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Politica interna

L’Italia al soldo di Putin

Le spiegazioni addotte da Salvini per coprire lo scandalo Metropol suonano a dir poco risibili, un tentativo maldestro di buggerare gli italiani, e i suoi elettori in particolare. Sostiene di non aver mai invitato Savoini al seguito della delegazione italiana in Russia, persino di non conoscerlo, ma vi sono una mole impressionante di foto, documenti, interviste, articoli di giornale che sconfessano la sua versione dei fatti. Savoini, da come lo descrivono le inchieste dei giornali in questi giorni, era una sorta di faccendiere deputato ai rapporti tra Russia e Italia per conto della Lega. Un neonazista, redattore del quotidiano La Padania, presidente dell’associazione Russia – Lombardia nonché stretto collaboratore di Salvini (lo ha accompagnato in tutti i viaggi in Russia, come ha scoperto il Fatto quotidiano). Stando all’audio diffuso dal sito americano Buzzfeed, che riprende un’inchiesta di febbraio de l’Espresso a cura di Vergine e Tizian, avrebbe contrattato una commessa di 65 milioni destinati a finanziare la campagna elettorale della Lega Nord in vista delle europee (il partito ha un passivo di 20 milioni). Nello scandalo Metropol, dal nome dell’hotel moscovita luogo di ritrovo della trattativa, sono invischiati anche l’Eni e banca Intesa.

Ha scritto l’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro: “È difficile credere  che Savoini,  amico di Salvini e suo apripista a  Mosca, non abbia informato il leader del suo incontro riservato che si svolgeva  in parallelo con l’incontro pubblico del ministro. Salvini sapeva, dunque? E in  ogni caso, aveva trasferito a Savoini, “Luca” e “Francesco” l’autorità di  un’intesa così  delicata? Oppure se Salvini non sapeva nulla, bisogna concludere che Savoini invece che un plenipotenziario è un millantatore, capace di spendere nomi, progetti e conti bancari leghisti alle  spalle  del  suo amico e leader? Ma se fosse vera questa seconda ipotesi, Salvini non sarebbe soltanto ingannato, ma raggirato e danneggiato: perché dunque come prima reazione il  ministro non ha denunciato il suo  compagno di partito  per aver ordito  una trama così infamante per la Lega?”.

Il punto saliente dello scandalo non è se la trattativa sia andata in porto, come vorrebbero far credere gli apologeti del Ministro degli Interni che tirano in ballo, a sproposito, i finanziamenti che il partito comunista ricevette dall’Unione Sovietica più di trent’anni orsono (a stabilirlo sarà la magistratura); ma che questa negoziazione – volta ad asservire il nostro Paese agli interessi russi, con la connivenza di un ministro al governo -, sia avvenuta. È quindi, eminentemente, una questione che attiene alla sicurezza nazionale. D’altronde, che la Russia di Putin foraggiasse i partiti anti europei per destabilizzare l’Unione europea è un segreto di pulcinella. Nel 2014 il Front National ha ricevuto prestiti per circa 10 milioni di euro, come ha ricordato Luciano Capone su Il Foglio. Ed è recente lo scandalo del vicecancelliere austriaco Strachte, del Fpo, costretto a dimettersi dopo che i media diffusero un video di lui, visibilmente ubriaco, intento a mercanteggiare appalti con un miliardario russo in cambio di finanziamenti occulti al partito.

Ogni giorno che passa si affollano e moltiplicano i dubbi da chiarire, le risposte inevase. Salvini ha il dovere di fugarli, fornendo chiarimenti il più possibile esaustivi, all’opinione pubblica e ai media che lo incalzano. Quello che non è ammissibile, in una democrazia matura, sono al contrario lo scherno sprezzante nei confronti dei giornalisti – quei pochi che ancora compiono il loro lavoro con la schiena dritta – e le bugie reiterate e invereconde da parte di un ministro in pieno delirio di onnipotenza. A nulla serve buttarla in caciara sperando di sfangarla. Per troppo tempo, Salvini ha lordato la carica che ricopre con comportamenti indecorosi, da facinoroso, complice anche un’opinione pubblica acquiescente. Sarebbe ora che questo scempio finisse: se non fosse in grado di provare la sua estraneità, come pare, dovrebbe (essere costretto a) farsi da parte subitaneamente.

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