Se fossimo su Marte, quale sarebbe il destino di un politico che firma un mitologico contratto di governo con Salvini dopo aver affermato: “Noi siamo un’altra cosa, un’alleanza con la Lega è fantascienza pura?”. Con ogni probabilità, faticherebbe a vendere bibite al San Paolo.
In Italia, invece, il politico in questione è stato vice premier, Ministro dello Sviluppo economico e ora è Ministro degli Esteri. Sempre su Marte, se lo stesso politico dovesse dichiarare: ” Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica” e ” Il Pd si fa pagare da mafia capitale”, per poi appoggiare un governo fantoccio proprio con il Pd, sarebbe cacciato dal Parlamento dopo due secondi.
In Italia, invece, le terga del politicante in questione e dei suoi degni compari sono saldamente attaccate alla poltrona da 14 mesi. Non bisogna stupirsi delle acrobazie linguistiche e politiche di Giggi il bullo. Come la stragrande maggioranza dei penta stellati, infatti, grazie al carro della politica è riuscito a riscattare una vita grigia e mediocre.
Basta comparare i redditi della banda degli “honesti” prima di entrante in politica con quelli attuali per capire come i Di Maio boys farebbero alleanze con chiunque pur di non sloggiare.
Ad onor del vero, l’accordo Lega-5 stelle non era così innaturale come gli intelligentoni alla Travaglio o Montanari potevano pensare. Il Movimento, infatti, è stato costituito da uno dei primi e più convinti sostenitori di Bossi (Casaleggio) e pubblicizzato nelle piazze da un comico senza pregiudizi verso Casa Pound. I 5 stelle pendono più verso l’estrema destra che verso il centro-sinistra.
Per carità, Di Maio ha pur sempre affermato di volersi tesserare al Pd in caso di condono per Ischia ma questa, ovviamente, non è la baggianata di un dilettante allo sbaraglio bensì una fine strategia per nascondere l’anima nero-verde del Movimento.
Dopo l’alleanza con il Pd, Di Maio ha dichiarato di voler andare al voto se non si rispetta il programma. Il classico ruggito del coniglio. Non si gioca a braccio di ferro con i bicipiti di pasta frolla.
In 14 mesi Di Maio ha dimezzato i consensi e si è rimangiato tutte le promesse fatte in campagna elettorale, come l’Ilva e il Tap. Non può fare la voce grossa. Toninelli e soci sanno benissimo che, finita la legislatura, nel Movimento inizierà la notte dei lunghi coltelli e per loro sarà game over.
Quando terminerà lo strazio del Conte bis, Di Maio e i suoi amici scenderanno dalla giostra e ritorneranno alla vita che meritano: insignificante e monotona. Visto il loro amore carnale ed alfaniano per la cadrega, costoro faranno di tutto per posticipare l’inevitabile redde rationem. Anche un’alleanza con l’odiato Berlusca. Sempre per il bene del paese. Si intende.