Vittorio Feltri è il giornalista più venduto che esista in Italia: così venduto che non ha padroni perché il suo unico padrone, da sempre, è il denaro. Può sostenere qualsiasi posizione purché gli garantisca una poltrona più redditizia (passando sempre attraverso campagne mirate ad aumentare le copie). Durante Tangentopoli fece dell’Indipendente il giornale più forcaiolo che si sia mai visto in Italia (a confronto il Fatto è Radio Radicale) per poi passare due anni dopo a Il Giornale e farne il più garantista. Fece la campagna contro i finanziamenti pubblici ai quotidiani e poi li ricevette anche lui. Fece la campagna contro le baby pensioni (altri tempi) ed è andato in pensione a 53 anni. Per tacere dei gravi scandali nelle sue direzioni; della sua vigliaccheria per le querele per cui da molti anni non vuol più essere direttore responsabile.
Avevo comunque accolto con curiosità il cambio alla direzione di Libero solo perché credevo che far peggio della linea su cui l’aveva portato Belpietro fosse impossibile, e perché fra l’originale (molto più brillante) e la copia sbiadita è sempre meglio l’originale. Ecco, mi sbagliavo: peggio della copia sbiadita del feltrismo c’è il feltrismo duro e puro. Il di nuovo direttore ha applicato il suo solito metodo, che è il ribaltamento dello schema classico del giornalismo: un giornale trova delle notizie, le riordina, e dopo di che, se vuole, fa una campagna. Feltri invece arriva, cerca una campagna da cavalcare e ordina alla redazione di trovare qualsiasi cosa per riempire un po’ di prime pagine. E che target resta, a un giornale come Libero, per provare a tirar su le copie in fretta? Risposta: i pensionati. Forse non era solo una nobile formula montanelliana quella secondo cui il vero padrone di un giornale è il lettore: e considerando che la maggior parte dei lettori di certi quotidiani sono pensionati, di telespettatori di certi tg sono pensionati, più della metà degli iscritti alla CGIL sono pensionati, che sono una categoria sociale che ha un interesse (la pensione) da difendere nelle urne come non ne esistono altre in Italia forse si può intuire perché siamo una vecchiocrazia.
Bisognerebbe ricordare che circa 33 centesimi di ogni euro di tasse che paghiamo va in pensioni, che il sistema pensionistico è un bubbone destinato ad esplodere e che ai diritti acquisiti (o meglio regalati per comprare voti) stiamo impiccando da decenni la serenità di più generazioni. Come una volta scriveva anche Feltri, che ancora il 9 agosto 2011 sul Giornale ribadiva “Da pensionato vi dico: alziamo l’età pensionabile”. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha il merito di aver provato a rimettere al centro la questione e di aver portato anche da noi la bella invenzione delle “buste arancioni”. Sfortuna sua esser capitato mentre Vittorio tornava direttore, il 19 maggio: e così, dopo un titolo d’esordio contro l’Eurabia, ecco incasellare questa meravigliosa serie di prime pagine:
20/5: Le rapine dell’Inps/ Perché ci tagliano le pensioni
21/5: Il lusso pagato dai pensionati/ Dove vanno i soldi dell’Inps
22/5: Lettera al presidente dell’Inps/ Le magagne della Previdenza
23/5: L’Inps ha un tesoro che non usa/ E i pensionati pagano
24/5: Lettera di un dirigente Inps che chiede spiegazioni; editoriale di Feltri “A differenza vostra i pensionati ci stanno a cuore”
25/5: Cassa disintegrazione/ Divorati i soldi dei pensionati
26/5: Tassa nascosta sulle pensioni/ Incassano i sindacati
27/5: L’Inps dà soldi a banche e Poste/ Spreco da 100 milioni l’anno
Il tutto ovviamente condito da articoli di sciacallaggio contro Boeri, l’Inps o addirittura contro l’Istat che segnalava i pericoli dell’invecchiamento della società italiana come “Chi invecchia fa un dispetto a molti cretini. La banalità dell’Istat” oppure “Ci usano come Bancomat. I soldi ci sono e tagliare le pensioni sarebbe un furto” entrambi a firma di Mario Giordano. Quella meravigliosa prima persona plurale nei titoli che fa tanto giornale di centrodestra; se accostate la pagina all’orecchio sentirete le bestemmie di pensionato incazzato.
