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Speaker's Corner

La crociata ipocrita contro stepchild ed “utero in affitto”

stepchild-adoption-1030x615Moralisti di tutto il mondo, unitevi contro l’utero in affitto!
Destra e sinistra, laici e bigotti, e soprattutto femministe passate dallo slogan “l’utero è mio e me lo gestisco io” al motto “l’utero è vostro, signorine, ma lo gestiamo noi femministe moraliste”, quelle che negli anni ’70 facevano tanto le libertarie ma adesso che qualcuno usa la libertà in un modo che a loro non piace, fanno le proibizioniste insieme alle suore.

Andiamo con ordine: molti soggetti in cerca di pretesti per dire di no alle unioni civili, sostengono che la stepchild adoption prevista dal DDL Cirinnà (che è l’adozione del figlio del partner, se e solo se l’altro genitore non c’è più) favorirebbe la pratica del “utero in affitto”. Intanto iniziamo a chiamarlo col proprio nome, senza drammatizzarlo con parole inquietanti, il nome corretto è “gestazione per altri”. Ora, come possa la legge Cirinnà aprire le porte alla gestazione per altri è un mistero, visto che in Italia rimane illegale e da nessuna parte della legge se ne parla. Allora si dice che ne favorirebbe il ricorso all’estero: una coppia gay potrebbe andare in un paese dove la gestazione per altri è consentita, uno dei due feconda artificialmente una donna e i due portano il pargolo in Italia, così uno dei membri della coppia è padre naturale del figlio e l’altro lo potrà adottare con la stepchild, appunto.

Tuttavia, alla gestazione per altri ricorrono innanzitutto le coppie eterosessuali e anche per loro la stepchild adoption sarebbe un grosso incentivo. Peccato che per le coppie sposate la stepchild adoption esista dal 1983, dalla bellezza di 33 anni.

Quelli che adesso ci parlano in continuazione di uteri locati, sfitti o in comodato d’uso, dove sono stati in tutti questi anni? Dov’era tutta questa gente indignata per il “commercio di bambini”, per la dignità violata della donna e per mille altre amenità? Chi sostiene, anche in articoli pubblicati su questo sito, che si va a “sanare” la situazione di chi è andato all’estero a praticare la gestazione per altri (ma poi a sanare cosa, visto che nulla lo vieta?), perché non ha detto una sola parola quando questo è avvenuto (per 33 anni) per le coppie eterosessuali? E’ vero che per le coppie gay l’unica possibilità di avere figli è la gestazione per altri, ma è esattamente così anche per alcune coppie etero, dove la donna è sterile e non ci sono i requisiti per adottare.

Se non ci fosse stato il DDL Cirinnà chissà per quanto tempo ancora se ne sarebbero disinteressati, mentre adesso ne fanno una crociata irrinunciabile. Guarda a caso tirano fuori il tema proprio adesso che si parla di unioni civili; dopo tutto questo tempo improvvisamente si svegliano proprio ora.

Questa è una cagnara strumentale e ipocrita, la realtà è che i numeri della gestazione per altri sono ovunque e da sempre molto contenuti. I dati a disposizione scarseggiano, ma eventuali crescite sono dovute soltanto alla relativa “novità” della pratica, mai legati alle unioni civili per le coppie omosessuali. Dei 100.000 figli di omosessuali di cui qualcuno parla, solo una parte piccolissima è stata concepita con la gestazione per altri, si stima poche centinaia (concepimenti avvenuti da oggi fino a 10, 20 anni fa), il grosso viene da precedenti relazioni etero di un componente della coppia.

La stepchild adoption è prevista anche negli altri Paesi che hanno le unioni civili, non è niente di straordinario e non c’è stato alcun boom della gestazione per altri. Questa norma va mantenuta perché è nell’interesse del figlio adottato, se ad esempio l’unione civile si rompesse anche l’altro partner della coppia sarebbe tenuto a mantenere il figlio, avendolo adottato. Trovo particolarmente subdoli quelli che si dicono a favore delle adozioni gay ma contro la stepchild (un’assurdità totale, si consentirebbe di adottare un bambino estraneo ma non il figlio del partner!), questa gente sa benissimo che delle vere e proprie adozioni gay se ne discuterà chissà quando, però intanto possono contrastare le unioni civili di oggi senza passare per troppo omofobi.

