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SWIFT e il mondo dei flussi informativi finanziari

A dieci anni dal Nobel per la pace consegnato all’Unione Europea ecco un nuova guerra abbattersi alle porte del Vecchio Continente.

Le sanzioni economiche e finanziare alla Russia rappresentano l’“arma nucleare”, alternativa a un conflitto che ricorda troppo, per mezzi e modalità, il primo Novecento.

Tra queste sanzioni, usate nella risoluzione delle controversie internazionali da diversi anni, la più menzionata è l’esclusione dal sistema dei pagamenti SWIFT, finalizzato allo scambio di informazioni per le transazioni finanziarie internazionali.

Leggendo direttamente dal sito Swift.com il servizio si autodefinisce “The way the world moves value”, ha sede in Belgio e nel 2019 ha connesso più di 11.000 istituti finanziari in oltre 200 paesi.

Solo nel 2022 si contano più di 961 milioni di messaggi con trasmissione di informazioni finanziarie.

Swift è attivo da più di 40 anni. Nasce nel 1973 dall’iniziativa di 239 banche di 15 paesi diversi che condividevano la necessità di adottare uno strumento standard, sicuro ed efficace, per la comunicazione dei dati delle transazioni oltre i confini nazionali. Quando le banche, unitesi sotto al nome di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT), iniziarono ad operare con il nuovo sistema di scambio di informazioni nel 1977, gli istituti finanziari aderenti erano già arrivati ad essere 518 da ben 22 paesi diversi.

SWIFT prese il posto della vecchia tecnologia TELEX e si è presto affermato come standard internazionale senza concorrenti.

La data analysis sui dati SWIFT

Le analisi dei dati provenienti da SWIFT hanno rivelato un potenziale informativo che non si ferma alle analisi dei flussi finanziari, bensì permette di osservare (e soprattutto misurare) implicazioni geopolitiche e strategiche.

Ad esempio dallo studio della principale transazione di SWIFT, cioè la MT103 (Single Customer Credit Transfer) si evince come la rete dei pagamenti evidenzi un network mondiale chiaramente definito da una struttura centrale contrapposta a una periferica.

Quella centrale è composta da paesi altamente connessi fra loro come il Nord America, l’Europa, la Russia, la Cina, l’India, l’Arabia Saudita, la Nuova Zelanda, l’Australia e il Sud Africa; quella periferica si mostra come poco connessa e comprende il Sud America, l’Africa e i paesi dell’Asia centrale.

Lo studio della MT103 fa emergere con chiarezza il rapporto di dipendenza dei paesi periferici dai paesi della struttura centrale, ma non solo, è anche possibile quantificare la sfera di influenza economico-finanziaria e strategica di un singolo paese.

SWIFT nella risoluzione dei conflitti internazionali

Il consorzio di banche che controlla SWIFT è composto prevalentemente da istituti europei e nord americani e si è inizialmente comportato come una impresa privata nella gestione della privacy dei dati finanziari, core business della sua attività, proteggendone in toto la riservatezza e negando richieste di accesso al proprio data base a governi e istituzioni mondiali.

I dati SWIFT iniziarono ad avere un ruolo chiave a partire dall’attentato terroristico delle Torri Gemelle nel 2001, anno in cui il Governo Americano richiese l’accesso alla piattaforma al fine di tracciare i pagamenti collegabili ai finanziamenti delle attività terroristiche.

Successivamente SWIFT giocò un ruolo fondamentale nel conflitto scongiurato del 2012 con l’Iran. Al fine di bloccare il programma di nuclearizzazione dell’Iran gli accordi internazionali decisero di applicare alcune sanzioni economiche al paese arabo. Con il Regolamento Europeo 267/2012, a cui è soggetta l’organizzazione belga SWIFT, si sono di fatto disconnesse le banche iraniane dal sistema di informazioni finanziarie internazionali.

Con l’accordo globale sul nucleare iraniano, il JCPOA del 2015, l’Iran accettò di rinunciare allo sviluppo di armi nucleari in cambio della cessazione delle restrizioni economiche. Il Governo Trump in seguito ha rotto l’accordo e riattivato le sanzioni, generando come conseguenza la creazione di un nuovo sistema, INSTEX, con sede in Francia e di cui sono proprietari alcuni governi dell’unione Europea. Lo scopo con cui INSTEX nasce è quello di facilitare scambi commerciali dall’Europa all’Iran. Le transazioni sono state motivate adducendo a finalità di sviluppo e sostentamento della popolazione iraniana, perciò nel sito ufficiale di INSTEX si legge che i consumi sono inerenti principalmente a cibo, prodotti agricoli e medicine.

La concorrenza di SPFS e CIPS

Ma INSTEX non è l’unico sistema alternativo a SWIFT che è stato creato.

Nel 2014, durante le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina, non venne applicata la disconnessione dallo SWIFT ma questa venne utilizzata come minaccia aggiuntiva qualora la situazione non si fosse risolta.

Le intimidazioni, unite all’efficacia della strategia di isolamento nel caso iraniano, hanno spinto i Russi a muoversi su due fronti: quello nazionale, con il sistema MIR, e quello internazionale, con la creazione del sistema SPFS nel 2014.

La prima transazione su SPFS risale al dicembre del 2017 e già a marzo del 2018 si potevano contare oltre 400 adesioni di banche russe. A partire dal 2019 Mosca ha iniziato a stringere accordi per il coinvolgimento di nuovi paesi come Cina, India e Iran e successivamente altri stati, quali la Turchia e i paesi dell’Unione Economica Eurasiatica (Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan). Nel 2020 aderiscono anche alcune banche svizzere e tedesche.

Il sistema alternativo a SWIFT esiste ed è già pronto, e si stima che muova un ammontare di transazioni pari a 400 miliardi di dollari al giorno.

La minaccia più grande per l’Occidente, oltre allo sviluppo e diffusione dello stesso SPFS, è la sua integrazione con il sistema cinese CIPS, il cui volume di flussi finanziari è quantificato sui 50 miliardi di dollari, una cifra quindi più bassa rispetto al concorrente russo ma che sembra essere in fase di crescita esponenziale.

L’uscita da SWIFT è una sanzione efficace?

Alla luce di questo viaggio nei sistemi di informazioni finanziarie la valutazione sulle sanzioni da applicare alla Russia appare ancora più delicata e strategica, e si comprende il disaccordo che c’è sul tema fra i vari stati coinvolti.

L’estromissione del governo di Putin da SWIFT risulterebbe efficace come in Iran o rafforzerebbe l’asse, anche tecnologico, tra Mosca e Pechino e le rispettive aree di influenza?

Un ulteriore punto di attenzione andrebbe posto sui rapporti creditizi esistenti attualmente in particolare con le imprese europee e alle esposizioni delle banche dell’Unione in Russia. Queste posizioni aperte, in caso di impossibilità di utilizzo di SWIFT, come andrebbero gestite?

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