La operazione militare “Cintura nera” condotta dall’esercito israeliano contro la Jihad islamica palestinese si è fermata. Lo fanno sapere fonti dell’Idf, le forze militari dello stato ebraico.
È stato “un duro colpo” ai jihadisti, dice il portavoce dell’IdF, che guarda adesso al nord del Paese e agli alleati dell’Iran che minacciano Israele. Nuovi razzi sono stati sparati nella notte contro Israele. Quasi 400 in tutto negli ultimi giorni, dopo che l’IdF e lo Shin Bet hanno eliminato in una operazione mirata Abu al-Ata, uno dei ras del terrorismo islamico a Gaza.
Il 90 per cento dei razzi è stato intercettato da Iron Dome, il sistema antimissile israeliano. La popolazione del sud di Israele ha trascorso giorni a un passo dai rifugi. I razzi sono cascati anche su Tel Aviv per la prima volta dalla Prima guerra del Golfo. Fino adesso sarebbero almeno 20 i terroristi islamici eliminati dalle forze israeliane.
La notte scorsa sarebbe stato eliminato anche un altro capo dei jihadisti. La situazione potrebbe ancora degenerare se Hamas, sfruttando un momento politico di difficile transizione in Israele, e con il ministro della Difesa Bennett appena insediatosi, dovesse decidersi ad appoggiare i jihadisti negli atti di terrorismo contro lo Stato ebraico. Sta di fatto che qualsiasi prospettiva di pace con il terrorismo islamico a Gaza sembra impossibile.
Hamas, la Jihad e le altre milizie islamiste a Gaza hanno come unico obiettivo la distruzione di Israele e non si curano delle conseguenze sulla popolazione civile della Striscia di un intensificarsi dello scontro. Ieri dal Cairo, l’inviato delle Nazioni Unite Nickolay Mladenov ha definito “assolutamente inaccettabile il lancio indiscriminato di razzi e mortai contro i centri abitati”. Rivolgendosi ai jihadisti, Mladenov ha detto che il lancio dei razzi “deve cessare immediatamente”, sottolineando che “non c’è giustificazione per qualsiasi attacco contro civili”.
Ora i razzi si sono placati, Israele e forze palestinesi hanno stretto un accordo di tregua