Detto questo, uscendo dal dibattito sulle unioni civili, discutiamo pure della gestazione per altri. È davvero così “infernale” come la dipingono alcuni? Le critiche vertono su due temi: la dignità della donna e quella del bambino che nasce. Per quanto riguarda la dignità della donna, parliamo di un atto affine alla prostituzione, abbiamo una signora che “dona” ad altri il proprio apparato riproduttivo in cambio di soldi.
Ma come mai accettiamo che la prostituzione sia legale, mentre la gestazione per altri ci scandalizza tanto? Non sviliscono entrambe la dignità della donna? Se la donna deve essere libera di usare il proprio corpo come vuole, perché non può decidere di farlo in questo modo? Molti sostengono che queste persone sarebbero “costrette dalla povertà”, cosa che a volte succede nel Terzo Mondo, ma quasi nessuno parla degli Stati Uniti dove si impone che le madri surrogate abbiano un certo reddito, una casa di proprietà e via dicendo, proprio per evitare lo sfruttamento di chi è in difficoltà. Semmai guardare all’estero è un altro argomento a favore della legalizzazione e regolazione del fenomeno anche in Italia, che spingerebbe chi vi fa ricorso a rimanere in Italia rispettando determinate regole, invece che recarsi nei Paesi poveri.

La gestazione per altri può non piacere, si può non condividere, la si può ritenere immorale, ma questi sono giudizi che attengono alla nostra coscienza ed alla nostra condotta personale. Uno Stato liberale non deve imporre a tutti un proprio concetto di morale, ma piuttosto deve cercare di garantire la massima libertà possibile ed il minor danno possibile, anche se si considerassero queste pratiche come dei mali.

Questo spirito è quello che deve portarci ad affrontare l’altro capitolo, quello relativo al bambino: diversi psicologi ci avvertono che quando il bambino/ragazzo scoprirà come è stato messo al mondo potrebbe anche subire dei traumi. Questo è plausibile, ma l’alternativa qual è? È quella di non farlo nascere, quindi non farlo venire al mondo solo per “evitargli un trauma” tutto da dimostrare. Non avrebbe alcun senso, come non ha senso parlare di “commercio di bambini” (il figlio viene lasciato al padre naturale, non venduto al primo che passa) e ha ancora meno senso cianciare di “diritto di nascere che non esiste”; il diritto di nascere esiste eccome quando si ha una famiglia disposta a crescere il figlio ed una donna disposta a portarlo in grembo (a differenza dell’aborto, in cui quest’ultima condizione manca), perché mai qualcuno dovrebbe impedire a una nuova vita di nascere, a queste condizioni? Altrimenti chiunque potrebbe impedire ad altri (anche ad una coppia eterosessuale) di avere dei figli, dato che non c’è alcun diritto di nascere o di procreare. Lo stesso discorso vale se quei bambini sono cresciuti da coppie gay: possiamo anche pensare che a due genitori uomini manchi qualcosa rispetto alla famiglia tradizionale (anche se gran parte del mondo scientifico dice di no), ma non saranno certo il mostro di Marcinelle. È allora preferibile che quei bambini nascano, comunque.

Siccome il bambino “ha diritto a un padre e a una madre” non lo facciamo neppure venire al mondo, così non avrà né un padre, né una madre? Ho visto video e immagini di famiglie felici nate grazie alla gestazione per altri e mi sarebbe veramente difficile, comunque la pensassi, dire loro “voi non dovreste esistere”.

Chi è liberale deve saper distinguere fra “immorale” ed “illegale”. Del resto, oltre alla già citata prostituzione, l’aborto e la droga sono forse piacevoli? Però molti liberali (perlomeno quelli coerenti, non i conservatori travestiti da liberali) sono per legalizzare o mantenere legali queste pratiche.

