Ultimamente sentiamo sempre più spesso parlare di inquinamento atmosferico, riduzione dell’impatto ambientale e impronta ecologica. Questi argomenti stanno assumendo sempre più rilevanza in ogni ambito: dalla politica, alla cura della casa. Lo scetticismo in merito a questi piccoli ma importanti cambiamenti non manca di certo. Infatti, negli ultimi anni sono state attuate diverse campagne di sensibilizzazione. Nel mondo dello sport, in particolare per quello che riguarda le corse automobilistiche, possiamo parlare un’importante presenza: la Formula E.
Nata come una versione elettrica della più famosa Formula 1, campionato di corse automobilistiche svolte su diversi circuiti in ogni parte del globo, la Formula E è pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle vetture elettriche.
L’idea iniziale nasce nel 2011, da una cena con Antonio Tajani e l’ex direttore della scuderia Ferrari Jean Todt e nel 2014 inizia la vera e propria stagione delle corse. Le autovetture monoposto sono completamente elettriche e progettate per essere sostenibili, infatti vengono ricaricate prima di ogni corsa tramite una colonnina che genera energia elettrica. Durante la stagione sportiva, poi, vengono assegnati dei punti alle vetture vincenti e ai loro team, punti che andranno a creare una classifica dei piloti e una classifica dei team, per l’assegnazione della vittoria a fine stagione. Per quest’anno, la nona stagione sta ripartendo in questo weekend con la prima tappa a Città del Messico dove Jake Dennis, pilota della monoposto Porsche Andretti, si è assicurato il primo posto.
Questa stagione prevede essere piena di novità e colpi di scena: a partire da un cambiamento apportato alle vetture, che adesso saranno di terza generazione e andranno ancora più veloce, si potranno superare i 300 Km/h (ma non nei circuiti cittadini, segno distintivo della competizione, per ovvi motivi di sicurezza). Le macchine possono viaggiare addirittura più veloci rispetto alle più note monoposto di Formula 1, il cui record di velocità è stato battuto dal 7 volte campione del mondo Lewis Hamilton, che in pista ha raggiunto i 264 Km/h. Queste, tuttavia, sono stime riguardanti le corse in pista: in termini assoluti, la velocità raggiungibile da una vettura da Formula E è inferiore rispetto a quella di una da Formula 1.
Ma d’altronde la velocità massima non è neanche un parametro così rilevante per valutare le prestazioni della macchina, che dipendono da molti fattori come l’aerodinamica e la potenza del motore, e la differenza la fa proprio l’accelerazione. Nonostante l’importante aumento di accelerazione rispetto alle precedenti generazioni, però, le vetture da Formula E hanno motori meno potenti (meno cavalli) e la loro accelerazione è comunque minore di quelle da Formula 1.
Stiamo parlando, in fondo, delle prime auto Formula a trazione integrale: di norma la trazione è anteriore o posteriore, ma qui ci sono due motori (davanti e dietro), rispettivamente uno da 250 kW e uno da 350 kW, e dietro non ci sono freni posteriori, perché il motore anteriore aggiuntivo funge anche da freno recuperando energia. Un motore da Formula E eroga 600 kW (appunto la somma dei motori da 250 e 350), mentre un’auto da Formula 1 con il classico motore endotermico a combustione eroga circa 800 kW (1000 cavalli). Le auto da Formula E godono pure della carbon footprint reduction (fibra di lino per carrozzeria invece che carbonio, perché compostabile) e montano delle gomme Hankook composte al 26% da materiali riciclati e interamente riciclabili dopo ogni gara.
Le vetture però scaricano a terra potenze diverse, perché, un po’ per il primo principio della termodinamica, un po’ per l’inerzia e l’attrito degli organi di trasmissione, mentre un motore a combustione “ultramoderno” usa il 40% dell’energia prodotta (perdendo il 60%) un motore “ultramoderno” elettrico da Formula E utilizza il 95% dell’energia prodotta. Contando che le auto hanno oggi prestazioni paragonabili, nel senso che accelerano in tempi simili (2,6 per la Formula 1 e 2,8 per la Formula E), ma la Formula E parte con quasi 200 kW in meno per normativa, si tratta di un passo notevole e rappresenta probabilmente il motivo per cui l’elettrico soppianterà il motore a scoppio.
Una tappa che merita di essere citata è quella del weekend del 15 e 16 luglio, dove le monoposto si sfideranno nella nostra capitale, che però non costituisce una nuova tappa: è infatti la quinta volta che Roma ospita l’evento e avrà un ruolo decisivo poiché costituirà i quarti di finale e la semifinale della stagione. La capitale, comunque, non è l’unico spiraglio di “italianità” della competizione di quest’anno, poiché Maserati sta tornando sempre di più nelle competizioni automobilistiche: dopo l’acquisto della scuderia Ferrari in Formula 1, adesso sbarca anche in Formula E con una propria scuderia con a bordo i piloti Max Gunthe ed Edoardo Mortara, già salito sul podio diverse volte (possiamo dunque avere alte aspettative).
A differenza delle stagioni precedenti, le gare non saranno a tempo ma i piloti dovranno completare un numero prestabilito di giri del circuito, come in Formula 1. Inoltre, è stato eliminato il fanboost per le numerose polemiche a riguardo: la pratica prevedeva un sondaggio che permetteva ai telespettatori di decidere 5 piloti che avrebbero beneficiato di 15 Kw/h di potenza. È stata sostituita con l’attack charge, dove i piloti devono obbligatoriamente effettuare un pit-stop, come in Formula 1, per ricaricare l’autovettura con 4 Kw/h di potenza.
Tornando a parlare di sostenibilità ambientale, la Formula E è diventata la prima competizione sportiva a raggiungere l’obiettivo di ridurre a zero l’impatto ambientale delle sue emissioni di carbonio, questo sin dalla stagione 1 della categoria full-electric. Il campionato ha investito in progetti certificati a livello internazionale per compensare le emissioni di sei stagioni di corse elettriche. La Formula E ha seguito tre passi fondamentali per ottenere un impatto zero in termini di emissioni: misurare efficacemente la produzione di carbonio, dando priorità alla riduzione delle emissioni e compensando le rimanenti emissioni inevitabili.
Le sue misure di riduzione delle emissioni vanno ricercate in tutto il suo “ecosistema”. Di grande importanza anche la collaborazione con DHL, compagnia di spedizioni che accompagnava nei diversi spostamenti tutti i team. Si predilige inoltre il trasporto tranviario rispetto a quello aereo.
Tutti questi piccoli ma importanti accorgimenti hanno portato la Formula E a diventare la prima e unica categoria del motorsport a ricevere la certificazione ISO 20121 di terze parti per eventi sostenibili. Ma quindi possiamo dire che la Formula E sta raggiungendo sempre più seguito? Sicuramente non siamo ai livelli della Formula 1, ma molti fan di quest’ultima tendono a seguire anche la versione elettrica. È sicuramente aiutata da questo nella sua scalata al successo, ma anche dalle location suggestive dei circuiti cittadini e dal fatto che seguirla dal vivo è molto più accessibile rispetto a molte altre gare nell’ambito del Motorsport.
Possiamo confermare che sta raggiungendo il suo obiettivo iniziale? Secondo i dati, negli ultimi dieci anni, la produzione di auto elettriche e ibride è cresciuta del 40%. Chiaramente non possiamo dare il merito riguardante una scelta così personale alla corsa automobilistica, ma ogni piccolo passo di sostenibilità, ci aiuta per ottenere un futuro migliore.
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