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Politica interna

Commissione Segre, ora chiarezza su antisemitismo nelle università

La Commissione Segre su razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio, può svolgere un ruolo determinante per contrastare l’odio e il risentimento verso Israele anche nelle nostre università.

Oggi l’antisemitismo è un virus bifronte. Quello che conosciamo meglio è l’odio razziale e religioso contro gli ebrei. Ebrei odiati e colpiti in quanto individui e come persone. L’anziana sopravvissuta alla Shoah che viene assassinata e bruciata a Parigi l’anno scorso. L’attacco alla sinagoga di Halle in Germania. La aggressione dei gilet gialli al filosofo francese Alain Finkielkraut. Il delirante tweet del senatore grillino Lannutti sui Savi di Sion. Gli epigoni del Pound ammiratore dei nazifascisti che hanno sfilato in Piazza San Giovanni.

Tutta una dimensione politica, culturale e simbolica che attraversa la Storia europea ed ha il suo culmine nella tragedia irripetibile dell’Olocausto. Una dimensione del male verso la quale le nostra società democratiche conservano ancora degli anticorpi utili, se non a debellare, almeno a contrastare il virus antisemita. Ma la violenza contro gli ebrei cresce in tutta Europa.

C’è un nuovo antisemitismo che, dietro la retorica dei buoni sentimenti e la memoria sempre più labile della Shoah, prende di mira non gli ebrei come individui ma il popolo ebraico nel suo insieme. È l’odio contro Israele, la casa degli ebrei. Il nuovo antisemitismo indigna meno le anime belle del parlamento e della stampa, ma penetra ovunque, nella politica, sui giornali e nelle università.

IL BOICOTTAGGIO DI ISRAELE

Il BDS, Boycott, Divestment and Sanctions movement, è il boicottaggio creato dai palestinesi per isolare e mettere in crisi l’economia di Israele. Uno dei fondatori del BDS nel 2004 è Omar Barghouti. Nato in Qatar, cresciuto in Egitto, il signor Barghouti propaganda il BDS nei Paesi occidentali. Per questi e altri meriti sul campo ha ricevuto il Gandhi Peace Award a Yale.

Secondo Time, non è chiaro se Barghouti sia una riedizione di Mandela o di Arafat. Yasser Arafat, il premio Nobel del terrore a cui di recente il sindaco Orlando ha dedicato una strada a Palermo. Il BDS è il concentrato ideologico del nuovo antisemitismo. Israele regime di “apartheid”, che sta compiendo una “pulizia etnica”, anzi, il “genocidio” dei palestinesi. L’antisemitismo si trincera  dietro lo schermo dell’antisionismo, negando la autodeterminazione del popolo ebraico e dunque la esistenza stessa di Israele.

Alcuni dipartimenti delle facoltà universitarie italiane si lasciano colonizzare dal boicottaggio, insieme alle kefiah sventolanti dei collettivi studenteschi, agli slogan sulla “Palestina libera, Palestina rossa”, alla propaganda in favore della terrorista Freedom Flotilla. Il boicottaggio di Israele è stato e viene sostenuto apertamente da docenti e studenti.

Risale al 2016 il manifesto fascista sottoscritto da 351 professori universitari italiani contro il Technion, l’Istituto di tecnologia di Haifa accusato di collaborare con i militari israeliani. I firmatari dell’appello arrivano dalle facoltà di Torino, dalla Orientale di Napoli, da Bologna e Cagliari. All’estero la situazione è anche peggio.

Il BDS è un fenomeno di delegittimazione sistematico dello Stato ebraico che in Paesi come gli Usa raggiunge vette allucinanti. Basta leggere il rapporto sull’antisemitismo, sulle violenze e sulle intimidazioni avvenute tra 2016 e 2017 in una delle più celebri università americane, la Columbia University, dove Barghouti prende il master negli anni Novanta.

Da allora la situazione è peggiorata così tanto che recentemente il Dipartimento della Educazione americano ha minacciato di tagliare i fondi federali ai dipartimenti di “Middle East Studies” della Università del North Carolina e della Duke University che promuovono apertamente il BDS.

DEBUNKING DEGLI STUDI POSTCOLONIALI

Sarebbe opportuno che la Commissione Segre, magari d’intesa con il nostro ministero della istruzione, promuovesse la pubblicazione di un rapporto simile a quello sulle università come la Columbia. Peccato però che l’attuale ministro della istruzione, Fioramonti (M5S), sia stato indicato come un attivista BDS, notizia poi smentita dal diretto interessato.

Quel rapporto, se mai qualcuno si prendesse la briga di scriverlo, dovrà fare chiarezza su molte cose. Perché il BDS è il prodotto di una cultura universitaria e di insegnamenti che hanno attratto, e indottrinato, tanti giovani studenti.

Se oggi un docente universitario facesse negazionismo durante un convegno, molto probabilmente la sua carriera ne risentirebbe, e chissà, magari verrebbe licenziato. Ma se un docente di orientalistica, degli studi postcoloniali o di teoria culturale, esalta il boicottaggio di Israele come forma di resistenza in favore del popolo palestinese, nessuno sembra avere nulla da ridire. 

