Riceviamo da Gianuario Cioffi e pubblichiamo volentieri.
Il risultato di qualche giorno fa del referendum in Slovenia (che ha cancellato il diritto delle coppie dello stesso sesso a sposarsi, e quello dei loro figli ad avere tutele legali) dovrà servire da lezione per tutte quelle persone (me compreso) che dopo l’omologo referendum irlandese, di risultato opposto, si fecero prendere inopportunamente dall’entusiasmo.
Se è certamente incoerente rifiutare la decisione degli sloveni dopo aver tessuto le lodi della grande civiltà del popolo irlandese, allora il buon senso dovrebbe portarci non ad accettare, ma a rifiutare entrambe le consultazioni.
Sì, perché anche la consultazione irlandese (e questo io l’ho capito troppo tardi) andava rifiutata.
Il motivo di queste conclusioni sta nel fatto che l’argomento di cui stiamo parlando non è una riforma fiscale o una legge che accorpi le regioni o un nuovo tipo di legge elettorale: in altre parole qui non stiamo parlando di una legge che riguarda tutti. Stiamo invece parlando di una legge che riguarda una minoranza di persone.
Per di più, e qui sta la gravità dell’argomento, parliamo di una legge che riguarda i diritti di una minoranza.
Ora qui si apre una riflessione: esistono minoranze? E se sì, hanno diritti?
Si definisce minoranza un gruppo sociale che, in una data popolazione, non costituisca la maggioranza di quella stessa popolazione. Ovviamente, le persone lgbti (omosessuali e trans, per capirci) sono una minoranza, perché statisticamente non costituiscono più del 10% di una popolazione, spesso molto meno.
Non sono l’unica minoranza, con loro ci sono minoranze religiose (es. ebrei e musulmani), etnico-linguistiche (neri, rom, sudtirolesi); gli lgbti sono una “minoranza di genere” o minoranza sessuale, perché la loro diversità consiste in questo.
(AVVISO: prima che diciate che “anche i pedofili sono una min. sessuale” sappiate che questi sono solo una categoria di pazienti psichiatrici, e non un gruppo socialmente identificabile; i loro diritti sono quelli di pazienti che devono essere curati).
Le minoranze hanno diritti? Certo! Se dopo la Rivoluzione Francese abbiamo imparato qualcosa, è che le persone devono vivere in un Sistema di Uguaglianza, Solidarietà reciproca e Libertà: vuol dire che persone diverse devono essere trattate allo stesso modo dallo Stato, che gruppi sociali diversi devono essere solidali l’un l’altro, che gruppi sociali diversi devono essere Liberi, cioè non perseguitati.
La nostra Costituzione Italiana esprime ciò attraverso i princìpi:
– Personalista: i diritti degli Esseri Umani sono inviolabili (articolo 2);
– di Laicità : nessuna fede è proibita (art. 8 e 19);
– Pluralista (art. 2, 8, 6, 18, 21) : dei Diritti Umani godono anche i gruppi sociali (anche le minoranze) come tali;
– di Uguaglianza – senza distinzione di sesso: art. 1, 2 e 3;
– di Solidarietà : lo Stato deve rimuovere gli ostacoli alla completa espressione della Personalità della Persona Umana (art. 3);
– Pr. Democratico (e qui vi voglio) : principio di maggioranza ma con tutela delle minoranze (art.1).
L’ultimo principio spiega quella differenza, nota anche ad Aristotele, tra “democrazia” e “populismo” (ho tradotto i termini in italiano) :
– nella prima, dove i cittadini possono esprimersi con votazione, vengono garantiti i Diritti di cui sopra, e per fare ciò le Leggi pongono un argine al “paradosso democratico” in cui i cittadini potrebbero scegliere tramite libero voto di negare uno dei Diritti e porre fine “democraticamente” alla democrazia .
– nel secondo, il paradosso è in atto.
Ed eccoci al punto: sia in Irlanda che in Slovenia, un Paese che consenta ad una maggioranza di decidere se una minoranza possa o meno godere di diritti non è un Paese democratico.
Le questioni oggetto di voto non riguardano tutti: in entrambi i Paesi, oggi le coppie eterosessuali possono continuarsi a sposare.
Se nel 1936 la Germania avesse messo ai voti le leggi razziali, siamo sicuri che il risultato sarebbe stato positivo? E se fosse stato negativo, il fatto che fosse “una decisione liberamente presa dal popolo” avrebbe legittimato la discriminazione ? Lo stesso discorso si può fare con gli Stati Uniti degli anni ’60 .
È molto pericoloso “santificare” il Popolo e invocare sempre il suo volere, anche su questioni che non lo riguardano.
Di Gianuario Cioffi
1 comment
Tutto l’articolo si basa sull’assunto non dimostrato che il referendum “riguardi i diritti di una minoranza”.
Siamo sicuri che l’estensione della possibilità di matrimonio alle coppie omosessuali sia un diritto? Io non lo sono per nulla. Quali istituti giuridici sono anche un diritto, e quali sono e restano, invece, semplici istituti giuridici?
Faccio un esempio pratico: l’adozione in Italia non viene concessa a coppie eterosessuali che abbiano una differenza d’età troppo alta con l’adottando. Quindi non è un diritto, è una facoltà che viene concessa in alcuni casi ben precisi.
Definire l’adozione un diritto è un modo molto forzato di affrontare la questione, oltre che poco liberale.
Anche le conclusioni mi sembrano debolucce: da sempre in democrazia la maggioranza decide per la minoranza.
Prendiamo ad esempio i referendum italiani su responsabilità civile del giudice, caccia, fitofarmaci carriere dei magistrati e mille altri. Chiaramente il quesito riguardava una minoranza di persone, ed è stato democraticamente deciso dalla maggioranza.
La maggior parte delle leggi che escono dal nostro Parlamento riguardano minoranze, e sono decise a colpi di maggioranza.
Perché questo non sarebbe democratico?
Argomenti veramente risibili.