Poveri pensionati, così bistrattati, così calpestati. Fortuna che c’è Feltri che li difende, altro che usarli come vacche da cui mungere copie. Perché quelli che subiscono i furti sono loro, mica tutti quelli venuti dopo, in un furto generazionale che danneggia 3 generazioni diverse. Effettivamente una colpa i non-pensionati ce l’hanno: non sanno fare categoria. Spesso i giovani non sono neanche consapevoli di questo tema: non comprano giornali, non guardano i nostri tg cialtroni e quindi non ne influenzano i contenuti, non si iscrivono più ai sindacati, non votano quanto i vecchi e mai nella prospettiva del loro lungo termine. Soprattutto: non hanno ancora messo abbastanza like alla mai troppo lodata pagina Facebook “Vecchi di merda“.
4 comments
Facciamo girare,qualcosa resterà!
Caro Stefano, come credo tu sappia io, ormai da qualche anno faccio parte della felice categoria dei pensionati, ed ho passato tutta la mia vita produttiva pagando tasse sotto forma di IRPEF, sotto forma di contributi previdenziali (33% anche allora, per i dipendenti, sia pure suddivisi formalmente tra dipendente e datore di lavoro) e sotto forma di inflazione a due cifre, il tutto anche per far campare le generazioni che mi avevano preceduto sulla strada della pensione.
Come vedi non è cambiato niente e niente cambierà, perchè la tua pensione in futuro verrà pagata dai tuoi figli.
Quindi lo scontro generazionale è una delle tante bufale in circolazione.
Pensa che tu, per ora, almeno quella tassa chiamata inflazione non devi pagarla.
Quanto a Feltri, si, trovare un target e costruirci sopra il giornale andando a caccia di qualsiasi notizia vera o falsa che riguardi il target è un modo di fare giornalismo, che però mi può anche stare bene, se non dici il falso.
Io vorrei che ci fosse un giornale dedicato esclusivamente a scoperchiare gli sprechi della Pubblia amministrazione statale e locale, sin nei dettagli.
Feltri pensa a fare cassa ed il serbatoio dei pensionati, con 16 milioni di persone, è indubbiamente un bel serbatoio, ma in quelle acque non navigano soltanto pesci rossi, altrimenti il Partito dei pensionati (che esiste) sarebbe il primo partito italiano, mentre invece è irrilevante.
Su Boeri anch’io avrei qualcosa da dire, perchè gli sento dire certe cose e non altre, come il fatto che il sistema pensionistico per il privato è in equilibrio, mentre lo squilibrio macroscopico deriva dal pubblico impiego e da tutta l’assistenza, che verrebbe pagata comunque, anche se non esistessero più le pensioni previdenziali e ciascuno si facesse la sua pensione privata.
Fossero meno ‘velenosi’ sarebbero infatti il primo partito.
Ma sono troppo chiusi in se stessi, temono troppo che gli venga tolto quel tesoretto arraffato in qualche maniera per ‘fidarsi’ di qualcuno.
Se Feltri facesse un partito … lo seguirebbero.
COTTARELLI 2015 (dati in miliardi)
320 = enti previdenziali
190 = P.A. – amministrazioni centrali
138 = regioni – di cui 109 per sanità
91 = di cui 61 ai comuni – 9 alle province – 21 alle universita e partecipate locali
78 = interessi sul debito pubblico
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817 = spesa pubblica italiana €+/€-
Quello che le gang di gente come Feltri e Puglia amano scordare preferendo la classica: “la tua pensione verrà pagata dai tuoi figli” è che per fare un giornale o dell’elettronica (ossia lavoro) ai loro tempi s’usavan molte più persone di ora. E sempre che oggi quel ‘lavoro’ venga fatto quì e non oltre i confini nazionali.
Carissimo ‘pivello’ (al 10 c.m. mi padre compirà 100 anni quindi io non posso definirmi propriamente pivello) temo che tu abbia ragione; e ritengo ragionevoli e condivisibili le tue perplessità per il tuo domani.
Così ragionevoli e condivisibili che sarò il primo a compiacermi della rottamazione dell’INPS e dell’istituzione di un Istituto Nazionale per la Rendita Sociale dove si rottamino definitivamente le masturbazioni mentali sui contributi versati ma si guardi ad una rendita sociale netta (e non lorda) basata primariamente sull’età e secondariamente sui percepimenti precedenti e con tetti minimi e massimi congrui ad una vita dignitosa.
Perchè con una zavorra da 320 mld al piede non andremo da nessuna parte.
E non sono neanche un grillino. Pensa te.
[…] pensava di crescere ai ritmi del boom economico degli anni ’60 e finanziare spese folli quali le baby pensioni, le assunzioni negli enti locali o i sussidi a […]