In questo articolo vorrei tracciare un po’ quello che è il profilo dell’attuale Presidente del Consiglio al fine di capire il suo successo, in particolare nel mondo della stampa e della televisione. E per fare ciò, vorrei servirmi di un paragone usato dai media fino allo sfinimento, ma al quale vorrei aggiungere qualche considerazione personale: il paragone Renzi-Berlusconi.
Renzi non può non essere paragonato al Cavaliere. Egli incarna in toto lo spirito berlusconiano: dal modo in cui si pone, al modo in cui “incanta” la gente; dalla innata capacità di dire bugie, di negare ciò che ha detto due secondi prima e di cambiare idea dalla sera alla mattina, al suo essere eternamente presuntuoso; dalla leadership fortemente autoritaria che esercita nel PD, all’uso della medesima per zittire il dissenso interno al partito e per tirare a sé i suoi eunuchi. E si potrebbe continuare.
C’è, però, una piccola differenza che forse solo in pochi hanno colto. Che forse tanto piccola non è. Renzi, al contrario di Berlusconi, ha avuto innanzitutto la forza, la furbizia e la capacità di attirare a sé l’elettorato moderato che normalmente orbitava attorno al leader di FI – e fin qua ci siamo; ma, cosa ancor più importante, per Renzi si è provata da subito una fortissima simpatia, che deriva dal suo modo di fare il simpatico, l’estroverso, il “giocherellone”, l’uomo apparentemente goffo, che gli ha permesso – e gli permette ancora oggi, nonostante il calo nei sondaggi e il crescente malcontento della gente – di apparire come il “buono“ agli organi della televisione e della stampa.
Mentre Berlusconi ha incarnato da subito la parte del “cattivo” palese, scatenando negli anni dei suoi Governi forte dissenso, manifestazioni da parte di moltissima gente – come, ad esempio, nel 2002 quando Cofferati portò in piazza circa un milione di persone per protestare contro l’abolizione dell’art.18 –, girotondi – capitanati da un altro intellettuale scomparso quale Nanni Moretti –, forte opposizione da larga parte della stampa, satira continua della quale, in prima fila, faceva parte l’indimenticabile Benigni con i suoi spettacoli in cui divinizzava la Costituzione e ridicolizzava il Cavaliere; Renzi si è presentato da subito come il “rottamatore”, come colui che avrebbe messo le cose a posto; che avrebbe messo un freno alla mangiatoia della politica; che avrebbe liberato la Rai dalla lottizzazione dei partiti; e chi più ne ha più ne metta.
Ma, a conti fatti, chi è Renzi? Renzi è uno che fino all’ultimo ha tramato alle spalle dell’ex Premier Letta per arrivare a Palazzo Chigi, ma negandolo fino all’ultimo – memorabile il “Letta, stai sereno“; è quello che, prima di diventare Presidente del Consiglio, non aveva nel programma di Governo né gli 80euro – introdotti all’ultimo per acciuffare voti –, né la riforma costituzionale, con tanto di legge elettorale, né l’abolizione dell’art.18 che, parole sue, “non era il problema della disoccupazione”, ma che, un secondo dopo essere diventato Premier, annuncia di voler abolire.
Quindi appare ovvio come l’ex Sindaco di Firenze abbia moltissime colpe e pochissime cose – se non nulla – di cui vantarsi; è altresì vero, però, che è riuscito a portare a casa almeno due riforme pesantissime tanto care all’ex Premier di Arcore: la riforma della Costituzione e la riforma del lavoro.
Ora, la domanda che mi sono sempre fatto e che molti si fanno ancora oggi, è: perché la televisione, ma sopratutto la stampa – come “Repubblica“ – oggi sono come in preda ad un orgasmo continuo nei confronti di Renzi? Perché la minoranza del PD – non meno colpevole –, coi vari Cuperlo, Bersani, Speranza, D’Alema ecc., non decide di cominciare anche a fare i fatti, oltre che ad abbaiare inutilmente? Perché gli intellettuali che erano sempre pronti ad attaccare Berlusconi quando voleva abolire l’art.18 o quando voleva riformare la Costituzione, oggi non protestano, non scrivono, non si movimentano e non fanno sentire la loro voce? Penso a Michele Serra, ai già citati Nanni Moretti e Benigni – il secondo voterà addirittura “Sì” al referendum costituzionale –, ad Alessandro Baricco. Oggi questi intellettuali, e tanti altri, sono tutti rinchiusi nelle loro torri d’avorio. Non parlano, non dicono nulla. Stanno solo zitti. Aspettando forse, semplicemente, che tutto finisca.
Nunzio Angerame
2 comments
Benigni, Serra, Moretti, Baricco… gli intellettuali, era un post ironico, vero?
Il perchè forse ha un solo nome : stanchezza, o rassegnazione. La mia percezione ovunque io cerchi di stimolare partecipazione politica è sempre la stessa : stanchezza, assenza di fiducia, rassegnazione. Sono sintomi preoccupanti in un paese: sono quelli che precedono la sua fine.