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Referendum Costituzionale: 10 buone ragioni per votare sì

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Di seguito ecco enumerate una serie di ragioni per cui votare sì al referendum costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari.

1- È un obbiettivo inseguito da quasi 40 anni (almeno dalla commissione Bozzi dell’83). Anche le ultime riforme costituzionali – quella del governo Berlusconi e da ultimo del governo Renzi – prevedevano una riduzione cospicua del numero dei parlamentari. Chi votò a favore allora, verosimilmente doveva essere d’accordo anche su questo punto (ma abbiamo il dubbio più che legittimo che grossa parte, allora come oggi, voti secondo criteri avulsi dal merito delle modifiche costituzionali).

2- Abbiamo troppi parlamentari. Con la riforma ci allineeremo al resto d’Europa. Eccezion fatta per il Regno Unito (che ha 700 deputati nella sola camera dei lord), in Europa deteniamo il primato di paese con il numero nettamente più alto di parlamentari (rispetto ad altri paesi comparabili al nostro per numero di abitanti). In Italia abbiamo un parlamentare ogni 64 mila abitanti; in Spagna ogni 76 mila; in Germania ogni 105 mila; in Francia ogni 70.000. 16 eletti per milione di abitanti contro i 9 della Francia, gli 8,7 della Germania, 7,8 della Spagna, 10, 4 del Regno Unito. In termini assoluti, su 192 nazioni, ci posizioniamo al terzo posto dopo la Cina e il Regno Unito. Tra l’altro, anche in Francia è in discussione un provvedimento per ridimensionare del 30% i componenti del parlamento.

3- Un parlamento con un numero eccessivo di deputati funziona male ed è inefficiente. Ha scritto Tito Boeri: “secondo i dati open polis riferiti alla scorsa legislatura, il 40% dei deputati e il 30% dei senatori ha disertato più di 1/3 delle votazioni; l’attività legislativa si è concentrata su poco più del 10% dei parlamentari che hanno ricoperto più di un ruolo. Molti di loro non sono mai stati promotori né relatori di un singolo provvedimento. Una qualsiasi azienda con simili livelli di produttività si troverebbe a procedere a un drastico piano di esuberi”.

4- È una riforma circoscritta. Gli ultimi due tentativi di riscrittura della costituzione sono stati bocciati sonoramente da parte delle popolazione. Erano riforme ampie, che stravolgevano la carta costituzionale. Da qui l’esigenza di riformare per singoli punti, in maniera chirurgica. La riforma ottempera a questa esigenza seguendo un approccio gradualista.

5- Non intacca la rappresentatività. A differenza di quel che sostengono gli alfieri del no, la riforma non pregiudica la rappresentativita del parlamento giacché essa non dipende dal numero dei parlamentari, ma dalla legge elettorale. Si riduce la rappresentanza, non la rappresentatività: allo stato attuale, sia i grandi che i piccoli partiti avranno una riduzione di parlamentari proporzionale.

6- Non è a rischio la democrazia e, al di là della retorica anti-casta, in sé ridurre i parlamentari non ha nulla di “populista”. Basti pensare che la riduzione del numero dei parlamentari era presente nel programma de l’Ulivo e che una proposta identica (!) è stata presentata da esponenti di spicco del PD, come Zanda e Finocchiaro (oggi, chissà perché, tutti schierati per il no). Nel corso del tempo, personaggi diversissimi fra loro come Nilde Iotti, Stefano Rodotà, De Mita, D’alema, Violante persino Einaudi in assemblea costituente, hanno propugnato la necessità di sfoltire un parlamento sovradimensionato. Populisti anche loro? Suvvia! La legge di revisione costituzionale oggetto del referendum in realtà è nata da una proposta, che i 5 stelle hanno successivamente fatto propria, avanzata da Quagliariello, parlamentare del centrodestra. Dalla riforma sono stati stralciati progetti, quelli sì eversivi, come l’abolizione del vincolo di mandato o il referendum propositivo.

7- È una riforma costituzionale che ha ottenuto una maggioranza bulgara: in ultima lettura 553 voti favorevoli, due astenuti e solo 14 contrari. Nessuno in quel momento obbiettò alcunché, forse per pavidità, o forse perché lo si considerava un provvedimento ineluttabile in ossequio al populismo imperante. Fatto sta che qualche parlamentare, nella fattispecie 71 senatori, ha raccolto le firme necessarie a indire il referendum confermativo. Fatta salva la buona fede di qualcuno, è legittimo il sospetto che la stragrande maggioranza dei parlamentari contrari – col senno di poi – lo sia unicamente perché teme di perdere il posto.

8- Aumenta la centralità del parlamento e l’accountability. Hanno scritto Tito Boeri e Roberto Perotti: “diminuendo il numero dei parlamentari è più facile monitorarne l’attività e assicurarsi che abbiano gli incentivi per partecipare alla vita dell’organo cui appartengono. Il problema delle assemblee troppo grandi è proprio che il singolo parlamentare si sente troppo insignificante per incidere, perde interesse a partecipare e riesce anche più facilmente a nascondersi e ad approfittare del lavoro degli altri”.

