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Economia & Finanza

Top Gear e la produttività

In particolare gli episodi dal titolo rivelatore: How Japan took over the world… and then lost itWho killed the British motor industry? (e se pensate che i veri colpevoli della morte dell’industria motoristica britannica siano i giapponesi… beh, vi sbagliate. Se proprio volete saperlo dovete andare alla scena finale all’Agatha Christie con tutti i potenziali assassini seduti intorno al tavolo).

Ok, vi ho ingannati per un attimo, ma era necessario, lo giuro! Non tanto per la produttività, quella c’è, insieme a tante altre belle cose. Si tratta di Top Gear. Sapete, quel programma di automobili della BBC condotto da quel petrol-head di Jeremy Clarkson. Ecco, in realtà non è proprio Top Gear, sarebbe Clarkson’s Car Years, ma perdonatemela, avessi messo questo nel titolo non ci avreste nemmeno cliccato sopra. D’altronde il conduttore di punta sempre Clarkson è, e poi è andato in onda nel 2000, durante la pausa tra la prima e la seconda serie di Top Gear, e poi dai, sempre di macchine si tratta… insomma, quel genere di programma che guarda chi si pone il dubbio esistenziale primordiale: meglio la Mitsubishi Evo o la Subaru Impreza WRX? (se avete opinioni a riguardo scrivetele pure nei commenti).

Ecco, ora che ci siamo chiariti possiamo procedere con le cose serie.

Anzi, no. Il punto è proprio questo: è possibile che l’inglese medio, spaparanzato sul divano dopo una pizza del Tesco e una birra in lattina, senza pretese, si becchi dei preziosi concetti d’economia, direttamente dal suo conduttore preferito tra una derapata e una granata lanciata contro una Alfa Arna? (sì, il genere è quello. D’altronde che ci si può attendere da uno che ha fatto cose come Motorsport Mayhem..? Ora capite perché mi stupisco?)

Non ci credete? Guardate pure, che ce n’è:

Come il Giappone ha conquistato il mondo… e poi l’ha perso

C’è la questione della responsabilità e della migliore organizzazione sindacale che, mentre i sindacati britannici bloccavano la produzione a singhiozzo, milioni di auto giapponesi di “buona qualità e prezzo ragionevole” sbarcavano nell’isola. Non che i giapponesi non facessero scioperi.. li facevano anche loro, e pure cazzuti, che a far 45 giorni di barricate per il licenziamento di 3700 scioperandi che richiedevano migliori condizioni lavorative ci vogliono gli attributi. Ma una volta ottenuto ciò che serviva si tornava a lavorare, seri, e a far schizzare la produttività fuori dal tetto.
E quindi produttività, produttività, produttività! Pensavate l’avessi inserita nel titolo così, a caso, eh? Fantastica la scena del meteo (minuto 7:47): correva l’anno 1978, Detroit si crogiolava del suo clima ancora temperato con General Motors che produceva 14,9 auto per impiegato/anno; Napoli invece si trovava in una zona di profonda depressione, Alfa Romeo sfornava appena 6 auto per impiegato/anno (SEI!); sul Giappone invece brillava un gran sole: Toyota ne faceva non 6, non 14.9, ma ben 43 auto per impiegato/anno (43… quarantatré… QUARANTATRÉ!).
Scioccati? E secondo voi come poteva reagire il resto del mondo? Pensate ai dazi e alle restrizioni sulle importazioni? Che dire… avete presente la scenetta del re che, aizzato da un cortigiano, si crede di poter fermare la marea per imposizione reale, e puntualmente ne viene travolto? Ecco, Clarkson ce la spiega così.

Chi ha ucciso l’industria automobilistica britannica?

Si parte dal problema dell’agglomerazione delle aziende del settore in un unico grande campione nazionale: dalla fusione di Austin e Morris a creare BMC, passando per l’acquisizione di Pressed Steel che forniva tutti gli altri concorrenti delle più svariate componenti (e con conseguente posizione dominante), fino al competitor unico, British Leyland.
Questo è stato aggravato pure dalla cattiva gestione manageriale e dalla mancanza di senso di responsabilità e collaborazione tra le varie componenti del gruppo. Per non parlare poi dell’eccessiva litigiosità sindacale, connotata da una forte miopia riguardo la realtà e il benessere dell’azienda (e di riflesso di quello dei lavoratori). Esilarante lo sketch del condominio (minuto 9:40): “Ci scusiamo per la mancanza del sonoro. Il tecnico del suono è in sciopero finché la dirigenza non fa qualcosa riguardo il rumore del vento … C’è stata una votazione e siamo lieti di annunciarvi che l’audio verrà ripristinato a breve” geniale! Ovviamente neanche il tempo di finire che suona la sirena e tutti mollano tutto per andare a casa.
Non c’è da stupirsi se alla fine tutto questo ha portato ad una scarsa affidabilità e qualità del prodotto. E quindi si affronta il nodo della nazionalizzazione -e successiva dismissione– e il caso particolare del passaggio di mano di Rover da una controllata pubblica all’altra -e il successivo inevitabile fallimento-.

Tutto bello. Ma in Italia che abbiamo invece? Lasciamo stare il palinsesto dedicato alle “masse”, che è tutto un L’isola dei famosiLa prova del cuoco, qui non c’è proprio speranza. Ma almeno si vorrebbe sperare nella programmazione di fascia più alta, quella di approfondimento dedicata ad un pubblico più attento e propenso ad informarsi. E invece… niente da fare. Qui imperversano i talk show pieni di politica politicante, quella che la strategia da osteria è più importante della sostanza. Quei talk show dove si può dir tutto e il contrario di tutto, anche le peggio sozzerie, uscendone quasi sempre candidi, in ogni caso illesi. E come se non bastasse, pure il conduttore può metterci del suo, gettando nel mucchio tesi assurde colorate di complottismo (vedasi La gabbia). Pure gli altri programmi di approfondimento non brillano, anzi, a volte te le fanno proprio rotolar via. Basti pensare a Report, che è riuscito a santificare Cristina Kirchner (quando andava di moda, ricordate? “Bisogna fare come l’Argentina…”), a rilanciare la tesi del salario come variabile indipendente, le virtù della spesa a debito e tante altre amenità.

Eccola la morale: l’inglese “medio” che si interessa di macchine paradossalmente ha strumenti migliori per comprendere il mondo che lo circonda rispetto all’italiano “alto” che divora “approfondimenti” televisivi uno dietro l’altro, illudendosi poi che avendo visto abbia capito. No, non ha capito niente, mi spiace.

Ah, e se vi chiedete ancora quale sia meglio tra l’Evo e l’Impreza… sappiate che la Nissan Skyline GTR è il meglio (o almeno così la pone Jeremy)!

PS: lo so, purtroppo i filmati sono in inglese, e chi non lo conosce non può cogliere le chicche ivi contenute.. che vi devo dire… imparatelo, che nella vita serve.

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