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Letture immoderate: consigli della redazione (dicembre 2022)

Consigli di lettura

Noi figli di Eichmann di Günther Anders

“Noi figli di Eichmann” è un libro breve, pubblicato negli anni ’60 ma attualissimo. Raccoglie le due lettere che l’autore, Günther Anders, inviò a Klaus Eichmann figlio di Adolf Eichmann, il funzionario tedesco che organizzò il trasporto dei 6 milioni di ebrei sterminati nei campi di concentramento nazisti durante il regime hitleriano.
Anders, filosofo brillante e profondo, ebreo anch’egli, nelle lettere interpella con durezza il figlio di Eichmann sfruttando questa occasione per fare un’analisi critica dell’uomo contemporaneo, che non solo ha concesso, ma in alcuni casi ha collaborato all’attuazione di quello che Anders chiama il “mostruoso”.

Gli uomini che presero parte all’organizzazione e all’esecuzione dell’olocausto rimasero “prigionieri” dei loro compiti specialistici, incapaci di concepire se stessi come cause dell’effetto finale delle loro azioni. Inoltre, per l’enorme grandezza di quell’effetto, non furono in grado nemmeno di immaginarlo ed atterriti dalla sua maestosità si voltarono dall’altra parte eseguendo gli ordini che gli vennero impartiti.

Per Anders, non solo Klaus, ma noi tutti, uomini della contemporaneità, siamo potenzialmente figli di Adolf Eichmann. L’olocausto non è visto affatto come un evento accidentale, ma “l’introduzione” ad un mondo nel quale la nostra limitata capacità di immaginare non riesce più ad andare di pari passo all’enormità di ciò che siamo in grado di produrre. Se non ci manteniamo rigorosamente fedeli al nostro principio di responsabilità da questa inettitudine sorge il rischio perpetuo della venuta di un nuovo, inconcepibile “mostruoso”.

Lorenzo Bodellini

Edda in prosa di Snorri Sturluson

Se vi affascinano la cultura e la mitologia norrena è condizione necessaria – ma non sufficiente – immergersi nella lettura dell’Edda in prosa. Il testo ha all’incirca ottocento anni ed è stato redatto da Snorri Sturluson, probabilmente la figura più illustre del medioevo islandese. Fu storico, diplomatico, politico e monaco, e si profuse con impegno nel recupero delle tradizioni mitiche, religiose e culturali del suo popolo.

L’opera è in soldoni un manuale di arte scaldica (gli Skáld sono l’equivalente norreno del bardo, o del trovatore) e si compone – escludendo il prologo – essenzialmente di tre parti: il Gylfaginning, un compendio di racconti cosmogonici e mitologici, essenziali nel bagaglio immaginifico e lirico degli skáld; lo Skáldskaparmál, nel quale Snorri approfondisce la figura retorica del kenningar, una sorta di perifrasi tipica della poesia norrena (e.g. nel Beowulf al posto del “mare” viene usata la locuzione “strada delle balene”); infine l’Hattatal, a proposito di metrica e strofe.

L’importanza capitale di un testo del genere è auto-evidente ed è rafforzata dallo scrupolo filologico che Snorri ha impiegato nell’attingere dalle fonti pagane, anche se non sono del tutto da escludersi eventuali manipolazioni. Nonostante ciò, rimane fra le fonti più importanti per quanto riguarda la cultura norrena pre-cristina. E, come se non bastasse, è anche una lettura piacevole e suggestiva.

Giosuè Scarpitti Di Girolamo

L’arte del non governo: l’inesorabile declino della Repubblica italiana di Piero Craveri

In Italia molti storici si sono cimentati nell’ardua sfida di proporre un riepilogo coerente della storia del Paese dalle ceneri del secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Craveri, in questo volume, riesce a razionalizzare l’interdipendenza fra i vari fattori istituzionali, sociali, politici, culturali, europei ed internazionali per descrivere la poca lungimiranza e la scarsa competenza politica in materia economica. Risulta quindi chiaro come il declino del quale siamo testimoni oggigiorno non sia altro che il frutto di (non) decisioni politiche passate.

Lo scarso sviluppo economico si presenta in parallelo ad una crisi della democrazia: i valori fondanti della Repubblica non hanno subito alcun processo di rinnovamento, e la legittimità conferita alle istituzione risulta essere sempre più compromessa dal fiorire di movimenti antisistema e dalla scarsa partecipazione elettorale dei cittadini. Si tratta di un saggio che pone il rigore scientifico al centro dell’analisi storica, portando fonti, dati ed interpretazioni ben articolati ed indispensabili a chiunque sia desideroso di comprendere al meglio i problemi italiani.

Federico Testa

In tempo di guerra di Concita De Gregorio

Marco, 30 anni, è smarrito. Quando pensa alla generazione dei suoi genitori e dei suoi nonni vede uno scopo di vita, scorge un senso nelle loro esistenze. Nella sua eclettica famiglia, tutti vivevano per qualcosa, chi per la devozione religiosa, chi per la militanza partitica, eccetera. Marco invece è spaesato, si sente in guerra col mondo, senza sapere quale battaglia affrontare.

