L’unico aspetto che rende opportuno osservare con qualche preoccupazione la crisi esistenziale del PD alle prese da troppi anni con la sua vacuità di contenuti è il suo “contenitore”: il PD è l’unico grande partito italiano.
Credo infatti che una parte rilevante e sottovalutata dell’eterno caos italiano sia proprio da addebitarsi alla scomparsa dei Partiti. La parola stessa è praticamente estinta e arriviamo da decenni di leaderini che formando nuovi movimenti tenevano subito a precisare: “il nostro non è un partito”. Non sia mai. Il tutto chiaramente sulla onda lunga di Tangentopoli, reazione italianissima di un Paese iper partitocratico che poi ha pensato bene di passare alla forca il sistema cui si era votato (e da cui aveva cercato di attingere) per decenni.
E così siamo anche l’unico grande Paese europeo in cui manchi del tutto un riferimento chiaro alle principali tradizioni politiche su cui l’Europa si è sviluppata: quella Popolare, Socialista, Liberale. Un profluvio di sigle che sono spesso grandi comitati elettorali o associazioni eterodirette il cui principale ruolo ideologico è svolto dai social media manager (in una misura che semplicemente non accade negli altri Paesi europei). Forza Italia, Movimento 5 Stelle, la Lega che ha tolto anche la parola “Nord” perché caratterizzante e quindi disfunzionale rispetto all’idea di partito di destra pigliatutto e che ha così rinnegato la propria ragione di nascita. Tutti nomi che sarebbero interscambiabili, come anche Italia Viva, Azione che dice di richiamarsi al Partito d’Azione (riferimento molto di nicchia) ma anche ad Azione cattolica. Fratelli d’Italia contiene effettivamente un chiaro riferimento al nazionalismo e alla tradizione del MSI per via della fiamma tricolore sul simbolo. Poco altro, quasi nessun progetto che non trovi la propria ragione d’essere nel singolo leader. Il Partito Democratico, che sta vivendo la fase peggiore dalla sua nascita, è un’eccezione nella forma. Fu un’idea nuova nel 2007 in grado di anticipare per una volta Berlusconi. Dal punto di vista contenutistico è rimasto un oggetto misterioso e irrisolto, al di là della fase renziana. Se chiedessimo qual è stata in quasi 15 anni di vita la principale proposta o idea del PD credo che molti faticherebbero a rispondere. Il provvedimento più noto sono stati gli 80€ mentre il principale traguardo progressista è costituito dalle unioni civili. A portarlo nel Partito Socialista Europeo, dopo molti anni, fu paradossalmente proprio il libdem Renzi, ma ancora oggi manca un programma di ispirazione socialdemocratica. Resta il partito, come una scatola vuota, che dopo essersi alleato con chi parlava di Bibbiano sembra volersi accodare alla “leadership” di chi in quel partito distingue tra “cancri” e “persone straordinarie”.
Il PCI che era un partito di mastodontica elaborazione intellettuale, sempre più fuori dal mondo e obsoleta, ed eterna opposizione nazionale sembra essersi capovolto in un partito di eterna occupazione del governo e nessuna elaborazione. Incapace di tradursi in una proposta credibile di socialdemocrazia appare come una macchina votata all’autoconservazione e alla leadership occulta di personaggi non all’altezza della storia e del presente come Franceschini e Bettini. E il pur stimabile Enrico Letta, senza un proprio peso specifico, rischia di tramutarsi in un garzone dei padroni della ditta o, nella migliore delle ipotesi, in un amministratore della ordinaria mediocrità piddina.
Che vuoto, che spreco, che assenza di politica. “In questo chiaroscuro nascono i mostri” scriveva Gramsci. Ad oggi quantomeno i Draghi.