Sospeso il tre luglio in seguito alla violenta e intollerabile rivolta dei tassisti francesi, UberPop, in Francia, vedeva il suo futuro legato alla decisione del Conseil Constitutionnel, attesa per oggi, ma anticipata a ieri, sulla legittimità costituzionale dell’articolo L3124-13, alinéa1er, del Code des transports introdotto dalla Legge n°2014-1104 del 1 ottobre 2014 ( Si noti legge successiva all’avvento di UberPop in Francia )
L’articolo in questione è il seguente:
«È punito con due anni di reclusione e 300000 euro di ammenda chi organizza una piattaforma tale da mettere in relazione dei clienti con persone che si prestano alle attività menzionate all’articolo L3120-1 (prestazioni di trasporto su srtada effettuate a titolo oneroso con dei veicoli di meno di dieci posti, ad eccezione dei trasporti pubblici) senza essere né delle imprese di trasporto su strada aventi la possibilità di effettuare i servizi occasionali menzionati al capitolo II del primo titolo del presente libro, né dei taxi, di veicoli motorizzati a due o tre ruote o delle vetture di trasporto con autista ai sensi del presente titolo».
Il legislatore francese mira alla tutela dei tassisti e dei VTC (NCC) rendendo di fatto illegali applicazioni come UberPop. In questo senso sono le parole del Ministro dell’interno Cazeneuve del 23 giugno scorso: «UberPop è nell’illegalità. I suoi conducenti si espongono inoltre a delle pene di reclusione e di sequestro del loro veicolo. Delle condanne sono già state pronunciate. Quali che siano gli argomenti pubblicitari di UberPop, la concorrenza che questi conducenti esercitano nei confronti dei taxi e dei VTC è sleale».
La politica francese è tutta, o quasi tutta, schierata contro UberPop eppure il Ministro dell’economia Emmanuel Macron, definito non a caso il liberale di sinistra, una persona capace di farsi redarguire da Hollande per aver giudicato, recentemente, lo statuto dei funzionari pubblici non più giustificabile in virtù dei privilegi accordati, si era espresso in maniera favorevole addirittura auspicando Parigi come secondo mercato mondiale di UberPop. Macron è una voce fuori dal coro liberticida di quest’ultima politica francese così come il Presidente del Parti Libéral démocrate Aurélien Véron che in un dibattito telivisivo ha avuto il merito di pronunciare una delle frasi più significative e, purtroppo meno note, sulla vicenda: «Moi je ne suis pas là pour défendre UberPop, mais je suis là pour défendre une évolution de la société» ( Non sono qui per difendere UberPop, ma sono qui per difendere un’evoluzione della società).
Ora è il momento di dire adieux a quest’evoluzione della società. La decisione che doveva essere resa oggi sulla base dell’udienza tenutasi il 15 settembre che vedeva opposti, da una parte la società Uber France e Uber BV e, dall’altra, l’associazione Union nationale des taxis, le società Super Shuttle, Voxtur, Greentomatocars e il rappresentante del primo ministro, in sintesi dunque Governo, Taxi e VTC contro UberPop, è stata anticipata a ieri. Il CC ha infatti decretato conforme alla Costituzione l’articolo L 3124-13 rigettando la richiesta di Uber.
Uber aveva sollevato una QPC (Question prioritaire de constitutionnalité), riguardante l’articolo citato, giudicata ammissibile e ricevibile dalla Cour de cassation con sentenza del 23 giugno 2015. Dunque l’affaire è rinviato dinanzi al Conseil constitutionnel.
Nella nuova udienza del 15 settembre, Uber sollevava due vizi di costituzionalità: In primo luogo la violazione della libertà d’intraprendere (corrispondente alla libertà di iniziativa economica privata di cui all’articolo 41 della Costituzione italiana) e in secondo luogo la violazione del principio di sécurité juridique (corrispondente alla nostra certezza del diritto).
La concorrenza sleale, per l’avvocato Hugues Calvet, non sussisterebbe in quanto la potenziale clientela di UberPop è da ricercare nella popolazione giovanile con poche e limitate capacità economiche che mai o quasi mai avrebbe preso un taxi o un VTC. Il risultato di questa presunta concorrenza sleale è evidente in quanto le startup innovatrici sono state vietate, invece di essere accolte e messe al servizio della cittadinanza, e ne consegue che «il segnale lanciato al settore dell’innovazione tecnologica è catastrofico».
