Ok, facciamo un gioco: ipotizziamo che il governo cada prima dell’estate e si instauri un governo tecnico. Tale esecutivo dovrà subito metter mano alla legge di bilancio. Dovrà trovare da qualche parte non meno di 40 miliardi di euro per riallineare il disavanzo sull’obiettivo strutturale come da impegni con l’Unione europea. Altrimenti l’Iva schizzerà al 25,5%
Essendo tecnico e quindi a tempo (già immagino la retorica della democrazia violata dai burocrati affamapopolo), potrà solo agire sul brevissimo periodo e non usufruire dei fattori rilevanti che consentono flessibilità.
Nel frattempo campagna elettorale permanente con Salvini, Meloni e il vecchio di Arcore che si compattano per un governo di centrodestra sovranista. La narrativa di Mr. Selfini sarà ancora più dura perché potrà raccontare che non gli hanno dato il tempo per rilanciare la crescita con flat tax, autonomie, cancellazione del codice degli appalti e prepensionamenti. Quando si tornerà a votare cercherà, da solo o in coalizione, il 50% + 1 dei seggi parlamentari. A quel punto potrà cogliere il bersaglio grosso evocato da B&B: l’Italexit.
Paese fottuto, stavolta definitivamente. No, questo governo di clown deve restare in piedi, fare la finanziaria, sottoporsi al giudizio del corpo elettorale e finire nella pattumiera della storia.
Ripeto: il bilancio per il 2020 devono approvarlo in Parlamento quelli che hanno garantito solennemente all’Unione Europea l’aumento automatico dell’IVA e 18 miliardi di privatizzazione (mai nemmeno iniziate). Gli elettori devono affacciarsi sul baratro dove hanno spinto il Paese con le lor ricette idrocefaloformi. Vogliamo vedere come riescono a cavarsela questi esimi statisti che un minuto dopo l’appello del premier a maggior collaborazione (e a cui i due vicepremier rispondono con “obbedisco”) si sbranano in pubblico sullo sblocca cantieri.
Solo così ce ne libereremo e potremo sostituirlo con qualcosa di nuovo (che non sia la minestra riscaldata del PD).