Altro esempio di assurdità è l’argomento per cui, essendoci tanti bambini da adottare, chi ricorre alla gestazione per altri lo fa solo per capriccio. Ma allora anche tutte le coppie etero che decidono di procreare in modo tradizionale sarebbero degli egoisti che vogliono il “loro” figlio su misura e se ne fregano dei poveri orfani, pertanto bisognerebbe vietare a tutti di fare figli, imponendo di adottare finché tutti gli orfanelli del mondo non avranno famiglia. Il fatto che la procreazione tradizionale sia un metodo “più naturale” di altri non cambia nulla in questo ragionamento, anche da qui capiamo come la scelta del metodo di procreazione sia un fatto privatissimo e “gli altri” (Stato incluso) non si devono intromettere.

Tornando nuovamente sul DDL Cirinnà, il problema vero non è il titolo primo della legge (quello sulle unioni civili), ma è il titolo secondo, che introduce forzatamente diritti e doveri per i semplici conviventi che non vogliono registrare la loro unione. Su questo andrebbe fatta una battaglia liberale per emendare la legge, non inseguire le isterie delle destre e della Chiesa.

 

 

13 comments

Lorenzo Colovini 11/02/2016 at 10:56

Come anche nelle repliche ad un precedente articolo, continui a proporre una tesi che a mio parere non sta in piedi: “se la stepchild adoption è un’istigazione alla gestazione per altri nel caso delle coppie omo, allora lo è nella stessa misura per le coppie etero”. Il ragionamento cozza con i numeri. La possibilità che vi sia un bambino/a orfana di un genitore il cui altro genitore ha un nuovo/a compagno/a nel caso delle coppie etero, che sono milioni e che hanno un tasso di figli ovviamente molto maggiore che gli omo, è di svariati ordini di grandezza superiore che per le coppie omo. Per inciso, il numero che citi di 100.000 bambini è assurdo, sono verosimilmente qualche decina, come credo di aver circostanziato in un precedente scambio di opinioni. Ora, non è questione di ipocrisia, ma è un dato oggettivo. Una legge che regola migliaia di casi è necessaria senza che si possa pensare che abbia secondi fini. Se invece, come nel caso del famigerato articolo 5 della Cirinnà, si applicherebbe a pochi casi, il sospetto che la sua finalità sia un’altra è legittimo. Questa è un pura razionalità altro che ipocrisia.
Altro tuo postulato su cui non concordo affatto è la convinzione che l’opposizione alla step. ad. sia un pretesto (ipocrita, ça va sans dire) per colpire in realtà le unioni civili. Nessuna forza politica mette in discussione l’urgenza e l’opportunità di introdurre le unioni civili garantendo agli omo gli stessi diritti delle coppie etero in moltissimi campi. Tant’è che si stralciasse la step. ad. la legge sarebbe votata praticamente da tutti. La stessa opinione pubblica, stando ai sondaggi, ha opinioni molto diverse sui due punti: generale condivisione sulle unioni civili e larga contrarietà (il 75%) alla possibilità che le coppie omo possano adottare. Sono due temi diversi (oggettivamente diversi) che non vanno confusi.
Ciò detto, trovo altre tue osservazioni interessanti.
1) Che la step. ad., vigente in molti paesi esteri, non abbia asseritamente favorito la gravidanza surrogata è per esempio un elemento di interessante riflessione. Sarebbe utile avere qualche dato certo in proposito (se mi permetti sei un po’ apodittico nelle tue convinzioni).
2) Sono d’accordo con te che non ha senso essere favorevoli all’adozione da parte dei gay e contemporaneamente contrari alla step. ad. per gli ovvi motivi che citi tu.
3) Sono anche d’accordo nel ritenere che la gestazione per altri non sia un tabù, anche se ci sono molte concrete argomentazioni contro. In ogni caso, sarebbe utile discuterne laicamente e serenamente ma in Italia non è possibile.
4) Infine, sono assolutamente d’accordo con te che (così almeno com’era il testo originale) il Capo II, quello che regola le convivenze di fatto, sia una follia. Non prevede infatti una volontaria adesione ma sic et simpliciter impone obblighi a due conviventi (addirittura l’assegno di mantenimento in caso di separazione). Mi dicono che il testo sarà emendato e non posso pensare altrimenti perché sarebbe una mostruosa interferenza dello Stato nel privato dei cittadini

