Mi sono imbattuto qualche tempo fa nella pagina Facebook del M.A.R., Movimento per l’Autonomia della Romagna, che promuove la creazione della Regione Romagna. Da Romagnolo quale sono mi ha incuriosito, ed ho chiesto a Fabrizio Barnabé, vice-coordinatore del movimento, di rispondere a qualche domanda. Lui ha gentilmente accettato, e ne è venuta fuori una discussione interessante.
Ciao Fabrizio, innanzitutto grazie per aver accettatto il nostro invito. Partiamo subito forte. Qual è la relazione MAR con l’Emilia? Non vi stanno simpatici gli Emiliani, tanto da volervene separare?
Innanzittuto grazie per la domanda, chiarisco subito. Non siamo un movimento ANTI. Il rapporto tra MAR con Emilia ed Emiliani è diverso. C’è grande simpatia e vicinanza con gli Emiliani, così come con i nostri vicini Marchigiani e Toscani.
Diversa è la situazione istituzionale. C’è una sproporzione netta nella distribuzione del potere politico, un esempio è il Consiglio Regionale. L’Emilia ha tre volte gli abitanti della Romagna, e questo si traduce in più risorse verso l’Emilia e di un maggiore potere delle lobby emiliane rispetto a quelle romagnole. Sono ragioni strutturali, non c’è malafede.
Le esigenze Emiliane sono diverse da quelle Romagnole, sono due aree con territorio ed economia distinti.
Facciamo un passo indietro. Che cos’è il MAR? Quando nasce? Chi lo fonda?
Nasce nel 1990, ma c’erano impulsi precedenti che risalgono agli anni 80. Nel 1976 ci sono state le prime elezioni regionali, e dopo pochi anni ci furono già i primi esponenti romangnoli che avevano fiutato la fregatura.
Fu fondato dall’On. Servadei (Partito Socialista) e dal Sen. Cappelli (Democrazia Cristiana). Già questo dimostra come si trattasse di un movimento apartitico.
Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e come detto già negli anni 80 si cominciarono a notare scompensazioni tra Emilia e Romanga
Ma non siete un movimento indipendentista, giusto?
No, autonomista. È impensabile che una terra come la Romagna possa odiare l’Italia. La storia intera del 900 dipende da personalità romagnole. Sappiamo purtroppo dove è nato il fascismo, ma anche dove l’antifascismo è stato molto forte.
Voglio ricordare anche Nenni. O il Partito Repubblicano che tra Ravenna e Forlì prendeva migliaia di voti. La Romagna è una sintesi dell’Italia.
Questo non toglie che la Romagna si batta per essere una regione. Ci riteniamo già una regione, non lo siamo istituzionalmente.
Come si spiega ad un esterno che questo è un sentimento fondato, senza scadere nello scherzo e nell’ilarità?
Lottare per l’autonomia non è una battaglia di campanilismo. Non è tortellini contro cappelletti. È una battaglia identitaria ed economica.
L’Emilia, specie il triangolo Bologna-Modena-Reggio Emilia, è una delle zone più ricche e prospere d’Europa. La Romagna vive anche grazie anche ai sussidi emiliani. La regione Romagna non sarebbe più povera?
Per risponderti parto un po’ da lontano. Prendiamo Umbria e Marche: sono due regioni con tante cose in comune. Se fossero unite in una regione, ci sarebbero zone avvantaggiate ed altre svantaggiate. Il PIL sarebbe sicuramente più alto, ma quello che è certo è che sarebbe un accrocchio. Lombardia e Veneto sono state per secoli amministrativamente unite, eppure nessuno si sogna oggi di indentificarle come un’unica regione.
Emilia e Romagna hanno territori diversi, una corretta amministrazione può beneficiare entrambe le regioni, senza bisogno che una dipenda dall’altra.
Una classe politica locale che amministra un territorio che conosce bene porterebbe vantaggi. Fino a qualche anno fa c’erano le provincie che in qualche maniera facevano da ponte tra il potere centrale e quello dei territori.
Il MAR ha una diversa concezione del potere, che secondo noi deve tornare ai territori. I Romagnoli, così come gli Emiliani, sono lavoratori instancabili ed amano il proprio territorio. La Romagna troverebbe presto il suo equilibrio e riuscirebbe ad andare avanti senza i sussidi emiliani.
