Ho visto più di una volta il video dell’audizione al congresso in cui Alexandria Ocasio Cortez mette all’angolo (e forse anche al tappeto) Mark Zuckerberg.
Ma al di là del risultato pugilistico, quale sarebbe stata la risposta che avremmo voluto sentire da Zuckerberg? Più controlli editoriali sui contenuti? Più libertà di espressione? Più riservatezza dei dati personali e più limiti al loro impiego per “targetizzare” gli utenti?
È una domanda delicata, perché ognuno di questi “più” renderebbe Facebook molto diverso da come è ora, e come è ora evidentemente ci piace tanto.
Ho l’impressione che lo stesso Zuckerberg, che è stato messo in imbarazzo da una AOC che lo rimproverava di non avere sufficienti strumenti per garantire un controllo qualitativo sui contenuti, si sarebbe trovato altrettanto in difficoltà di fronte a un congressman repubblicano o libertario che gli avesse chiesto conto, con equivalenti buone ragioni, del metodo con cui intenderebbe distinguere il vero dal falso e dei conseguenti limiti alla libertà di espressione insiti in qualsiasi metodo usato a questo scopo.
Il problema principale di Facebook e dei social network in generale è che hanno aumentato a dismisura la scala e l’efficacia di un fenomeno – la diffusione mirata di notizie false, una volta si sarebbe detto “sobillazione” – trasformandolo da fisiologico a patologico per la nostra democrazia, una patologia le cui possibili contromisure sarebbero altrettanto pericolose.
Insomma, il paziente va operato o no? Quali sono le possibilità di sopravvivenza nei due casi? Temo che anche AOC, che conosce bene tutte le domande, non saprebbe trovare una risposta adeguata.