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Pierpaolo Cecchi 11/02/2016 at 12:51

Fai i conti della serva e parli di sospetti privi di fondamento, visto che nell’articolo stesso ho fatto notare che la stepchild adoption c’è in quasi tutti i Paesi con le unioni civili e non ha prodotto nessun boom della gestazione per altri, le statistiche in merito scarseggiano ma c’è il fatto che nessuno ha notato grandi incrementi.
Dicevo i conti della serva, ci sono diverse coppie eterosessuali (tutt’altro che poche, anzi!) dove la donna non può avere figli e dove non ci sono i requisiti per adottare, pertanto queste coppie sono nella stessa condizione degli omosessuali, l’unico modo che hanno per avere figli è la gestazione per altri.
Allora se la stepchild favorisce la gestazione per altri nelle coppie gay, perchè non dovrebbe favorirla nella stessa misura anche per queste coppie etero?
E POI COSA TE NE FREGA DELL’INCIDENZA PERCENTUALE RISPETTO AL TOTALE DELLE COPPIE??
Se la gestazione per altri è un male, quello che conta è il numero assoluto di gestazioni per altri, cosa te ne frega se poi là fuori le coppie che non vi ricorrono sono 10, 100 o un milione?
Ti deve interessare quanti bambini e quante donne finiscono in questa “pratica immorale”, non la percentuale di coppie gay o etero che vi fa ricorso.
E allora scopriamo che moltissime gestazioni per altri sono fatte da coppie etero, che da 33 anni possono usufruire della stepchild senza che nessuno si sia mai scandalizzato.

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Lorenzo Colovini 11/02/2016 at 14:49

il tuo ragionamento è davvero singolare… “che ti frega dell’incidenza percentuale…”. A me niente, per carità, ma al legistatore deve eccome interessare. La legge deve garantire la maggior utilità complessiva (dove per utilità si intende la “somma algebrica” del beneficio – il danno). Ora, se prevedere per le coppie etero la stepchild consente di dare garanzie al bambino in migliaia di casi e, come “danno” collaterale (ammesso che si possa parlare di “danno”.. come avrai letto per me la gravidanza surrogata non è poi un tabù) istiga alla gravidanza surrogata queste coppie, “pesano” le migliaia di casi in cui c’è beneficio. Nel caso della stepchild per le coppie omo invece i casi di beneficio sono decine e potenzialmente il danno (sempre supervirgolettato) è molto maggiore. Quindi le cose cambiano. O no? Faccio notare che non a caso i fautori della stepchild hanno messo in giro il numero assurdo di 100.000 bambini (che tu citi) che si troverebbero in questa condizione. Proprio perché essi stessi sono consapevoli che i numeri contano eccome. Mi sembra tanto semplice…
Non capisco poi perché i miei conti sono conti della serva (quando ho fatto un ragionamento mi pare sensato e basato su dati ISTAT..), i tuoi invece … (“le statistiche scarseggiano ma nessuno ha notato incrementi significativi” “sono tutt’altro che poche, anzi!!, le coppie etero..”), i tuoi sono scientifici vero?
Comunque guarda, ti ho replicato solo per il gusto di argomentare con la logica, non pretendo di modificare le tue opinioni. Ti consiglio (me lo permetterai visto che per età, ahimé, potrei essere tuo padre) di non piegare i dati di realtà alle tue (legittime) convinzioni. Nel merito delle quali peraltro non siamo distantissimi.
E non pensare che per forza chi non la pensa come te sia ipocrita e/o in malafede.

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Pierpaolo Cecchi 11/02/2016 at 19:42

Il “danno potenziale” del dare la stepchild adoption alle coppie gay è irrisorio, ovunque ci sia la stepchild adoption per queste coppie il ricorso alla gestazione per altri è rimasto bassissimo.
E’ bassissimo per le coppie etero ed è bassissimo per le coppie omo, ma per le prime va tutto bene, mentre per le seconde è uno scandalo.
Misteri della fede.
E il numero dei 100.000 figli riprende l’articolo contro la stepchild adoption che è stato pubblicato qui dentro e a cui sto rispondendo, se non te ne sei accorto.
MA ANCHE SE TUTTO QUESTO INCENTIVASSE LA GESTAZIONE PER ALTRI, NON CI SAREBBE NULLA DI MALE, COME HO SPIEGATO NELL’ARTICOLO.
L’ipocrisia c’è tutta, è l’ipocrisia di chi per 33 anni non ha visto le gestazioni per altri delle coppie etero e improvvisamente si sveglia solo ora.

