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Una via alternativa agli unicorni gialloverdi di Salvini e Di Maio

Lunedì notte, al termine dell’incontro tra Conte, Di Maio e Salvini, sia il leader della Lega, che il leader del MoVimento 5 Stelle hanno spiegato che l’obiettivo comune del governo è quello di evitare la possibile infrazione UE garantendo la crescita, il diritto al lavoro e il taglio delle tasse. Oltre a questo hanno anche detto che non ci sarà nessuna manovra correttiva e non ci sarà nessun aumento di tasse.

Se si vuole davvero andare in quella direzione allora il governo dovrebbe – a mio modo di vedere – cercare di lavorare nei prossimi mesi per:

1) Trovare almeno i 12,4 miliardi per evitare che dal 1° gennaio 2019 scatti l’aumento l’Iva (dal 10 al 12% l’aliquota intermedia e dal 22 al 24,2% quella ordinaria) attraverso una prima, concreta, revisione della spesa pubblica e qualche prima, rapida, privatizzazione;

2) Ridurre, a partire dal prossimo anno, l’IRES al 15%;

3) Evitare di imporre alle imprese il salario minimo (l’evidenza empirica ci mostra come questa misura tenda ad avere effetti negativi proprio per i lavoratori che si vorrebbero maggiormente aiutare, ovvero quelli con bassi salari);

4) Avviare fin da subito un piano credibile, di più lungo periodo, di riduzione del debito e della spesa, che parta – ad esempio – dalla privatizzazione, condotta in modo trasparente, di asset sia mobiliari sia immobiliari e – tasto doloroso per il governo, ma fondamentale per il futuro del paese e per incominciare a fare un primo passo verso l’importante equità intergenerazionale – dalla spesa pensionistica.

Purtroppo, l’idea attuale di poter fare tutto in deficit, dalla flat tax a qualsiasi altra promessa elettorale, è sbagliata e rischia solamente di recare ulteriori danni ad un paese che da troppi anni è fermo al palo.

In attesa di capire le prossime mosse dei due Vice-premier, una cosa è certa: un vero “governo del cambiamento” si impegnerebbe a stimolare la crescita senza far “ingrassare” inutilmente la spesa pubblica, il deficit ed il debito. Al contrario, un vero “governo della continuazione” (spesso in peggio, rispetto ai già scadenti governi precedenti) farebbe invece quello che Salvini e Di Maio hanno fatto fino ad oggi e vogliono fare anche nel prossimo futuro: rendere l’Italia un paese più fragile.

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