9- Aumenterà la qualità degli eletti. Un numero minore di parlamentari significa una maggiore qualità nella selezione partitica (anche se un ruolo dirimente lo riveste la presenza di collegi uninominali in luogo delle preferenze o delle liste bloccate). Se il numero di posti in lizza sono (molti) meno, questo è un incentivo per i partiti a selezionare candidati migliori. Viceversa, con un numero elevato di posti in palio, un partito tenderà, pur di riempire le liste, a optare per candidati purchessia in barba alla loro qualità. Secondo la teoria organizzativa, un’assemblea legislativa più snella opera tendenzialmente meglio di una ipertrofica, come ha ricordato Carlo Fusaro su Repubblica.

10- In caso di approvazione esso apre la strada ad altre riforme indifferibili, come la modifica dei regolamenti parlamentari, delle commissioni, dei collegi elettorali e probabilmente, in un futuro prossimo, del bicameralismo paritetico (verso un monocameralismo?). Anche intervenire sugli emolumenti dei parlamentari è ormai divenuto improcrastinabile. Le argomentazioni dei fautori del no sono speciose o inconsistenti. Su un punto, tuttavia, hanno pienamente ragione, quando sostengono che il risparmio dei costi è una ragione risibile e demagogica e che se la si mette su questo piano si sarebbe risparmiato molto di più dimezzando gli emolumenti dei parlamentari (come aveva promesso di fare, per decreto, di Maio una volta arrivato al governo…). Ma una cosa non esclude l’altra. Gli stipendi dei parlamentari italiani sono senza eguali al mondo (12,439 netti al mese a cui vanno aggiunte tutte le altre varie voci). Dal 1966 al 2006, scrive sempre Boeri, sono più che sestuplicati. Sarebbe ora di intervenire anche su questa anomalia.

4 comments

Vittorio Quagliata 05/09/2020 at 14:02

1- FALSO- Nessuna delle riforme proposte negli ultimi quarant’anni ha mai previsto un taglio lineare dei parlamentari. TUTTE le proposte, a cominciare da quelle della Commissione Bozzi, inserivano la riduzione come conseguenza del superamento del bicameralismo perfetto.
2- FALSO- vedi foto.
3- Siamo alle solite- lavorano poco, lavorano male, quindi riduciamoli! Ma, se lavorano in 80, allora ne bastano molti di meno dei seicento post-riforma.
4- Non è vero. Altrimenti, chi l’ha voluta avrebbe già presentato queste fantomatiche “ulteriori” modifiche.
5- Apprezzo lo sforzo, almeno non tenta di dimostrare che la rappresentatività AUMENTA perché aumenta il numero dei cittadini rappresentati dal singolo parlamentare.
6- Perfetto! Ringraziamo la nostra buona stella, allora, poteva andare peggio!
7- Non capisco che diamine di motivo sarebbe! Siccome in parlamento erano tutti d’accordo, allora accettiamolo e taciamo! Ma i parlamentari, fino a venti righe sopra, non erano al 90% degli imbelli nullafacenti?
8- Idem come sopra, al punto 3- Se è così, allora riduciamoli a un decimo degli attuali.
9- No- il minor numero di eletti FACILITERÀ il lavoro delle segreterie che si potranno concentrare sui pochi posti disponibili in ogni collegio, senza necessità di reperire nomi inutile, giusto per riempire le liste. È inutile (ed intellettualmente scorretto) magnificare gli effetti del collegio uninominale, in un momento politico in cui il sistema elettorale maggioritario é sparito dal dibattito.
10- Vale quanto detto sopra al punto 4. Dove sono tutte queste proposte di modifica? Soprattutto, dov’è la proposta per l’adeguamento degli emolumenti?

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Aldo Mariconda - Venezia 06/09/2020 at 11:08

Non mi convince. Credo che il Parlamento sia critico causa il bi-cameralismo perfetto e il mofdo in cui vengono seleziionati i candidati, non in base a esperienze e a curricula seri ma prevalentemente perché cooptati dal capo partito più per fedeltà che competenza. Con la partitocrazia vi era, pur con tutti i difetti che aveva, già una migliore selezione, veramente caduta in basso dopo marzo 2018. Così come è oggi, il fatto di avere un taglio dei parlamentari credo cambi poco, al di là del risparmio, peraltro non elevato, dei costi. Quindi potrebbe avere un senso votare SIU.
Tuttavia, andrebbe fatta una riforma diversa, abolire il bi-cameralismo perfetto riducendo solo così il numero dei parlamentari, o abiolendo il senato o dandogli diverse funzioni, come forse voleva Renzi con il Senato dele Regioni.
Quindi, il referendum rischia di essere ingannevile, scatenare il rancore degli italiani contri ke istituzioni, ponendo un interrogativo ingannevle e deviante. Non è benaltrismo, ma sono portato a votare NO.

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Francesco 11/09/2020 at 13:56

Essere realistici e’ essenziale.A chi dice che cala democrazia e rappresentanza..cioe’ che se ora ad eleggere 1 parlamentare sono 100 mila elettori…con la riforma approvnte il taglio…saranno 150mila….rispondo… Le ultime 4 elezioni dimostrano dati alla mano che oltre il 40%degli elettori si astiene..non va a votare.oltre..il 10% di chi va poi vota nulla o bianca…semplifico…a parita di astensione ora i votanti per eletto sono 50 su 100…poi saranno..75 su 150…

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gossipornot.Referendum sul taglio dei parlamentari: cosa sapere - GossipToday 18/09/2020 at 10:52

[…] sostiene il Sì anzitutto, ritiene che l'Italia troppi parlamentari rispetto ad altri grandi paesi: tagliandoli, […]

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