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Andrea 11/02/2016 at 14:03

L’articolo pone argomentazioni interessanti ma, a mio parere, non risolutive. Essere liberali non significa solamente saper distinguere tra “illegale” e “immorale”, posto che la moralità può ben coincidere con la “legalità” (ma preferirei parlare di legittimità, o non contrarietà a principi di libertà), oppure no e che in ogni caso l’adesione a principi liberali implica l’adesione ad un certo concetto di moralità, piuttosto che ad un altro. Nel caso della pratica dell’utero in affitto (maternità surrogata o gestazione per altri che sia), in particolare, i due aspetti, se non coincidenti, conducono comunque alle stesse conclusioni, secondo la mia opinione.
Il motivo per cui la pratica andrebbe, da un punto di vista liberal-libertario, rigettata, non sta tanto nel pericolo di uno “sfruttamento” del corpo femminile o in un pericolo (tutto da dimostrare) di danni per il bambino, quanto nel fatto che, oggetto dell’accordo di gestazione, è un essere umano. Essere liberali significa (anche) riconoscere limiti all’autonomia privata e all’autodeterminazione individuale nel momento in cui questi incidano sulla sfera di libertà di terzi. In particolare, la pratica dell’utero in affitto, finisce col risolversi in un atto di compravendita di essere umano, presupponendo quindi una sorta di “diritto di proprietà” sul nascituro assolutamente incompatibile con i diritti individuali, i quali postulano, come prius logico, la proprietà assoluta e indiscutibile su sé stessi e di sé stessi. Il neonato ceduto, alla stregua di qualsiasi altra cosa, verrebbe ad essere trattato alla stregua di uno schiavo, oggetto di compravendita, anni dopo che lotte di libertà hanno portato alla messa al bando della schiavitù per lo stesso motivo per cui oggi andrebbe aborrita questa pratica: non si può compravendere un essere umano, indipendentemente dalla bontà dei desideri che ci spingono ad acquistarlo o a venderlo (e qui sta l’aspetto della moralità, che non interessa: la schiavitù va aborrita anche se il “padrone” volesse trattare lo schiavo come la regina d’Inghilterra e anche se lo schiavo si offre volontariamente ad essere venduto; così come, al contrario, la vendita di armi da fuoco dovrebbe essere “libera” a prescindere dallo scopo che si prefigge chi la acquista). Non ci si può appellare genericamente alla libertà di scambio, certi scambi non sono ammessi o si contraddice automaticamente il concetto di libertà.
Poco importa che una delle parti dell’accordo sia uno dei due genitori “naturali”; è la vendita in sé ad essere illegittima, perché tratta un oggetto che è in realtà un soggetto, che reca in sé tutta la serie di diritti individuali.
Alcuni potrebbero obiettare che in realtà non si vende nulla, che la pratica riguarda l’affitto di una parte del corpo che è solo della donna, che oggi la fecondazione eterologa consente di impiantare anche l’ovulo della madre-surrogante; ciò non eliminerebbe comunque il problema dato dal fatto che, al momento della nascita, l’individuo vada garantito in quanto individuo, al pari di qualsiasi altro.
Perché tutti i liberali, o sedicenti tali, non si sono accorti che questo ritrovato della scienza non implica soltanto l’accordo fra due persone, ma è un accordo che ne include una terza, senza che peraltro venga o possa essere in alcun modo sentita, per verificarne la volontà? Perché questa terza persona deve poter essere trattata, a sentir parlare i “liberali”, come una cosa? Non vi fa venire qualche dubbio tutto questo?

Cordialmente, il pensiero di un libertario.

