Giustizia

Maltrattamenti nel carcere di Viterbo, la denuncia di Capriccioli (+Europa)

Nel carcere di Viterbo esisterebbe uno “schema di maltrattamenti inflitti deliberatamente” ai detenuti. È quanto afferma il Comitato antitortura del Consiglio d’Europa nel rapporto conseguente alla visita condotta in Italia lo scorso marzo per valutare le misure d’isolamento imposte ai carcerati. Oltre a Viterbo il Comitato ha visitato le carceri di Milano Opera, Biella e Saluzzo.

Nel rapporto del Cpt è scritto che a Viterbo “alcuni detenuti, intervistati separatamente, hanno identificato specifici agenti e ispettori come autori di numerosi episodi di presunti maltrattamenti e hanno parlato dell’esistenza di un gruppo informale d’intervento punitivo della polizia penitenziaria o ‘squadretta’”. Denunce gravi, quindi, se accertate.

Tra i maltrattamenti denunciati e raccolti dal Cpt, secondo quanto riporta ViterboNews24, ci sarebbe quello di bruciare i piedi a un detenuto soggetto al 41 bis per verificare se finge uno stato catatonico o i pugni sferrati ad un detenuto da un gruppo di agenti verosimilmente per fargli dire com’è riuscito a far entrare nel carcere un cellulare trovato nella sua cella.

Il Comitato antitortura del Consiglio d’Europa sostiene che “anche se la maggior parte dei carcerati ha affermato di essere trattata correttamente”, la delegazione che ha condotto la visita “ha ricevuto denunce su un uso eccessivo della forza e maltrattamenti fisici” anche nelle carceri di Biella, Milano Opera e Saluzzo.

“Quello che scrive il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa a proposito del carcere Mammagialla di Viterbo è inquietante, ma per me si tratta solo di una drammatica conferma – scrive in una nota Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa Radicali Italiani.

“Durante tutto l’anno passato mi sono occupato delle problematiche di quell’istituto, visitandolo più volte: le percosse, i casi di violenza, i soprusi, l’esistenza di una ‘squadretta punitiva’ mi sono stati raccontati da diversi detenuti ed ex detenuti, in diversi momenti e contesti. Ho cercato di portare fuori dal carcere questi racconti, chiedendo che se ne accertasse la veridicità e che se ne chiarissero i contorni, e tre mesi fa ho chiesto formalmente al ministro Bonafede un incontro in cui poter riferire quanto avevo visto e ascoltato, senza tuttavia ricevere alcuna risposta. Dopo il rapporto del Cpt l’esigenza di fare piena luce su quanto accade al Mammagialla è divenuta ormai improcrastinabile: a tutela dei diritti delle persone che vi sono detenute, ma anche dei tantissimi agenti di polizia penitenziaria che operano in modo corretto, che da una situazione di silenzio e opacità non possono che essere danneggiati”.

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