L’Antica Roma e il dio Giano ci dimostrano che anche il Capodanno ha un cuore un po’ pagano, pur senza essere una festa specificamente cristiana.
Un altro anno è trascorso e siamo finalmente alle porte del 2022, che probabilmente non sarà «un anno bellissimo», ma ci speriamo sempre. Forse, però, è inutile farsi dei buoni propositi per poi rimandarli copiosamente e attuarli il prossimo mai, specie di questi tempi. D’altronde, come scrive Leopardi nel suo «Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”, “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?».
Abbiamo già visto che, in fondo, i nostri stessi costumi e le nostre tradizioni affondando le radici non solo nel Cristianesimo, arrivato solo più tardi nel nostro cammino storico, ma anche e ancor più nei culti gentili che hanno forgiato l’Europa precristiana. E anche il Capodanno, che non è una festività propriamente cristiana, ma una celebrazione della rinascita annuale, nasconde molti elementi che crediamo siano interessanti da indagare.
Solito disclaimer: nella rubrica sulle Origini pagane proviamo a investigare meglio il viaggio e l’evoluzione delle festività nella storia, ma lungi da noi presumere di poter risolvere temi così complessi in articoli così brevi, che non potranno mai considerare ogni elemento storiografico compiutamente. Se ci sono storici all’ascolto, quindi, prendete quest’articolo come uno spunto e commentate per permetterci di migliorare il nostro lavoro!
Bisogna precisare intanto l’ovvio, e cioè che non in tutto il mondo il Capodanno (da capo d’anno) si festeggia in questa data, ma solo dove si segue il calendario gregoriano, ufficialmente in vigore nella maggior parte dei Paesi del mondo occidentale e introdotto nel 1582, e dove si segue quello giapponese, poiché è un fatto di cultura, tradizioni e religione.
Il nome di questo mese deriva da Giano, divinità romana che si celebrava appunto il 1° gennaio e fu proprio Giulio Cesare, in quanto pontefice massimo, a promulgare il calendario giuliano nel 46 a.C. e a fissare per questo giorno l’inizio dell’anno al posto del precedente 1° marzo. Questo a causa del significato che tale figura divina incarnava nella mitologia romana: Giano era infatti considerato il dio dell’apertura e dell’inizio, cioè del principio di ogni azione, perché la sua etimologia risale a Janus (dal latino ianua), che allude al termine “porta”.
Senza il favore di Giano era sconsigliato intraprendere imprese militari, esercizi commerciali e artigianali, cerimonie pubbliche o private e qualsiasi altro tipo di attività, e la sua propiziazione era fortemente ricercata con una preghiera recitata prima delle altre. Ma Giano, che rappresentava il principio della vita e il concepimento, presiedeva soprattutto alla nascita del mondo e di tutte le creature. Appellato per l’appunto Janus Pater, in quanto divinità paterna e degli inizi, a lui fu consacrato il primo mese dell’anno (o sarebbe meglio dire che il suo mese fu designato primo dell’anno), e chiamato in suo onore Ianuarius.
Prima che Saturno assumesse questo ruolo (a lui è dedicata la festività dei Saturnalia), accolto appunto da Giano dopo essere stato spodestato da Giove, si attribuiva a Janus la prima reggenza del Lazio e l’aver istruito i suoi abitanti sull’agricoltura, sui costumi del vivere civile e sul rispetto della legge. Era anche definito Giano Bifronte poiché si riteneva sorvegliasse le porte private e cittadine, guardando con una faccia l’entrata, il principio, e con l’altra l’uscita, il termine: un potere, questo, che gli consentiva di conoscere sia il passato che il futuro e che gli fu donato da Saturno per ringraziarlo dell’ospitalità.
A Giano era inoltre dedicato un tempio nel Foro Romano, aperto durante eventi bellici ma sbarrato in tempo di pace, di cui il dio era ritenuto custode. Il tempio andò distrutto, ma ci è pervenuta una raffigurazione del tempio (chiuso) su un moneta di Nerone del 66 d.C. Un secondo tempio dedicato a Giano, costruito da Caio Duilio all’epoca della prima guerra punica nel III secolo a.C. e restaurato da Tiberio nel 17, è situato nel Foro Olitorio.
Durante i secoli successivi, comunque, le date del primo dell’anno si differenziarono in base alle regioni, variando talvolta addirittura da città a città, e rimasero anche dopo l’adozione del calendario gregoriano. Cambiarono definitivamente solo nel 1691, quando papa Innocenzo XII emendò tale calcolo, stabilendo ufficialmente la data di quello che sarebbe poi divenuto l’attuale Capodanno, seguendo lo stile moderno o della Circoncisione, e rendendo comune in tutta l’Europa il primo gennaio come principio dell’anno.
Tra l’altro, numerosi riti propiziatori pagani risalenti al X-VI secolo a.C. e legati ai cicli stagionali dell’agricoltura e del raccolto dell’anno trascorso, che si accingeva a rinascere come un nuovo anno, venivano praticati nei giorni intorno al 6 gennaio (vi rimando a un prossimo articolo sull’Epifania), data non molto distante dal Capodanno.
Ma il paganesimo legato al Capodanno ha anche altre diramazioni nell’Europa storica: i pagani delle Fiandre, seguaci dei druidi, nel VII secolo usavano festeggiare il passaggio al nuovo anno in maniera, ovviamente, non molto cristiana e questo culto venne deplorato da Sant’Eligio: «A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini quali l’andare mascherati da giovenche o da cervi, o fare scherzi e giochi, e non stia a tavola tutta la notte né segua l’usanza di doni augurali o di libagioni eccessive. Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco, né sieda in un canto, perché è opera diabolica».
È chiaro come questa commemorazione non abbia in fondo origini particolarmente “eretiche”, anche se si accompagna oggi a numerose pratiche o usanze di natura scaramantica e precristiana, che permangono nella mentalità tradizionale arricchendo tale celebrazione di connotati areligiosi, come peraltro dovrebbe essere.
Ma in fondo è questo lo spirito del Capodanno, quello di rinnovarsi sempre spiritualmente, culturalmente e personalmente. Per dirla con le parole di Gilbert Keith Chesterton, «l’obiettivo di un nuovo anno non è avere un nuovo anno. È che dovremmo avere una nuova anima e un nuovo naso; piedi nuovi, una nuova spina dorsale, nuove orecchie e occhi nuovi».