Si sa, si dice che uno dei problemi dell’Italia sia quello del costo del lavoro, troppo alto. Così che la parte produttiva del paese rimane soffocata, l’Italia non è competitiva col resto d’Europa, e gli investitori esteri ci scansano. Però poi c’è chi nota che il costo del lavoro, in termini nominali, non è poi così alto, se confrontato col resto d’Europa. Anzi, è pure tra i più bassi dell’Europa occidentale, e sotto la media dell’area Euro. Allora che dobbiamo concludere? Che chi accusa il costo del lavoro troppo alto in realtà sta solo cercando di scaricare tutti i problemi d’Italia sugli operai? Magari perché si diverte ad opprimerli e per sviare dai reali problemi per cui nessuno vuole investire in Italia: corruzione, inefficienza della giustizia, malavita…? Sia chiaro, quest’ultimi problemi sono veri, lungi da me lo sminuirli. Però questo non toglie che si debba cercare di analizzare il problema del costo a tutto tondo, che magari ci son altre variabili che meritano d’essere tenute di conto, tipo la produttività.
Quindi, se un dato è “quanto costa all’impresa un’ora di lavoro”, l’altro non potrà che essere “quanto si produce in quell’ora di lavoro”.
Quindi, solo cambiando la domanda da “in media quanti euro costa un’ora di lavoro?” a “su 100 Euro prodotti, in media quanto incide il costo del lavoro?” si vede che l’Italia si sposta da metà classifica fino in testa, ben al di sopra dei maggiori competitor europei e di tutto l’est Europa.
– Che s’ha da fare? Ridurre il costo del lavoro? Ridurre i salari? Non vedete che son bassi! Bisognerebbe alzarli invece! Ecco, anche qui, volete sempre metterlo in c… agli operai! – Calma, ridurre il costo del lavoro si può, senza per questo dover intaccare il reddito percepito dal lavoratore, basta ridurre il cuneo fiscale.
– Però c’è un’altra questione: perché la produttività è così bassa? Cos’è, che il tornitore italiano è più lento di quello tedesco? Che sciocchezza! Volete farci fare la fine di Lulù! – Anche qui, calma. La produttività qui sopra è una media, ed è quindi il risultato della composizione di molti fattori. Intanto dipende sì dall’efficenza produttiva, ma soprattutto da che tipo di attività si svolgono in quel paese: facile che laddove sono molto sviluppate attività estrattive, manifattura ad alto valore aggiunto, IT, finanza etc la produttività sia elevata. E per avere attività di questo tipo ci devono essere le condizioni ambientali giuste: istituzioni snelle, trasparenti e non corrotte, burocrazia semplice, giustizia efficace, infrastrutture e, soprattutto, capitale umano, ossia un sistema formativo funzionante e funzionale. E quindi scuola, ma anche un mercato del lavoro adeguato e che sappia ottimizzare il collocamento degli occupati, possibilmente spingendo verso l’alto le competenze della forza lavoro. E con questo si avrà anche una migliore selezione della classe dirigente, imprenditoriale e sindacale, meno propensa ad investire in connessioni politiche e più concentrata a far cose utili ed a farle bene.
Che tornando ai tornitori: quello di bulloni se la deve vedere col collega cinese, che chiedendo meno lo costringe a margini di guadagno da miseria, mentre il tornitore di turbine ad alto contenuto tecnologico non ha concorrenza, e si può permettere margini di guadagno più elevati, mentre chi ha avuto la pazienza di imparare a far di conto e programmare cose innovative puo ritagliarsi ancora di più. Quindi, ricordate, non è solo questione di quanto costa, ma quanto costa per far cosa.