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Pierpaolo Cecchi 11/02/2016 at 20:48

C’è un errore nel tuo ragionamento, proprio perchè sottovaluti il fatto che quel bambino va al padre naturale:
La madre non deve compiere alcun atto di vendita del bambino, deve semplicemente rinunciare al suo ruolo di madre e a quel punto la potestà genitoriale ricade NATURALMENTE ED INTERAMENTE sul padre.
E’ questo quello che compie la madre.
Quindi l’oggetto della vendita non è il bambino (che è già del padre naturale e a lui rimane), l’oggetto della vendita è il “ruolo di madre”, che viene ceduto al padre naturale, anche in cambio di soldi.
Ergo, nessun commercio di esseri umani.

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Pierpaolo Cecchi 11/02/2016 at 21:03

Rettifico, la potestà di madre viene eliminata più che ceduta, perchè alla sua eliminazione subentra naturalmente la potestà del padre.
Perchè se entrambi i genitori vendessero la potestà genitoriale a terzi, sarebbe come “vendere” il bambino ad altri, anche se faccio notare che rimane comunque una differenza sostanziale:
Se si vende e compra una persona vuol dire che si diventa proprietari di quella persona (come se fosse uno schiavo) ma se ad essere venduta è la potestà genitoriale, il bambino mantiene comunque una sua autonomia come persona e non è proprietà di nessuno.
Quindi in ogni caso l’obiezione di Andrea è infondata, in ogni caso non c’è commercio di esseri umani.

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Andrea 12/02/2016 at 09:36

Buona osservazione. Potremmo a questo punto chiederci se è possibile abdicare al ruolo di madre, “vendendolo”. Solitamente i poteri non si vendono, si esercitano o non si esercitano. Sul punto ci sono anche precedenti giuridici, vedi ad esempio il famoso caso “Baby M”, credo il primo ad aver posto all’attenzione del mondo giuridico i casi di surrogazione genitoriale. Nello specifico, in quel caso, la Corte Suprema del New Jersey dichiarò nullo il contratto col quale la donna si impegnò a rinunciare al suo ruolo di madre in favore della coppia surrogante (la donna aveva cambiato idea dopo il parto, dichiarando di voler tenere il figlio). La Corte Suprema le riconobbe il ruolo di madre, affidando comunque il neonato alla coppia surrogante, ma concedendole il diritto di visitarlo.
Ahimè, NESSUN discorso attorno alla cessione di questo o quel potere, di adozione di questo o quel figlio, può eliminare dalla cruda realtà che quella fosse la vera e unica madre di Baby M, perché per 9 mesi lo ha portato in grembo e perché lei lo ha messo alla luce. Come disse la Corte, al di là del profilo del consenso, che pure è da considerarsi viziato perché la donna al momento della stipula non poteva sapere del legame che si sarebbe instaurato con la creatura che per 9 mesi vive con e dentro di lei, trovandosi, poi, al momento del parto a dover fare i conti con una situazione che inficia la sua libera determinazione (un contratto oneroso e la prospettiva di inadempiere, con tutte le ripercussioni economiche che ne conseguono), al di là di tutto questo, dicevo, il contratto è da considerarsi nullo perché non “tutte le cose possono essere comprate coi soldi”.
Esattamente, non tutte le cose possono essere cedute per soldi. Un potere, un ruolo, una condizione naturale, ma mi verrebbe da aggiungere anche il destino di un figlio, non possono essere compravendute o donate soltanto perché si crede, quasi religiosamente, nel libero scambio. Tra l’altro, mi rimane da dire, è un’operazione che del figlio e del suo rapporto naturale con la madre se ne strafrega in nome di un non ben precisato concetto di giustizia. La stessa operazione concettuale, in altri campi, porterebbe a conseguenze assurde, fino a negare ogni concetto di libertà (perché non ammettiamo la possibilità di vendere il nostro potere di compiere libere scelte, o di compiere libere azioni?).
Il tutto avrebbe più senso se si considerasse il fatto nella sua realtà “materiale”, ossia cedo un figlio come se fosse un libro. Rinuncio a tutti i miei diritti di proprietà e li trasferisco ad un altro. Avrebbe senso, ma si finirebbe col negare diritti individuali e quindi la libertà.
Insomma, per quanto si possa girare attorno alla questione, con queste operazioni tecno-scientifiche si finisce sempre per negare a qualcuno la libertà.