Concita De Gregorio propone un libro che raccoglie lettere e pagine di diario che illustrano il malessere di Marco (personaggio reale). Un malessere tanto comune tra i suoi coetanei, dettato dall’essere alla ricerca di qualcosa, mentre si brancola nel buio. Il libro riassume i sentimenti di una generazione spenta, senza visione, senza sogni. Una generazione che si accorge di una miriade di problemi, senza ben sapere cosa fare per affrontarli, finendo quindi per abbandonarsi a una fastidiosa apatia.

Filippo Massari

Il giornalista quasi perfetto di David Randall

Sulla prima pagina del libro di legge: “Il manuale di sopravvivenza per un giovane cronista” e questo libro potrebbe essere effettivamente riassunto in questa unica frase.

Un viaggio, in pieno stile British, tra quelli che sono gli elementi cardine della tecnica giornalistica: che cosa è una notizia, quali sono le fonti e come gestirle, come organizzare un pezzo che funzioni.

La cosa più attuale che si può trovare in questo libro, cult del giornalismo e pubblicato per la prima volta nel 1996, è come raccontare fatti scomodi, drammatici o delicati. Randall spiega con le sue parole come non si dovrebbe mai perdere di vista la missione del giornalista: disvelare la realtà. Il contrasto è netto con le manipolazioni, le strumentalizzazioni e le fake news della stampa attuale.

Questo libro non è solo un must-have per tutti gli appassionati di giornalismo ma soprattutto una finestra sulla competenza e sulla sensibilità di una intera vita dedicata alla scrittura.

Chiara Bastianelli

Le questioni dell’Età Contemporanea di Alberto Mario Banti

I fatti e le interpretazioni della storia incontrano spesso l’attenzione del grande pubblico, basti pensare al successo del prof. Barbero o ai documentari degli Angela. Ma il grande pubblico altrettanto spesso ignora il percorso che tali fatti hanno attraversato per riemergere dall’abisso del passato alla superficie del presente. Questo percorso non è altro che il frutto del lavoro storiografico, prodotto da migliaia di specialisti in tutto il mondo, i quali trascorrono ore negli archivi, sulle fonti e nelle biblioteche nel tentativo di far luce in qualche angolino ancora buio e dimenticato della storia.

Sin qui, sembrerebbe si tratti di una solenne banalità. Ma il problema sorge quando ci rendiamo conto che gli storici non hanno tutti la stessa sensibilità, non seguono tutti una stessa metodologia, non applicano tutti le stesse chiavi di lettura. Sebbene nelle scienze storiche esista uno zoccolo duro deontologico ed epistemologico non arginabile (e.g. non si possono falsificare le fonti), rimane vero anche che una parte insopprimibile del mestiere e della responsabilità dello storico è quella di interpretare i fatti. Osare, andare oltre, ergersi al di sopra dei singoli frammenti di passato in nostro possesso e cercare, con sguardo di insieme, di collocarli in un framework teorico che gli dia un ruolo, una spiegazione coerente.

Questo apre un ventaglio di possibilità e pluralità interpretative che possono anche arrivare a contraddirsi. Ed in effetti così è stato e così sarà sempre. Ma attenzione: che esista una pluralità di interpretazioni non significa che non vi sia modo di discernere interpretazioni più corrette di altre, più complete di altre, più logiche di altre. Ed anzi, in qualche caso è piuttosto facile.

Banti offre in questo saggio una interessante panoramica sulla storia delle interpretazioni storiografiche che si sono scontrate e succedute nella comunità scientifica su ben quindici temi afferenti l’Età Contemporanea, dalla Rivoluzione Francese alla Globalizzazione.

Giosuè Scarpitti Di Girolamo

Una cultura della crescita di Joel Mokyr

Attorno alla prima rivoluzione industriale si assiste a una discontinuità epocale nella storia dell’umanità: l’innovazione aumenta notevolmente di frequenza, e il cambiamento tecnologico si fa così intenso da consentire un miglioramento degli standard di vita continuo e sostenuto. Cosa diede origine a questo? Come mai la rivoluzione industriale comincia in Inghilterra e si diffonde dapprima nell’Europa nord-occidentale? Queste domande affascinano da sempre gli storici dell’economia.

Joel Mokyr, una delle voci più autorevoli nel campo, esplora i tratti culturali che secondo lui hanno determinato questo corso di eventi. Lo sviluppo del metodo scientifico e un cambiamento di prospettiva riguardo al ruolo della conoscenza nella società sono fattori fondamentali. Isaac Newton e Francis Bacon sono presentati come veri e propri imprenditori culturali, capaci di contribuire all’emergere di una classe di intellettuali, scienziati, e ingegneri addetti alla creazione di conoscenza applicata al miglioramento dei processi produttivi.

Filippo Massari

Leggi anche le altre puntate del 2022: marzo, giugno, e settembre.

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