo come Berlino, Brema e Amburgo o la Grande Londra!
Il principio è dare al campioncino di provincia una chance di diventare il nuovo Messi. Sembra semplice, ma nel Paese di Pulcinella è arabo. Appena vediamo un’eccellenza diciamo che è tutto bello, ma bisogna fare attenzione alle disuguaglianze. E quindi giù di perequazioni.
Pensiamo alla scuola. Oggi tutti gli insegnanti hanno lo stesso stipendio, che siano delle capre o che abbiano il Nobel. Qualcuno aveva introdotto un misero “bonus merito”, ma i pentapiddini l’hanno già piallato. I programmi sono decisi dai semidei del MIUR, senza discussioni. La concorrenza fra istituti è peggio della peste nera: vogliamo una scuola uguale per tutti e quindi dobbiamo lasciare tutto così.
Come se oggi il nostro sistema educativo fosse un paradiso egalitario: l’Inclusive Growth and Development Report del World Economic Forum dice il contrario. Il sottoindice equità dell’istruzione misura la correlazione fra status socioeconomico e risultati degli studenti. Tra le economie avanzate fanno peggio di noi solo Belgio, Austria, Repubblica Ceca, Grecia, Israele, Lussemburgo e Slovacchia. Persino gli Stati Uniti, il demonio per i professori italiani, ci battono. E del resto che sorpresa c’è, quando il liceo classico Visconti si vanta di avere pochi disabili, poveri e stranieri! Ma tranquilli, la scuola italiana è la migliore del mondo, non vorremo mica ammalarci di concorrenza!
Lo stesso vale per il nostro Stato iper-centralizzato pensato dai geni costituenti. O gestisce tutto Roma o si spacca l’Italia. In realtà abbiamo i peggiori divari regionali d’Europa, ma i dottori in legge del Sud lottano perché nulla cambi. Anzi, se la Calabria va male è colpa della Lombardia che vuole un briciolo di competenze in più. Fa niente se poi anche il Nord crolla nell’indice di competitività regionale: no alla secessione dei ricchi! Continuiamo a nascondere la testa sotto la sabbia pensando che Milano sia uguale a Caltanissetta.
La cultura dell’irresponsabilita’
Non ci passa neanche per l’anticamera del cervello (neanche, anzi, SOPRATTUTTO ai leghisti) di lasciare che ciascuno si autogestisca e sia responsabile finanziariamente delle proprie azioni. Non sia mai! Nella cultura suicida di questo Paese tutti devono essere bravi uguali. Se non è così, è colpa dei migliori. Che appena possono se ne vanno. Scappano da un Paese dove il primo della classe è il secchione brufoloso e i fighi sono quelli che prendono 4. Ma fa lo stesso, continuiamo con il nostro egualitarismo ipocrita : dritti verso il burrone!
2 comments
Senza offesa, è persino banale l’affermazione tanto è ovvia e nota, purtroppo. Il Merito non è un concetto radicato in Italia, dalla P.A. ai magistrati, ma non è escluso neanche il settore privato.Infine la politica: come avviene la selezione dei candidati, a tutti i livelli, e per gli incarichi di partito? In base all’appartenenza ai leaders, al tasso di fedeltà. Si ha paura del Merito e quindi anche dell’apporto critico/collaborativo di chi ragiiona con la propria testa non necessariamente per spodestare il capo!
ovvio.