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Pierpaolo Cecchi 12/02/2016 at 13:49

Continui a confondere il ruolo di genitore con quello di proprietario.
Anche se entrambi i genitori cedessero a terzi la loro potestà genitoriale, il bambino NON sarebbe in ogni caso venduto, perchè si vende e si compra il ruolo di genitore, non il bambino che rimane una persona a se stante e non è proprietà di nessuno.
Qui parliamo della sola madre che rinuncia al suo ruolo LEGALE di madre, chiaramente è e sarà sempre la madre biologica del bambino, ma può rinunciare alla maternità dal punto di vista legale.
Poi la potestà genitoriale ricadrà automaticamente, naturalmente sul padre naturale.
La vendita non riguarda il bambino ma la potestà genitoriale e chi lo stabilisce che questa cosa, che è mia e solo mia, io non la possa vendere? Perchè mi devi togliere questa libertà?
I CONTRATTI NON PREVEDONO LA LIBERTA’ DI CAMBIARE IDEA, PACTA SUNT SERVANDA, altrimenti io potrei venderti casa mia sulla carta, tu me la paghi e poi dico “aspetta, ho cambiato idea, mi sono affezionato alla casa e ora non te la do più”.
LA LIBERTA’ VA DI PARI PASSO CON LA RESPONSABILITA’, se vuoi la libertà di praticare la gestazione per altri (e nessuno ti obbliga a fare queste cose) poi devi assumerti la responsabilità di tutte le possibili conseguenze.
Chi toglie la libertà è chi vieta la gestazione per altri, perchè toglie la libertà alle donne di fare quello che vogliono del loro corpo, toglie la libertà alle coppie di decidere il metodo di procreazione che preferiscono, E TOGLIE ANCHE LA VITA a dei bambini che così non potranno nascere. Il resto è fuffa.

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Andrea 12/02/2016 at 13:55

Anche tu confondi un sacco di cose, e della tua carriera di economista, più che di giurista, se ne vede più di una traccia. :-)
Tra l’altro di vendita del bambino ne ho scritto solo nelle ultime righe, il resto rispondeva a quello che sostenevi (e continui a sostenere acriticamente) tu.

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Pierpaolo Cecchi 12/02/2016 at 18:13

Tu vuoi stabilire senza alcun fondamento, solo in base ai tuoi preconcetti, quello che si può vendere o meno.
Dimenticando che senza questa “vendita” (che non è vendita del bambino, ma cessione della potestà genitoriale al padre naturale) quei bambini non nascerebbero neanche.

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Andrea 12/02/2016 at 18:40

Tu invece usi parole a caso, come “cessione della potestà genitoriale al padre naturale”. Il padre naturale è già titolare della potestà genitoriale, al pari della madre: quindi non gli viene ceduto un bel nulla. Qui si parla di vendita/rinuncia alla potestà genitoriale, una cosa che soltanto la mente di chi non sa bene di cosa sta parlando può concepire. Ti aiuto con un link che può aiutarti nella comprensione, ricordandoti che le cose di cui parli (a vanvera) hanno dietro di loro centinaia di anni e il lavoro di generazioni di giuristi. https://it.wikipedia.org/wiki/Potestà

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Pierpaolo Cecchi 13/02/2016 at 10:02

Certo che il padre naturale ha già una potesta genitoriale, ma se la madre rinuncia alla sua potestà, questa ricade tutta sul padre, è come se venisse ceduta a lui.
Se non era abbastanza chiaro, il discorso della “vendita” della potestà genitoriale era solo un esempio per dire che IN OGNI CASO NON C’E’ COMMERCIO DI ESSERI UMANI.
Qui non c’è neanche una vera e propria vendita, c’è una rinuncia, una cancellazione, che va a favore del padre naturale.
E ribadisco ancora, tutto questo fa sì che delle nuove vite umane nascano, altrimenti non verrebbero al mondo.

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