La situazione è ancora confusa. Boris Johnson ha incassato due sonore sconfitte nel giro di due ore. Il Parlamento ha approvato un provvedimento per fermare la Brexit senza un accordo con l’Unione Europea e successivamente ha bloccato il tentativo del Primo Ministro di convocare nuove elezioni anticipate per il 15 ottobre. I leader dell’opposizione, incluso il labourista Corbyn, hanno dichiarato che non accetteranno il ricorso alle urne finche’ non viene approvata una legislazione che blocchi la no-deal Brexit che BoJo invece è intenzionato a perseguire.
L’ultima speranza dell’inquilino di Downing Street è un’elezione prima del 19 ottobre, per vincerla con una linea intransigente e poi far approvare al parlamento l’uscita senza accordo entro il 31 ottobre (escludo che la EU ceda sul backstop).
Le possibilità sembrano minime. Non è da escludere che i Tory vincano queste eventuali elezioni sfruttando le divisioni fra Labour e Lib-dem e svuotando il Brexit party – col sistema elettorale inglese potrebbe bastare il 35% dei voti.
Appare difficile però che il Parlamento approvi lo scioglimento in tempo (entro lunedì). In primo luogo, lo speaker, ferocemente anti no-deal, dovrebbe mettere in votazione la proposta. Potrebbe non farlo appellandosi alla recente sconfitta della stessa mozione. In secondo luogo, almeno 100 Labour dovrebbero appoggiarla. Il Times insinua che Corbyn potrebbe cambiare idea, nella convinzione di aver più chances di vincere prima del 31 ottobre che dopo.
Se, come probabile, non si votasse entro il 19 ottobre, Johnson è obbligato a chiedere alla EU una proroga fino al 31 gennaio, salvo far approvare l’accordo negoziato da Theresa May (sarebbe una sconfitta catastrofica per lui ed i Brexiters puri e duri) o attuare un colpo di stato.
La EU ha dichiarato che concederebbe una proroga solo in presenza di una sostanziale novità – che non potrebbe essere altro che una nuova elezione dopo il 31 ottobre. E in realtà un’elezione è indispensabile, visto che a Westminster non esiste più maggioranza (Johnson ha buttato fuori una ventina di conservatori moderati, incluso il nipote di Churchill, nella speranza di intimorirli). E persino suo fratello lo ha abbandonato politicamente. La telenovela continua.