Secondo un’opinione ricorrente il Cremlino non potrebbe lanciare una grande guerra in questo periodo storico se non l’ha fatto ai tempi dell’Unione Sovietica, quando sembrava molto più forte. In questo articolo presento in breve cinque ragioni per cui il lancio di una grande guerra da parte russa è al contrario più possibile ora di quanto non fosse ai tempi dell’Unione Sovietica.
1) La Russia oggi è molto più forte politicamente rispetto all’era del comunismo. Ciò succede perché allora, avendo di fronte loro il sistema comunista, tutte le correnti politiche non comuniste dall’una parte dello spettro all’altra, si congiungevano contro la minaccia e il nemico comuni. Il regime sovietico poteva avvalersi solo dei partiti comunisti filo-sovietici, che però riguardavano minoranze sempre più ristrette vista l’inefficienza del sistema rispetto a quello dell’economia libera. Era preclusa al Cremlino l’influenza trasversale che può avere oggi, e la conseguente capacità di creare divisioni e contrasti all’interno di certe società occidentali, come quella italiana. Mosca dopo la fine del comunismo ha mantenuto i rapporti con le correnti anti-americane e anti-capitaliste di sinistra, ma ha potuto coltivare pure dei rapporti con le destre “sovraniste”, e anche con correnti liberali, in quanto loro la vedevano ormai come un partner commerciale ed economico. Allo stesso tempo la Russia post-comunista poteva avvicinarsi di più a regimi e società non occidentali che non si riconoscono nella cultura europea. Mentre il linguaggio comunista rimaneva pur sempre culturalmente occidentale, quello della Russia neo-nazionalista, religiosa e infine putiniana comunicava molto più direttamente con una diversità di paesi, società e religioni, usando l’anti-occidentalismo in varie forme (anti-materialismo, anti-individualismo, anti-capitalismo, anti-ateismo, anti-libertà sessuale e via dicendo) come denominatore comune.
2) Un effetto diretto di questi sviluppi è stata la diminuzione delle spese per la difesa e l’abolizione della leva militare dai grandi paesi europei, siccome l’arretramento e la debolezza economica della Russia dopo il 1989 li hanno indotti a pensare che il pericolo ormai fosse scomparso. La realtà era ben diversa, in quanto la potenza militare russa accumulata nei decenni precedenti continuava a esistere, e anche l’industria militare e le spese russe per la difesa continuavano a essere notevoli. In particolare durante il periodo Putin la Russia spende ufficialmente circa il 4-5% del Pil per la difesa, e ci sono stime per gli ultimissimi anni che raggiungono il 10% secondo il noto sito Global Fire Power o perfino il 20% secondo lo storico Yuval Noah Harari. Bisogna aggiungere che le prestazioni non tanto brillanti dell’esercito russo in Ucraina non dovrebbero tranquillizzarci, anzitutto perché i successi militari russi si dovevano sempre alla quantità, l’insistenza e il cinismo, e non alla qualità e la funzione impeccabile, e poi perché la società ucraina era infinitamente più preparata per una guerra sanguinosa rispetto a quelle dell’Europa occidentale.
3) Il comunismo era un’ideologia occidentale e in teoria faceva appello a più elementi comuni con il liberalismo: democrazia, razionalismo, primato della scienza, progresso e crescita del benessere come obiettivo principale. L’interpretazione storica marxista non rinnegava il capitalismo ma lo considerava come l’ultimo stadio dell’evoluzione sociale prima dell’avvento del comunismo. La Russia comunista, anche se in effetti totalitaria, usava quindi un linguaggio simile a quello occidentale, considerando se stessa come parte della stessa cultura e della stessa evoluzione storica con l’Europa e l’Occidente, ritenendo che rappresentasse la versione più avanzata dell’illuminismo e della società moderna. Al contrario il regime russo attuale favorisce decisamente visioni anti-illuministiche, anti-razionaliste, misticiste, euroasiatiste, si oppone al benessere individuale e l’autorealizzazione, ponendo come scopo di vita la potenza nazionale – a parte quelli di Putin e di altri politici Russi si vedano ad esempio scritti e discorsi di Alexandr Dugin, del patriarca Kirill, della caporedattore di Russia Today, del politologo Dmitry Suslov che molti nell’ambito accademico occidentale consideravano “uno di noi”. Prendendo atto di questa realtà, diventa spiegabile il fatto che non esista alcuna reazione significativa contro il regime e che quest’ultimo non sembra affatto demoralizzato, anzi rialza i toni, malgrado in dieci settimane di guerra in Ucraina l’esercito russo abbia probabilmente già più morti di quanti ne aveva in Afghanistan in dieci anni ai tempi del comunismo.
4) A differenza di quanto era successo per gran parte della Guerra fredda, oggi la Russia gode di un’alleanza molto stretta con la Cina, la seconda economia del pianeta. L’alleanza con la Cina è di primaria importanza perché offre ai Russi un appoggio economico fondamentale, e maggior profondità strategica, nel senso che la Cina dei 1.4 miliardi di abitanti sta espandendo la propria presenza politica e militare in varie regioni, fra cui l’Asia orientale e il Golfo Persico, creando la possibilità di apertura di altri grandi fronti. L’invasione russa dell’Ucraina è cominciata soltanto venti giorni dopo il Patto di Pechino fra Putin e Xi che parla di “alleanza senza limiti”.
5) L’avvento della Cina corrisponde anche alla più generica riduzione della potenza relativa dell’Occidente nel sistema internazionale. La crescita vertiginosa cinese è seguita dall’avvento di altre nuovi grandi economie, come prevalentemente quelle dell’India e del Brasile, ma anche dal rafforzamento di altri paesi non occidentali, che rivendicano ruoli di potenze regionali, come la Turchia e l’Iran. Questi sviluppi rendono il peso dell’Occidente e in particolare dell’Europa molto minore nel sistema internazionale rispetto al periodo in cui l’unico rivale e possibile pericolo per loro era l’Unione Sovietica.
La potenza politica non viene presa tanto in considerazione in Occidente perché siamo abituati a pensare in termini non solo economici ma proprio economicisti, nonostante il fatto che tanto le vecchie previsioni marxiste quanto quelle liberali sull’evolversi delle relazioni internazionali sono state ripetutamente smentite dai fatti. Ciò non significa che l’importanza dell’economia non sia fondamentale, ma che la potenza economica o gli interessi economici in senso stretto rappresentino solo uno fra vari fattori da tenere in considerazione, siccome innumerevoli volte nella Storia, stati, fazioni, partiti economicamente più deboli sono riusciti a imporsi ai più ricchi tramite l’uso di mezzi politici e militari, appropriandosi poi anche della loro ricchezza. La potenza politica russa non si basa su una vera proposta di vita alternativa bensì su sentimenti di disagio, paura, rancore e confusione, abilmente sfruttati e suscitati. Ciò la rende ancora più pericolosa nel breve periodo, appunto perché potrebbe essere più utile per un assalto bellico che per un antagonismo ideologico a lunga durata.
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1 comment
bene bene…