Quanto alla violazione della certezza del diritto, continua Maître Calvet, questa si evince, da una parte, dalla posizione di Heetch, impresa concorrente di Uber. Infatti Heetch non ha, a differenza di UberPop, arrestato l’attività in quanto sostiene di essere in una situazione diversa più assimilabile al covoiturage e quindi di non essere soggetta alla pena di cui all’articolo L3124-13 del code des transports. Dall’altra parte, facendo leva sulla nozione civilistica di contratto a titolo oneroso di cui all’articolo 1106 del Code civil che “obbliga ciascuna delle parti a dare o fare qualcosa”, Calvet assimila UberPop al covoiturage di BlaBlacar. Ragion per cui il diverso trattamento riservato a queste compagnie verrebbe a creare una discriminazione nei confronti di Uber tale da caratterizzare una violazione del principio di legalità dei delitti e delle pene, principio cardine della certezza del diritto nell’ordinamento giuridico francese.
La norma è per Uber da considerarsi non conforme alla Constitution del ’58 non solo per violazione della liberté d’entreprendre e per la sécurité juridique ma anche e soprattutto per la sua sproporzionalità.
D’altro stampo e d’opinione diversa erano state le risposte, a turno, degli avvocati a difesta dei VTC e dei Taxi e del rappresentate del Primo ministro. Tra paragoni insolenti, come quello tra un autista di UberPop e un dentista abusivo, come se la patente di guida fosse, limitatamente ai tassisti, paragonabile ad una laurea in odontoiatria, e rivendicazioni del principio di legalità si era conclusa, in attesa della decisione di ieri, l’udienza pubblica del 15 settembre.
Quis custodet ipsos custodes? I giudici costituzionali francesi prima del 2008 non conoscevano un controllo a posteriori della costituzionalità delle leggi. Infatti fino alla grande riforma costituzionale del 2008 il Conseil constitutionnel conosceva solo un controllo a priori delle leggi su richiesta del Presidente della Repubblica, del Primo ministro, del Presidente del Senato e dell’Assemblea nazionale o di 60 deputati o senatori. Ora invece la situazione è ben diversa: i giudici del CC francese possono essere invocati a posteriori e da «tout justiciable» come nel caso di specie. Tuttavia disponendo di una capacità creativa nell’ interpretare la norma minore rispetto a quella del giudice italiano, il giudice costituzionale francese deve in alcuni casi essere supportato nelle sua decisione da una revisione della Costitution come nel caso delle quote rosa (In Italia fu fatto derivare dall’ interpretazione del principio di ugaglianza in Francia fu resa necessaria una revisione delle Costituzione). Inoltre molto discutibile è la composizione del CC che vede tra i suoi membri tutti gli ex Presidenti della Repubblica. Viene lecito chiedersi se si sia di fronte ad un organo giurisdizionale o politico. L’intento di De Gaulle nel 1958 era quello, con l’intrudizione del controllo solo a priori, di fare del Conseil un mero organo politico. Tuttavia l’evoluzione inaspettata che ha portato alla riforma del 2008 ha dato all’istituzione di Palais Royal un impronta molto più giurisdizionale. Impronta che con questa decisione pare essersi di nuovo smarrita.
Il Conseil constitutionnel, cito il comunicato stampa, “ha in particolare giudicato che le disposizioni contestate non hanno né per oggetto né per effetto di vietare la possibilità di mettere in relazione delle persone che vogliano praticare il covoiturage ( BlaBlacar ad esempio) così come è definito dal Code des transports” . Quindi BlaBlacar, impresa francese sì, mentre Uber, impresa americana, no.
UberPop in Francia non esisterà più, ma anche se deluso dalla decisione il gruppo californiano non si scoraggia e sostiene di “voler continuare a lavorare con il governo (francese) per le definizione di un quadro regolamentare moderno e pragmatico“. Lo Stato di diritto liberticida festeggia, a discapito dei consumatori, un’altra delle sue vittorie.
Intanto la società avverte questo malessere e le notti dei week end parigini hanno un diveso sapore, non c’è più quella libertà di movimento di prima, non c’è più una società moderna. Parafrasando un mito come Georges Brassens direi L’âge du juge ne fait rien à l’affaire, Quand on est con, on est con… (L’età del giudice non c’entra nulla, quando si è stupidi, si è stupidi)