Ci sono comuni marchigiani che votarono l’annessione alla provincia di Rimini qualche anno fa…
Si, nel 2007 i comuni di Montecopiolo e Sassofeltro votarono “Si” al referendum per passare all’Emilia-Romagna. Non solo non si è applicato il voto del referendum, previsto e svolto secondo i dettami della Costituzione, ma visto che sono passati tanti anni oggi se ne mette addiruttura in discussione la validità. Siamo di fronte ad una violazione della stessa costituzione.
La Romagna storicamente è sempre stata periferia di qualcosa: Estensi, Regno della Chiesa. Io vedo nella mentalità dei romangnoli un ostacolo all’autonomismo. Non abbiamo mai combattuto per l’autonomia, come popolo romagnolo. Cosa ne pensi?
Rilevi un dato oggettivo. Non siamo mai stati un territorio autogestito, però abbiamo sempre mantenuto delle peculiarità. Persino Dante parlava di Romagna. Ribalterei la tua domanda: non tanto siamo stati sempre una periferia, ma siamo stati una periferia talmente dura da essere stati l’argine della conquista di Roma da parte dei Longobardi (fermati a Ponte di Castello, sul Senio), e di conseguenza del mantenimento del diritto romano.
Confidiamo che, come spesso è accaduto, lo spirito romagnolo farà sorgere un movimento di massa che porti alla nascita della Regione Romangna.
Quale sarà il capoluogo?
Non ti risponderò su questo! In Romagna c’è molto campanilismo, ed è una dei più grandi ostacoli all’autonomismo. Il MAR si batte anche contro questo sentimento. Un ravennate non accetterebbe un capoluogo che non fosse Ravenna, ed un riminese lo stesso per Rimini.
Ravenna è stata capitale per ben 3 volte nella sua storia: dell’Impero Romano d’Occidente, del Regno Ostrogoto e dell’Esarcato Bizantino. Diciamo che tutto deporrebbe a suo favore. La Romagna però ha sette sorelle, sette centri propulsivi: Imola, Faenza, Lugo, Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini.
Un adeguato collegamento, e questo non sarà possibile senza essere regione, porterebbero ad un arricchimento del territorio e farebbe si che nessuna parte di esso si sentisse tagliato fuori. Ognuno di questi centri, nella nostra visione, ospiterebbe un centro di potere.
Ma come detto, il campanilismo non aiuta. Guarda gli aeroporti di Rimini e Forli: si sono fatti la guerra per anni e questo ha creato solo problemi.
Bonaccini è un buon amministratore ed un buon comunicatore. Dà più attenzione alla Romagna dei precedenti presidenti di regione. Dal punto di vista del MAR è un problema?
Quello che dici è verissimo, ma economicamente parlando questa grande attenzione non si riflette in fatti reali. La Romagna continua a ricevere meno investimenti dell’Emilia.
Bonaccini è un bravo presidente di una regione che non esiste. Come detto in precedenza, l’Emilia-Romagna è una regione fittizia. Bonaccini per vincere le ultime elezioni ha avuto bisgono dei voti della Romagna, perchè i voti emiliani non garantivano l’elezione. Lui e la candidata leghista si sono sfidati soprattutto in Romagna, perchè eravamo l’ago della bilancia.
La Lega va forte in Romagna anche perchè rappresenta, almeno a parole, un movimento autonomista. A parole, appunto: governa Lombardia e Veneto da due decenni e di autonomia neppure l’ombra.
La protezione del Romagnolo è un vostro obiettivo?
Si, certamente. È una battaglia che abbiamo a cuore, e dovrebbero averlo tutti i Romagnoli indipendentemente dalla volontà autonomista o meno. Il Romagnolo è una lingua, non un dialetto dell’italiano. Purtroppo è in via di estinzione. Noi cerchiamo di organizzare eventi, così come tante compagnie teatrali organizzano spettacoli in lingua.
Quali sono le frontiere della Romagna?
Imola è Romagna. Pesaro no. Parte del pesarese si. I confini sono il Reno a Nord, il fiume Sillaro ad Ovest (con l’eccezione di Sesto Imolese), a Sud-Est il Promontorio di Fiorenzuola di Focara, ad Est il mare.
Fabrizio, ti ringrazio per questa intervista. Si è parlato di un movimento poco conosciuto al di fuori della Romagna.
Grazie a Voi!