Il BDS e più in generale la propaganda dei nuovi antisemiti per funzionare ha bisogno di soldi. Andrebbe quindi fatta chiarezza su chi finanzia cosa. Negli ultimi anni gli stati del Golfo e organizzazioni radicali islamiche hanno investito milioni di euro nel nostro Paese. Neanche un rivolo di questi soldi è finito nelle università italiane? 

Negli Usa è già accaduto. Gli orientalisti di Harvard e della Georgetown University che hanno adottato come libri di testo le opere del palestinese Edward Said (in cui si descrivono studiosi come lo storico Bernard Lewis alla stregua di razzisti e imperialisti), agli inizi degli anni Duemila hanno ricevuto milioni di dollari dalla corona saudita.

La Commissione Segre potrebbe porsi infine un obiettivo ancora più ambizioso. Culturale. Impegnarsi cioè a studiare radici e sviluppo di quel pensiero che è un connubio, ma anche una subalternità, della ideologia antisionista di sinistra e del politicamente corretto di stampo multiculturale alle visioni del fondamentalismo islamico presenti anche in Italia.

Vorrebbe dire demistificare l’ossatura teorica degli studi postcoloniali che ha nella ostilità preconcetta alla nascita e alla esistenza della nazione di Israele uno dei suoi piatti forti. Ai nuovi antisemiti non interessa la Shoah, ma dimostrare che Israele perseguita i palestinesi. Un nuovo Stato coloniale che esercita la segregazione razziale.

Dal 1978, anno in cui il professor Said pubblica il saggio Orientalismo, il libro è diventato una sorta di bibbia degli studi postcoloniali. La tesi era semplice e ancora oggi viene applicata ad Israele: il mondo occidentale per darsi una legittimazione di superiorità culturale ha trasformato l’Oriente in una caricatura e così lo ha colonizzato. Il sionismo nient’altro è che l’erede del colonialismo europeo e occidentale.

Ma il primo popolo che dagli antichi romani al nazismo è stato vittima degli imperialismi e dei totalitarismi occidentali, che è stato perseguitato per secoli e quasi sterminato, non è quello ebraico? Su domande del genere potrebbe strutturarsi un corso sul nuovo antisemitismo. 

Nel frattempo, come hanno dimostrato nel loro breve saggio Ian Buruma e Avishai Margalit, oggi l’occidentalismo è il vero pericolo che corre la modernità. Occidentalismo contraltare dell’orientalismo di Said. L’odio cieco e la guerra religiosa scatenati dal fondamentalismo islamico contro l’Occidente, i suoi valori, e il suo primo avamposto di libertà che è Israele. Queste cose si studiano nelle nostre università?

Il lavoro della commissione voluta da Liliana Segre, dunque, potrebbe essere utilissimo per valutare e capire meglio di cosa stiamo parlando. Perché nelle università si formano le nostre idee e si forgia la mentalità delle nuove generazioni di italiani. 

2 comments

Aldo Mariconda - Venezia 03/11/2019 at 11:22

Credo di avere poche idee ma ben radicate. Una di queste è l’antifascismo, con una tradizione familiare fermamente coerente, non dall’ultima ora e nella tradizuiole Giustizia e Liubdertà e Partito d’Azione. Ho anche scritto u messaggio di solidarietà a Liliana Segre che cortesemente ha risposto.
Detto questio, non vorrei che si esagerasse classificando fascista anche ogni atteggiamento più aperto, èiù disponibile, meno ostile vs. i Palestinesi. La tensione vs. questi è alta in Israele e politicamente ha favorito la destra di Netaniau, almeno fino a ieri. la convivenza di due popoli. Vi sono gruppi estremisti e non disposti al dialogo tra i palestinesi, ma alcuni gesti di israele sono di fatto provocatori: l’invasione della zona palestinese di Gerusalemme, la stessa città procramata capitale al posto di tel Aviv.
Non sono esperto di questi problemi, ma posso pensare che una volontà di dialogo da ambo le parti sarebbe utile. da parte palestinese vi è tra l’altro una strumentalizzazione da parte di alcune potenze arabe. Quanto a Israele, non possiamo ignorare che il ritorno degli ebrei nella loro terra d’origine è avvenuto dopo circa 2000 anni. hanno creato uno stato moderno ed efficiente, trasformando una zona desertica, ma è anche vero che le potenze vincitrici della 2a guerra mondiale hanno un po’ sottovalutato il fatto che, malgrado i deserti, si trattava di zone pur sxempre abitate da tempi consolidati da popoli nomadi.
In sostanza: un po’ di maggiore comprensione, di appoggio alle forze più tendenti al dialogo, una politica europea comune in generale vs. il Medio Oriente, non guasterebbero.
Poi le estremizzazioni a favore dei palestinesi storicamente non sono solo fasciste, ma anche comuniste!

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Dario Greggio 03/11/2019 at 14:45

credevo BDSM :D

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